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Il governo rilancia il nucleare

Le torri di raffreddamento delle centrali nucleari continueranno a far parte del paesaggio elvetico Keystone

In vista della prevista penuria energetica futura, la Svizzera non può fare a meno dell'energia nucleare. Secondo il governo, più accenti sulle energie rinnovabili e una migliore efficienza non basteranno.

Sostenuta dalle imprese elettriche e dai partiti borghesi, la scelta in favore dell’atomo viene aspramente criticata dagli ambienti di sinistra e dagli ecologisti.

Al termine di intense discussioni, il Consiglio federale ha deciso di imprimere una nuova direzione alla politica energetica del paese, ha precisato il ministro dell’ambiente Moritz Leuenberger.

“Non possiamo più continuare come ora, altrimenti marciamo direttamente verso problemi di approvvigionamento”, ha esclamato.

Tre pilastri

La nuova strategia si basa su tre pilastri: efficienza, energie rinnovabili e impianti a grande potenza, ha precisato il ministro. È inoltre previsto un rafforzamento della cooperazione internazionale.

Il Consiglio federale dà la priorità al miglioramento dell’efficienza energetica e all’utilizzo parsimonioso della risorse. Questa razionalità permetterà di risparmiare sui costi, di migliorare la competitività dell’economia e di dare impulsi alle nuove tecnologie, ha aggiunto Leuenberger.

Per quanto riguarda le energie rinnovabili, il governo punta sul potenziamento delle forze idriche, che dovranno diventare il vettore energetico indigeno e rinnovabile più importante per l’approvvigionamento elettrico.

La quota delle altre energie rinnovabili dovrà essere aumentata in modo tale da raggiungere un mix energetico diversificato e redditizio, sia nel settore dell’elettricità che in quello dei riscaldamenti e della mobilità.

Impossibile senza nucleare

Tuttavia, questi provvedimenti da soli non impediranno una sicura mancanza di elettricità nel 2020, che non potrà essere colmata facendo capo alle tecnologie convenzionali.

“Il governo ritiene necessaria la costruzione di nuove centrali nucleari”, ha dunque sottolineato Leuenberger. Al proposito, il Consiglio federale desidera anche esaminare se le procedure di autorizzazione per nuove centrali nucleari possano essere accorciate (attualmente tali procedure durano fino a 20 anni).

Il ministro dell’energia ha tuttavia escluso che una nuova centrale atomica potrà essere allacciata alla rete elettrica prima del 2020. Perciò, quale soluzione transitoria, il governo propone la realizzazione di centrali a gas a ciclo combinato. Queste centrali dovranno compensare interamente le loro emissioni di CO2.

Misure concrete

Il Dipartimento federale dell’energia (DATEC) è ora stato incaricato di elaborare, entro la fine dell’anno, dei piani d’azione corredati da misure concrete.

Leuenberger pensa a tasse d’incentivazione, a standard ecologici (minergie) per gli immobili e gli apparecchi, nonché a un sistema bonus-malus per l’importazione di automobili e motocicli.

Ci sarà anche un ventaglio di proposte per la promozione delle energie rinnovabili. Si pensa al riscaldamento a base di truciolato, alla biomassa e ad incentivi fiscali per lo sfruttamento dell’energia solare ed eolica. Obiettivo: ridurre, entro il 2035, dal 30% al 50% il consumo di carburanti e combustibili.

Mancanza di coraggio o realismo?

La strategia energetica elaborata dal governo suscita reazioni contrastanti. Al Consiglio federale manca il coraggio di condurre una politica energetica e climatica sostenibile, lamenta Greenpeace Svizzera. Berna “continua la politica di grandi consumi e di sprechi energetici, responsabile del mutamento climatico”, commenta l’organizzazione ecologista.

Di parere opposto il Forum svizzero dell’energia, secondo il quale il governo dà prova di “senso della realtà e della volontà di attivarsi per garantire l’approvvigionamento energetico”.

Soddisfatta della decisione governativa anche Swisselectric, secondo cui le aziende possono ora avviare progetti per la realizzazione di nuove centrali nucleari.

Partiti divisi

Sul fronte dei partiti, soddisfazione è espressa dall’Unione democratica di centro (UDC). Il presidente Ueli Maurer ha dichiarato che si tratta di “una decisione accorta, che tiene conto della realtà”.

Il Partito liberale radicale (PLR) saluta lo “sforzo” del Consiglio federale per l’efficienza energetica, le energie rinnovabili e la sostituzione degli attuali impianti atomici. Il PLR annuncia tuttavia che combatterà la costruzione di grandi centrali a gas e sosterrà invece quella di centrali nucleari.

Poco entusiasta sulle centrali a gas anche il Partito popolare democratico (PPD), che giudica la soluzione transitoria “appena, appena accettabile”, mentre considera la sostituzione delle centrali nucleari esistenti come “un’opzione”.

Apprezzamento moderato da parte del Partito socialista svizzero (PS), “soddisfatto che il Consiglio federale abbia dato la priorità all’efficienza energetica e alle energie rinnovabili”. Il PS è però tutt’altro che felice riguardo alla questione nucleare. “Ma il mercato favorirà le energie rinnovabili e la costruzione di centrali atomiche risulterà presto superata”.

Duri i toni dei Verdi, per i quali la strategia governativa è troppo “titubante” e “sbagliata” su punti principali. Il partito ecologista rileva che la decisione è “completamente in contraddizione con una politica energetica sostenibile”.

swissinfo e agenzie

La Svizzera dispone di 5 centrali nucleari: Beznau I e II (nel canton Argovia, entrate in funzione nel 1969 e 1972), Mühleberg (Berna, 1972), Gösgen (Soletta, 1978) e Leibstadt (Argovia, 1984).

La percentuale di energia atomica nella produzione totale svizzera di elettricità è del 38% in media annuale (inverno: fino al 45%). Media annuale in Europa: 33%.

In base alla nuova legge sull’energia nucleare, entrata in vigore il 1.febbraio del 2005, i progetti di nuove centrali nucleari sottostanno al referendum facoltativo.

Sedici dei 27 Stati dell’Unione europea (UE) producono energia nucleare. Un mese fa, la Commissione europea ha pure sottolineato il ruolo dell’atomo per ridurre la dipendenza energetica dell’Europa nei confronti della Russia e lottare contro l’inquinamento atmosferico.

La Francia, con i suoi 59 reattori, è la principale produttrice di energia nucleare dell’UE. In compagnia della Gran Bretagna (21 reattori), ha già annunciato la costruzione di nuove unità.

In Germania (17), il governo Schröder aveva deciso di smantellare le centrali entro il 2021. L’attuale coalizione di Angela Merkel sta riflettendo sulla possibilità di posticipare la scadenza.

In seguito ad un referendum popolare nel 1987 (l’anno successivo all’incidente di Chernobyl), l’Italia aveva deciso di rinunciare allo sfruttamento dell’energia prodotta dalle 4 centrali di cui disponeva.

Austria, Estonia, Lettonia, Polonia, Portogallo, Malta, Cipro, Lussemburgo, Irlanda, Danimarca e Grecia non dispongono di centrali nucleari sul loro territorio.

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