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Il futuro della Posta ha un prezzo

Ulteriori ristrutturazioni: la Posta vede solo così un futuro nel mercato liberalizzato Keystone Archive

La Posta annuncia ulteriori ristrutturazioni. Secondo i sindacati il progetto costerà ulteriori 1500 posti di lavoro.

La direzione del «gigante giallo» vuole limitare i danni rinegoziando il contratto collettivo, ma non esclude ulteriori licenziamenti.

Per garantire il suo futuro, la Posta si vede costretta a rinnovarsi in continuazione, adattando rapidamente le proprie strutture e le condizioni d’impiego del personale.

Tra i numerosi provvedimenti che il «gigante giallo» adotterà nei prossimi anni per restare competitivo, vi è anche un’ulteriore riduzione del personale.

L’apertura dei mercati, il diverso atteggiamento della clientela e l’evoluzione tecnica provocheranno in futuro un inevitabile calo dei volumi trattati, precisa la Posta: è impossibile evitare una riduzione degli effettivi, si potrà tutt’al più porvi un freno.

Discrezione psicologica

Nella conferenza stampa di mercoledì, la direzione non ha indicato delle cifre esatte sul ridimensionamento del personale. Il direttore generale Ulrich Gygi ha ventilato una cifra vaga: «Poco più di un migliaio».

I tagli – questo è quel che è trapelato – interverranno nell’ambito delle lettere, della logistica, dei trasporti e della rete degli uffici postali.

Saranno per contro creati nuovi impieghi nei settori finanziari, nell’ambito dei servizi postali interni alle imprese (Mailsource) e negli invii internazionali.

Ma Giorgio Pardini, vicepresidente del Sindacato della comunicazione, organizzazione che raccoglie il personale della Posta, osa quantificare il nuovo sacrificio: «Seguendo i piani presentati, saranno circa 1’500 gli ulteriori licenziamenti».

Unendo quanto già tagliato con il programma «Rema», che ha riorganizzato i centri di smistamento delle lettere, si arriverebbe dunque a oltre 4’000 licenziamenti in pochi anni su un organico di 56’000 dipendenti.

«Perche la direzione non comunica la cifra esatta? Si tratta di una scelta psicologica da parte della direzione», afferma Pardini a caldo.

Nuovi contratti

La Posta intende comunque limitare i danni (anche di immagine) appellandosi alle parti sociali.

Il «gigante giallo» prevede infatti di rinegoziare con i sindacati i contratti collettivi di lavoro attuali: se le trattative andranno a buon fine, le nuove convenzioni potranno già entrare in vigore dall’inizio dell’anno prossimo. Si parla di flessibilità e di tagli alle indennità.

Dunque, analogamente al settore della stampa scritta, anche la Posta cerca di abbassare la massa salariale per contenere i costi aziendali. Ma i sindacati ribattono: «Gli impiegati guadagnano in media 5’100 franchi, dunque quanto un muratore. Non si può affermare che ci sia uno svantaggio rispetto ai concorrenti».

Il problema principale, secondo il sindacalista Pardini, è che «La Posta, ancora dominatrice del mercato, non è riuscita a proporre idee innovative per compensare la perdita di fette di mercato. Il management non brilla per lungimiranza». Piuttosto ci si limita ad una razionalizzazione dell’offerta corrente.

Responsabilità sociale

In ogni caso – ha affermato la direzione a Berna – la Posta assumerà la propria responsabilità sociale: «Verranno infatti adottate le opportune misure di accompagnamento».

La proposta di rinegoziare a fondo la convenzione collettiva non provoca grandi preoccupazioni all’Unione sindacale svizzera (USS), la più importante organizzazione nazionale dei lavoratori. Alla centrale di Zurigo, si confida nella disponibilità della direzione dell’azienda per trovare un accordo fra parti.

«L’annuncio della Posta di voler ritrattare i contratti collettivi non basta ancora ad affermare che la pace sociale del Paese sia in pericolo», afferma il portavoce dell’USS, Pietro Cavadini.

Piuttosto l’appello ai partner sociali indica la volontà di continuare su una via elvetica del consenso in una fase di ridefinizione del mandato del ex-monopolista.

Accordo definitivo

Per Cavadini, il contratto collettivo resta lo strumento principe per garantire le basi per la prosperità di un’azienda.

«La Posta si trova certamente sotto pressione, perché i concorrenti non si attengono attualmente a dei contratti collettivi. Ma anche questi operatori dimostrano di aver capito l’importanza della certezza contrattuale e intendono colmare la lacuna».

swissinfo e agenzie

La Posta conta attualmente 56’000 impiegati
Giornalmente si smistano e consegnano 17 milioni di lettere e 500’000 pacchi
826 milioni di pagamenti l’anno agli sportelli o via internet
2921 gli uffici postali sul territorio
6,2 miliardi di franchi la cifra d’affari

La Posta è un’azienda autonoma di diritto pubblico di proprietà della Confederazione.

L’autonomia di gestione è stata varata dal parlamento nel 1998.
Il governo definisce gli obbiettivi strategici, ma non interviene nella gestione interna dell’azienda.

Negli ultimi anni il monopolio dei servizi postali è stato più volte abbassato, permettendo alla concorrenza di allargare il proprio terreno di conquista.

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