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Il futuro delle Officine riparte su binari più solidi

C'è voluta tutta l'abilità di Franz Steinegger, mediatore, per continuare a negoziare sul futuro delle Officine di Bellinzona. Keystone

Dopo lunghe ore di trattative e dopo aver sfiorato il deragliamento, il secondo incontro della tavola rotonda per salvare le Officine di Bellinzona, ha permesso alle due delegazioni di ripartire su binari più sicuri e più solidi.

A Lucerna la riunione era iniziata sotto un cielo minaccioso. Il giorno precedente, infatti, il comitato di sciopero aveva comunicato a chiare lettere che gli operai sarebbero stati disposti a riprendere la lotta, se sul fronte delle trattative la situazione non si fosse sbloccata.

E la rottura delle trattative, in effetti, è stata sfiorata in due occasioni, rischiando di portare tutto su un binario morto.

Poi ecco la svolta risolutiva che amplia le garanzie rivendicate dai lavoratori e in parte conferma quanto già deciso nel primo incontro: il ritiro definitivo del piano di ristrutturazione delle Ferrovie federali svizzere (FFS) nel settore cargo; l’annullamento di ogni accordo con potenziali investitori privati e la creazione di un gruppo di lavoro misto per migliorare la competitività delle Officine nel settore locomotive e carri entro il 2010, grazie anche a un investimento 10 milioni di franchi.

Le FFS dovranno infine presentare alla tavola rotonda la strategia a lungo termine per il settore carri.

Un paziente lavoro di mediazione

In una sala al piano terra del Museo dei Trasporti di Lucerna, tra le grida divertite delle scolaresche in visita e i volti stupiti dei bambini, il mediatore Franz Steinegger era tornato a prendere il bandolo dell’intricata matassa, nel tentativo di sciogliere i nodi. E all’inizio del secondo incontro, le posizioni di FFS Cargo e dei rappresentanti dei lavoratori sembravano ancora distanti, allontanate da un clima di reciproca sfiducia.

Il Comitato di sciopero – accompagnato dagli economisti Christian Marazzi e Roman Rudel in veste di esperti di parte – era infatti giunto a Lucerna con spirito combattivo e con parole dal sapore ultimativo. La prima interruzione, tre le 14.30 e le 15, aveva del resto raggelato le speranze di continuare un dialogo sofferto, già in partenza.

Il paziente e ostinato lavoro di mediazione unito alla ferma volontà di trovare soluzioni praticabili per garantire il futuro delle Officine, hanno finalmente avuto la meglio su rassegnazione, desistenza e resistenza. Uno dei primi ad uscire dalla sala riunioni dopo il sospirato accordo, è stato il presidente del Consiglio di Stato ticinese Marco Borradori.

“Oggi è stata una giornata positiva. In un ritrovato clima di tranquillità – commenta Borradori a swissinfo – si può ragionevolmente guardare avanti. Tanto più che le cifre analizzate dagli esperti confermano che la situazione finanziaria delle Officine è sana. Il ritorno alla completa fiducia tra le parti sarà lento, ma sicuramente graduale. Quel che conta è che il filo del dialogo non solo non è stato interrotto, ma si è fatto più solido”.

Determinazione e vigilanza

Soddisfazione anche da parte dei sindacati e delle maestranze. “Se siamo riusciti ad ottenere questo risultato – ci dice Matteo Pronzini, sindacalista di Unia – è grazie alla continua pressione che i lavoratori e l’opinione pubblica hanno mantenuto sulle FFS. L’annullamento delle lettere di intenti con i privati, l’investimento di 10 milioni di franchi e le altre misure a favore delle Officine, sono il frutto dello sciopero e della lotta”.

