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Il governo sorpreso dal deterioramento della crisi

Keystone

Il crollo dei mercati finanziari e il congelamento dei prestiti interbancari hanno costretto anche le autorità svizzere a correre urgentemente ai ripari: 68 miliardi di franchi vengono messi sul tavolo per aiutare l'UBS. Un piano di salvataggio accolto positivamente, ma che solleva anche alcune critiche.

Dopo il G7, il Fondo monetario internazionale e l’Unione europea, anche la Confederazione ha finalmente varato il suo piano d’intervento per sostenere il settore bancario, confrontato nelle ultime settimane ad una crisi senza precedenti da oltre mezzo secolo.

Fino a pochi giorni fa, mentre gli altri paesi industrializzati moltiplicavano gli interventi per spegnere gli incendi, in Svizzera la situazione sembrava relativamente sotto controllo. “La piazza finanziaria elvetica è solida e non sono quindi necessari aiuti statali”, “le banche svizzere hanno già fatto pulizia nei loro conti e sono ora meno toccate dalla crisi”, avevano ribadito a più riprese diversi responsabili politici ed economici svizzeri.

Nel corso di questa settimana, le autorità sono state costrette a rivedere bruscamente la loro posizione e ad adottare a loro volta un pacchetto di misure per sostenere l’UBS, che figura in Europa tra le banche più coinvolte nella crisi americana dei mutui ipotecari.

La Confederazione concederà un prestito di 6 miliardi di franchi per rafforzare la base di fondi propri della grande banca, mentre la Banca nazionale svizzera (BNS) verserà 54 miliardi di dollari (62 miliardi di franchi) per permettere all’UBS di trasferire in un fondo speciale i titoli illiquidi generati dalla crisi dei mutui.

Rapidità della crisi sorprendente

“Queste misure sono state rese indispensabili dall’impeto con cui la crisi si è estesa anche in Europa”, ha spiegato la ministra delle finanze supplente Eveline Widmer Schlumpf, nel corso della conferenza stampa tenuta giovedì a Berna dai rappresentanti del governo e della BNS.

“Non siamo sorpresi dall’andamento dei mercati finanziari delle ultime settimane. Siamo stati però sorpresi dalla rapidità con la quale la crisi si è deteriorata”, ha ammesso Pascal Couchepin. Il presidente della Confederazione ha respinto categoricamente ogni paragone con gli aiuti concessi nel 2001 dalla Confederazione alla Swissair, che non avevano potuto evitare il tracollo della compagnia aerea elvetica.

Non si tratta di “salvare l’UBS, ma di offrirle la liquidità necessaria per continuare ad operare, dal momento che i canali di rifinanziamento delle banche sono bloccati dai timori suscitati dalla crisi”, ha affermato Couchepin.

Porte chiuse per l’UBS

A chiedere aiuto allo Stato sono stati gli stessi dirigenti della grande banca. Mentre il Credit Suisse, l’altra grande banca elvetica, è riuscito proprio in questi giorni a rafforzare di 10 miliardi la propria base di capitale patrimoniale, vendendo azioni ad investitori privati, l’UBS si è trovata di fronte a porte chiuse nella sua ricerca di fondi sui mercati finanziari.

“La piazza bancaria svizzera rimane molto solida rispetto a quanto si denota in altri paesi”, ha spiegato Eugen Haltiner, presidente della Commissione federale delle banche. “Ma l’UBS ha subito un forte calo di fiducia negli ultimi tempi: nonostante gli ammortamenti operati dall’inizio dell’anno, la grande banca rimane gravata da ingenti posizioni illiquide. I conti di esercizio non sono stati convincenti e vi è stato quindi un forte deflusso di capitali.

Secondo Haltiner, senza un intervento della Confederazione, le due grandi banche svizzere rischiano inoltre di vedersi discriminate sui mercati internazionali dei capitali. Grazie ai piani di salvataggio varati da diversi governi negli ultimi giorni, le principali banche concorrenti possono infatti far valere garanzie statali per ritrovare la fiducia degli investitori.

Un buon investimento

Anche per Jean-Pierre Roth, presidente della BNS, attualmente l’UBS è confrontata più che altro ad un grande problema di fiducia. “L’intervento della BNS permetterà alla grande banca di liberarsi dai 60 miliardi di posizioni illiquide accumulate negli ultimi anni e di compensare il deflusso di capitali”.

