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Il ministro della difesa viola un tabù

Dalla vita civile alla vita militare: il passaggio potrebbe cessare di rappresentare un obbligo Keystone

Il ministro della difesa Samuel Schmid propone di discutere della soppressione del servizio militare obbligatorio.

L’esercito è già sotto pressione per i probabili tagli di bilancio e per le critiche alla sua gestione. Il governo deve ora pronunciarsi sul futuro del sistema di milizia.

Nell’afa d’agosto, quando la politica di solito va in vacanza e fa parlare ben poco di sé, l’esercito occupa le prime pagine dei giornali svizzeri.

Complice il ministro della difesa Samuel Schmid, che martedì, in un’intervista alla radio della Svizzera tedesca DRS, ha lanciato un sasso nello stagno, mettendo in discussione il servizio di leva obbligatorio.

Modifica costituzionale

Il tema – ha detto Schmid, che pure è «personalmente favorevole» al servizio militare obbligatorio – sarà affrontato dal Consiglio federale già in settembre. L’abrogazione della leva, ha spiegato, s’inserisce in una più ampia discussione sulle future dimensioni delle forze armate.

Secondo il ministro della difesa, è opportuno dibattere la questione già oggi, poiché la riforma richiederebbe una modifica costituzionale. Sul tema il dipartimento della difesa ha già preparato un rapporto.

L’alternativa potrebbe consistere nell’introduzione di un generico obbligo di servire. I giovani potrebbero scegliere liberamente se prestare servizio militare o servizio civile o ancora entrare nella protezione civile. In discussione c’è pure un’estensione dell’obbligo anche alle donne.

Schmid sotto pressione

Le rivelazioni fanno seguito a giorni difficili per il capo del Dipartimento della difesa, della protezione della popolazione e dello sport (DDPS). Lunedì Schmid era stato costretto a difendersi dalle accuse di cattiva gestione del suo dipartimento.

In una prima reazione all’intervista di Schmid, il consigliere nazionale dell’Unione democratica di centro Ulrich Schlüer ha accusato Schmid di venir meno alla parola data: in occasione della riforma Esercito XXI, ha commentato il deputato, era infatti stato assicurato che l’obbligo di leva non sarebbe stato abolito.

Il consigliere agli Stati popolare Bruno Frick ritiene invece che oggi sia giustificato mettere in discussione la leva obbligatoria. «Oggi solo i probi e gli zelanti fanno il servizio militare», afferma. Gli idealisti propenderebbero per il servizio civile, mentre i furbi si farebbero riformare.

Motivazione insufficiente

È un dato di fatto che le giovani reclute sono sempre meno motivate a compiere il servizio militare. Nel 2000 il 18,8% dei giovani militi ha abbandonato la scuola reclute nei primi giorni, nel 2002 la percentuale era già salita al 22,6%, scrive il sito internet del quotidiano NZZ.

Con la riforma denominata Esercito XXI, entrata in vigore all’inizio del 2004, gli effettivi dell’esercito sono stati da ridotti da 360’000 (durante la Guerra fredda erano ancora 600’000) a 140’000, con una riserva di 80’000 militari.

Già questo potrebbe creare una disproporzione tra numero di giovani in età di reclutamento ed effettive esigenze dell’esercito. L’abolizione dell’obbligo di prestare servizio militare corrisponde del resto ad un trend europeo.

Milizia ed Esercito XXI

Esercito XXI risponde ai tre compiti fondamentali definiti dal governo: il sostegno internazionale della pace (nel rispetto della neutralità), la sicurezza del territorio, l’impiego sussidiario per la prevenzione e la gestione delle catastrofi.

In concreto la riforma, oltre alla riduzione degli effettivi, ha ridotto il limite d’età per l’obbligo di prestare servizio militare a 30 anni. Ridotti pure i giorni totali di servizio, mentre la durata della scuola reclute è stata portata da 15 a 18-21 settimane, con corsi di ripetizione annuali.

Per il 15% al massimo di reclute è inoltre possibile prestare l’intero servizio militare senza interruzioni (ferma continuata), senza più passare per il peculiare sistema svizzero dei corsi di ripetizione.

In alcuni ambiti dell’esercito, in particolare nella formazione, è previsto l’impiego di militari di professione con contratto permanente o a termine. La riforma non ha però messo in discussione il principio dell’esercito di milizia.

Il principio vige – in teoria – fin dagli albori del moderno Stato federale, ma è diventato effettivo solo con la riforma costituzionale del 1874. Da allora il sistema di milizia è diventato un elemento centrale dell’esercito svizzero e della stessa identità nazionale, tanto che negli anni della Guerra fredda si diceva che “la Svizzera non ha un esercito, la Svizzera è un esercito”.

swissinfo e agenzie

Bilancio della difesa nel 2004: 4,8 miliardi di franchi.
Soldati: 220’000, comprese 20’000 reclute e 80’000 riservisti.

In molti paesi europei la coscrizione obbligatoria è stata abbandonata in favore di un esercito professionale. La Gran Bretagna l’ha abolita nel 1960, Francia e Spagna di recente e l’Italia lo farà nel 2005. La Germania offre la libera scelta tra servizio militare e civile, mentre Danimarca e Portogallo ricorrono ad una lotteria.

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