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Il grounding della Swissair non era necessario

La mattina del 3 ottobre 2001 il sole sorge ancora, ma Swissair, bloccata a terra, tramonta Keystone Archive

Non c'era motivo perché la flotta Swissair rimanesse a terra. La liquidità necessaria a volare era disponibile.

Il rapporto della fiduciaria Ernst & Young è uno schiaffo morale ai dirigenti dell’ex compagnia aera di bandiera.

Due ottobre 2001: la Svizzera è sotto choc, qualcuno ha spezzato le ali di Swissair. Le immagini della flotta bloccata a terra fanno il giro del mondo e una nuova parola serpeggia sulle labbra della popolazione: grounding.

A più di un anno di distanza resta il sospetto che si sia trattato di un dramma inutile. Questo almeno è quanto si può dedurre dal rapporto stilato dalla Ernst & Young sulla gestione Swissair. Se i responsabili dell’azienda avessero agito in modo più professionale, si sarebbero potuti liberare circa 123 milioni di franchi, sufficienti a far decollare i veivoli della compagnia aerea nazionale.

Una gestione incompetente, fatta di verità nascoste

Swissair Group ha nascosto la sua situazione finanziaria reale nei due anni precedenti al naufragio. Secondo il rapporto sulle responsabilità presentato oggi a Zurigo, i conti del 1999 e del 2000 non riflettevano la realtà economica e finanziaria. Inoltre l’attuazione della strategia d’espansione non era in linea con quella preconizzata.

I vertici hanno completamente sottovalutato i costi della strategia d’espansione forzata, ha affermato Ancillo Canepa, partner di Ernst & Young, la società di revisione contabile incaricata dal commissario del concordato Karl Wüthrich di indagare sulle responsabilità della dirigenza del gruppo aereo.

Decisivo il no popolare allo Spazio economico europeo

Gli esperti incaricati dell’indagine hanno rilevato discrepanze tra la strategia d’espansione e la sua applicazione da parte del management. Messa di fronte al no popolare allo Spazio economico europeo, la Swissair aveva elaborato un piano per accedere comunque al mercato europeo e riempire meglio i propri voli intercontinentali.

L’idea era di avviare cooperazioni e acquistare partecipazioni di modesta entità (10-30%) in compagnie presenti su mercati con forti potenziali di crescita e non era stata pensata come una strategia aggressiva di acquisizioni. Il fabbisogno di capitale per l’espansione in un primo tempo era stato stimato a 300 milioni di franchi.

Fin dall’inizio tuttavia l’applicazione da parte del management aveva preso un altro corso, con acquisti di pacchetti superiori al 30 % in aviolinee che non corrispondevano ai criteri stabiliti e che perlopiù si trovavano in situazioni finanziarie disastrose.

Esplosione incontrollata dei costi

Secondo Canepa, un esempio di rilevamento contrario ai principi stabiliti è l’acquisizione della tedesca LTU per 3,2 miliardi di marchi. Non era previsto di entrare su mercati «maturi» come quello tedesco e quello francese. Così i fondi utilizzati per l’espansione forzata sono saliti vertiginosamente, arrivando a 4,1 miliardi di franchi. Gli impegni assunti in tale contesto complessivamente sono giunti a 5,9 miliardi franchi.

Prima dell’entrata in vigore dei bilaterali, secondo il diritto UE, una compagnia elvetica non poteva controllare un’aviolinea nei paesi comunitari. In tale situazione, la Swissair aveva deciso di rispettare formalmente le norme comunitarie, ma de facto le ha aggirate. Al fine di garantirsi il controllo gestionale e di assicurarsi formalmente un futuro acquisto delle aviolinee prese di mira, il gruppo aveva elaborato un intreccio complesso di sistemi di opzioni, di impegni di garanzia e di strutture non trasparenti.

Il consiglio d’amministrazione non ha fatto il suo dovere

L’impegno del consiglio di amministrazione nei suoi compiti di sorveglianza è stato lacunoso. Fin dall’inizio ha tollerato l’allontanamento dalla strategia stabilita, ha detto Canepa. L’organo di vigilanza non ha neppure reagito ai superamenti, a volte massicci, del budget.

La situazione è così sfuggita di mano al consiglio d’amministrazione, deteriorandosi fino al naufragio. La ciliegina sulla torta di una gestione discutibile è stata l’immobilizzazione della flotta Swissair. Con una gestione dei liquidi adeguata, il 2 ottobre 2001 Swissair avrebbe potuto volare. I dirigenti della compagnia aerea invece sono stati a guardare, aspettando che a intervenire fossero le banche e la Confederazione.

Le reazioni del mondo politico

La Confederazione ha accolto con sollievo la pubblicazione del rapporto su Swissair. Finalmente si è fatta chiarezza sulla dinamica dei fatti. Dopo uno studio approfondito del rapporto, si prenderà una decisione in merito ad un eventuale procedimento legale nei confronti dei responsabili del fallimento della compagnia aerea.

Dal canto suo l’UDC chiede che venga immediatamente costituita una commissione d’inchiesta parlamentare. La stessa richiesta era stata respinta dal Consiglio nazionale nel giugno scorso.

Per i liberali invece una commissione d’inchiesta non sarebbe lo strumento adatto ad analizzare il fallimento di un’azienda. Resta il fatto che, come ha dichiarato Christian Weber, portavoce del partito, «il management di Swissair non è stato capace nemmeno di attuare in modo corretto la propria strategia».

Il PDC vorrebbe che la Confederazione sporgesse denuncia contro la dirigenza di Swissair. «Il modo in cui è stata tenuta la contabilità non è solo creativo, è criminale», ha dichiarato Reto Nause, segretario generale del PDC.

Mangment in difesa

Tra i dirigenti messi sotto accusa dal rapporto della Ernst & Young anche Mario Corti. L’ex presidente del CdA ed amministratore delegato della Swissair respinge tutte le chiamate in causa per il grounding del 2 ottobre 2001.

“Contesto con veemenza la presentazione dei fatti del rapporto di inchiesta Ernst & Young”, ha dichiarato l’ex presidente della fallita Swissair.

Per Corti il rapporto d’inchiesta “non fa che riprendere la versione dell’UBS, di cui la Ernst & Young è pure società di consulenza.

swissinfo e agenzie

5,9 i miliardi investiti tra il 1995 e il 2001 in partecipazioni ad altre compagnie
Numerosi bilanci hanno riportato in modo incompleto la situazione finanziaria dell’azienda
1.10.2001: mancanza di liquidità, si decide il grounding
14,5 i milioni di franchi che Swisser dice di aver avuto a disposizione
123 i milioni che si sarebbero potuti liberare secondo il rapporto Ernst & Young

In modo poco conforme alla strategia d’espansione prevista, Swissair si è lanciata in una campagna d’acquisti aggressiva, che ha deteriorato i capitali dell’azienda.

Tutto ciò con il tacito benestare del consiglio d’amministrazione e dei revisori.

I dirigenti di Swissair si sono poi mostrati incapaci di liberare la liquidità necessaria ad evitare il grounding.

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