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Il Medio Oriente vicino ad una guerra regionale?

Carri israeliani in azione nei pressi della frontiera con il Libano Keystone

Reagendo alla crisi che sta sconvolgendo il Medio Oriente, la Svizzera ha condannato l'aggressione del Hezbollah libanese, ma giudica esagerata la reazione di Israele.

Secondo Arnold Hottinger invece, la crisi non si risolverà in tempi brevi. Tra i responsabili di questa situazione, l’esperto elvetico in questioni mediorientali cita la comunità internazionale.

In risposta all’incursione di miliziani libanesi di Hezbollah – i quali avevano attaccato delle postazioni israeliane sul confine uccidendo 8 soldati e rapendone 2 – Israele ha bombardato giovedì, per il secondo giorno, diversi obiettivi nel sud del Libano.

Gli scontri coincidono con un’offensiva militare di vaste dimensioni lanciata da Isreale nella striscia di Gaza, in seguito al rapimento di un altro soldato.

Alla drammatica escalation di violenza che sta sprofondando il Medio Oriente nel caos, ha reagito giovedì sera anche il Dipartimento federale degli affari esteri (Dfae).

Secondo quanto comunicato dal suo portavoce alla Radio svizzera di lingua francese, «il Dfae condanna gli attacchi di Hezbollah su obiettivi civili nel nord di Israele. Non sono ammissibili, né politicamente né in riguardo al diritto internazionale».

Interrogato sull’operato dell’esercito con la stella di Davide, Jean-Philippe Jeannerat ha indicato che «Israele ha evidentemente il diritto di difendersi, ma la sua reazione è sproporzionata». Il Dfae si dice preoccupato del fatto che l’escalation si sia estesa al territorio libanese, uno Stato che, in quanto tale, non è ostile a Israele e che è pure un paese amico della Svizzera.

Per delucidare la complessa situazione in Medio Oriente e tentare di capirne i possibili sviluppi, swissinfo ha intervistato Arnold Hottinger, ex giornalista ed esperto della regione.

swissinfo: Considerando il crescente numero di morti negli ultimi 2 giorni, è giusto attendersi un nuovo periodo di scontri sanguinosi nella regione?

Arnold Hottinger: Dipende molto se Israele vorrà riaprire il fronte di guerra con il Libano oppure se si accontenterà di qualche bombardamento isolato.

swissinfo: Il Primo ministro israeliano Ehud Olmert sembra ad ogni modo sotto pressione: l’esercito vuole colpire pesantemente Hamas e Hezbollah…

A. H.: È così. L’esercito fa molta pressione, ed è difficile tenerlo a bada dopo lo smacco subito per la cattura dei suoi soldati. Olmert deve però pensare alle conseguenze politiche.

swissinfo: La cattura dei tre soldati con la stella di Davide porterà Israele al tavolo delle trattative?

A. H.: No, ma farà nascere nei palestinesi una nuova ondata di speranza: la gente ha constatato che la cattura di qualche soldato ha un profondo effetto sugli israeliani.

I palestinesi stanno tuttavia interpretando la situazione in modo sbagliato. Lo stesso si può dire per gli israeliani: credono che colpendo duro, i palestinesi cederanno. Ma non è così.

swissinfo: Il presidente dell’Autorità palestinese, Mahmoud Abbas, ha lanciato un appello per un intervento dall’esterno. Quale ruolo può ora svolgere la diplomazia?

A. H.: È troppo tardi. Innanzitutto, gli americani prenderanno come sempre la parte di Israele; i palestinesi non considerano d’altronde Washington come un partner. In secondo luogo, l’Europa non ha una chiara posizione su come intende intervenire e ad ogni modo non dispone della forza necessaria per imporsi.

Quindi gli scontri proseguiranno. Le due parti continueranno a interpretare in maniera sbagliata le mosse e le intenzioni dell’avversario e la crisi si accentuerà, lentamente, fino a quando israeliani e palestinesi realizzeranno di aver seguito l’approccio sbagliato.

swissinfo: Il non riconoscimento internazionale del governo di Hamas, eletto democraticamente, ha forse dato luce verde alla repressione di Israele nei loro confronti?

A. H.: Il fatto che nessuna abbia riconosciuto Hamas ha sicuramente incoraggiato Israele, ma ha pure forzato lo stesso Hamas ad un maggiore attivismo. Se i dirigenti del governo palestinese dovessero intravedere la possibilità di una soluzione diplomatica, non esiteranno a seguirla.

swissinfo: Il non riconoscimento di Hamas da parte della comunità internazionale è dunque stato un grosso errore?

A. H.: Si è utilizzato troppo spesso il termine «terrorismo». La gente diceva che «Hamas era un gruppo terrorista e quindi con loro non si discute». Erano terroristi ed hanno tentato di diventare qualcosa di diverso. Nessuno ha voluto discutere con loro e quindi sono rimasti terroristi.

swissinfo: Sta per nascere una terza intifada e ci dobbiamo apprestare ad assistere ad una nuova ondata di attentati suicidi in Israele?

A. H.: No, non ci sarà un’altra intifada. Il popolo palestinese è troppo stanco per questo tipo di lotta. Prevedo invece delle azioni di guerriglia come in Iraq.

swissinfo, intervista di Adam Beaumont
(traduzione e adattamento: Luigi Jorio)

Il coinvolgimento elvetico in Medio Oriente consiste principalmente nell’aiuto allo sviluppo fornito ai palestinesi.
Questo è veicolato attraverso l’azione di organizzazioni internazionali e non governative.
Nessun contributo finanziario diretto è fornito all’Autorità palestinese, se si fa eccezione del sussidio offerto all’ufficio di statistica.

La Svizzera è stato uno dei pochi paesi occidentali ad aver riconosciuto il governo palestinese diretto da Hamas dopo le elezioni parlamentari di gennaio.

Il Dipartimento federale degli affari esteri ha annunciato di essere pronto a collaborare con il nuovo esecutivo palestinese, a patto che il suo operato si basi sul dialogo e metodi pacifici.

Ha inoltre aggiunto che l’autorità palestinese dovrebbe rispettare le obbligazioni contenute negli Accordi di Oslo, in particolare riconoscendo lo Stato di Israele.

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