La BNS è incaricata di vegliare alla stabilità della piazza finanziaria svizzera, ha rammentato Roth, affermando che questo intervento eccezionale non costituisce in alcun modo un “regalo” all’UBS. Il presidente della banca centrale elvetica si è detto convinto che la BNS potrà recuperare tra alcuni anni la quasi totalità dei fondi messi a disposizione, dopo aver eliminato i prodotti tossici, detenuti finora dall’UBS.

“L’UBS ha un bisogno urgente di liquidità, mentre la BNS dispone di molto tempo. Ci siamo per l’eternità. Non ci troviamo sotto pressione, possiamo tenere queste posizioni illiquide in attesa di una ripresa dei mercati”, ha indicato Roth.

Ottimista anche Eveline Widmer-Schlumpf, per la quale la Confederazione spera addirittura di conseguire tra alcuni anni un utile dal credito concesso all’UBS: grazie ad un tasso d’interesse del 12,5%, il prestito frutterà 700 milioni di franchi all’anno alle casse statali. La quota di capitale ripresa dallo Stato potrà inoltre venir rivenduta tra alcuni anni con profitto, quando le quotazioni della grande banca avranno ripreso quota.

Critiche della sinistra

L’ottimismo delle autorità non viene tuttavia condiviso da tutti. Secondo Manuel Amman, docente di economia all’Università di San Gallo, con questa operazione “si trasferiscono alla collettività dei rischi assunti dall’UBS”. L’intervento dello Stato potrebbe inoltre “far aumentare l’insicurezza della clientela”.

Mentre la maggior parte dei partiti svizzeri accolgono favorevolmente il piano della Confederazione, pesanti critiche sono state formulate dalla sinistra e dai Verdi, che chiedono una sessione straordinaria del parlamento per discutere della crisi finanziaria.

“Questo piano sembra essere stato confezionato dai vertici dell’UBS”, ha dichiarato Christian Levrat, presidente del Partito socialista, per il quale è inammissibile che il governo si limiti a mettere a disposizione dei soldi, senza imporre un maggior controllo alle attività della banca”.

“Perfino il governo americano ha preso in mano il controllo di alcune banche coinvolte nella crisi dei mutui. Non vediamo perché la Confederazione voglia assumersi soltanto dei rischi, rinunciando ad esercitare i propri diritti di azionista”.

swissinfo, Armando Mombelli

Nelle ultime due settimane, i paesi europei, Stati uniti e Giappone hanno annunciato piani di salvataggio del settore finanziario per circa 3’000 miliardi di euro.

Il governo americano ha liberato complessivamente 1’000 miliardi di dollari per sostenere le banche colpite dalla crisi dei mutui e aiutare i proprietari di case diventati insolventi.

La Gran Bretagna ha varato un piano di rifinanziamento delle banche da 200 miliardi di sterline.

La Germania ha messo in campo un pacchetto complessivo di 500 miliardi di euro, di cui potranno beneficiare, oltre alle banche, anche assicurazioni e fondi pensione.

La Francia ha liberato 360 miliardi di euro complessivi per garantire eventuali ricapitalizzazioni di istituti di credito.

Il governo spagnolo ha annunciato che garantirà i prestiti interbancari fino ad un massimo di 100 miliardi di euro per il 2008.

Le autorità austriache hanno varato un piano anticrisi da 100 miliardi di euro, offrendo garanzie su prestiti interbancari fino a un massimo di 85 miliardi.

Anche la Russia e il Giappone hanno stanziato oltre 100 miliardi di euro per sostenere il settore finanziario dopo il crollo delle borse.

Il governo elvetico e la Banca nazionale svizzera hanno annunciato giovedì un piano di aiuto in favore dell’UBS, che ha accumulato titoli illiquidi per 60 miliardi di franchi in seguito alla crisi americana dei mutui ipotecari.

La Confederazione rafforzerà la base di fondi propri dell’UBS, sottoscrivendo un prestito di 6 miliardi di franchi convertibili in azioni. Lo Stato deterrebbe così il 9,3% del capitale azionario della grande banca.

Questo importo sarà prelevato dalla Tesoreria della Confederazione e non graverà sul bilancio delle casse federali. Il credito dovrebbe fruttare oltre 700 milioni di franchi all’anno alla Confederazione, grazie ad un tasso d’interesse del 12,5%.

La Banca nazionale svizzera metterà a disposizione 54 miliardi di dollari (62 miliardi di franchi) per permettere all’UBS di trasferire in una società veicolo gli attivi illiquidi, sgravandosi dei prodotti “tossici” detenuti finora.

Questo fondo viene finanziato con l’assunzione di dollari USA presso la Federal Reserve e prestiti contratti sul mercato.

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