Anche se le trattative sono ripartite sul binario giusto e nella direzione auspicata, maestranze e sindacati seguiranno con estrema attenzione gli sviluppi. “Vogliamo tenere sotto controllo la direzione delle FFS. Non abbiamo fiducia in questi dirigenti. Perché hanno fatto solo disastri economici e perché volevano chiudere Bellinzona. Resteremo vigili, perché siamo certi che torneranno alla carica. Ma noi saremo pronti. Con tutti i lavoratori. Uniti”.

“È vero, i negoziati – ha spiegato swissinfo il direttore di FFS Cargo Nicolas Perrin – sono stati a tratti difficili, ma nel frattempo e dopo complessivamente 43 ore, siamo quasi diventati una famiglia”. Parole concilianti, da parte del direttore di Cargo, che non nasconde però le preoccupazioni.

“La sfida più importante per le Officine di Bellinzona è certamente la competitività, ma il rischio di perdere il volume dei mandati – osserva Perrin – è abbastanza elevato. Ora con il nuovo gruppo di lavoro misto dovremo cercare di trovare le migliori soluzioni entro il 2010”. Un orizzonte temporale tutto sommato breve in un settore dove la concorrenza internazionale è molto agguerrita.

“La nostra priorità – sottolinea Perrin – sarà quella di garantire la capacità concorrenziale di Bellinzona, in cui si innesta anche l’impatto del livello dei salari, mediamente più alti del 20% rispetto al settore privato. Si tratta di un punto sensibile. Ma ciò che comunque conta, in questa fase, è la volontà di lavorare insieme”.

Il cammino è ancora lungo

Determinato, caparbio, di poche parole, Franz Steinegger intasca per la seconda volta un altro passo avanti. “Le discussioni – racconta a swissinfo – sono state dure, perché la questione della fiducia tra le parti non è del tutto risolta. Alla fine siamo però riusciti a trovare una soluzione”.

Il mediatore ha nuovamente ribadito che le Officine di Bellinzona – in alcun modo responsabili del dissesto finanziario di FFS Cargo – hanno un futuro. “Dal profilo geografico sono in una posizione strategicamente interessante, ma occorre garantire la capacità concorrenziale sfruttando tutti i possibili margini di miglioramento”.

Franz Steinegger, abituato ai rigori della montagna, è consapevole delle difficoltà che si delineano all’orizzonte. “Le trattative sono state difficili. E proprio perché sono complesse, richiedono tempi lunghi, pause di riflessione, attente valutazioni”. Ma, chiediamo, il peggio non è forse alle spalle? “Direi di no. Sarà tutto più difficile quando il confronto si svilupperà sul terreno della concretezza”.

swissinfo, Françoise Gehring, Lucerna

I partecipanti alla seconda tornata della tavola rotonda – voluta dal consigliere federale Moritz Leuenberger per trovare una soluzione sul futuro delle Officine Cargo di Bellinzona – erano complessivamente una trentina.

Dall’esame finanziario dei due gruppi di lavoro, che hanno avuto due settimane di tempo per valutare i conti, è emerso che le Offcine di Bellinzona non hanno in nessun caso contribuito al deficit di FFS Cargo.

Sulla base dei risultati d’esercizio 2007 risulta inoltre che il mantenimento della competitività e della redditività a medio termine richiede misure di ristrutturazione, sia nel settore manutenzione delle locomotive, sia in quello dei carri.

A lungo termine non ci saranno più di tre compagnie attive nel trasporto merci in Europa. E Cargo non farà parte di queste se non trova delle alleanze strategiche e operative. È quanto ha dichiarato ai microfoni della radio svizzera tedesca il direttore di FFS Cargo Nicolas Perrin.

In un mercato fortemente liberalizzato sulla rete europea, dove i costi di gestione del traffico merci sono molto elevati e i margini di manovra molto esigui, la sopravvivenza di FFS Cargo dipende dalle sinergie che si sapranno trovare con partner forti e solidi. Per giocare un ruolo centrale sull’asse nord-sud, l’accesso alle reti ferroviarie è necessario.

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