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Il museo Klee guarda verso oriente

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L'Oriente, luogo geografico e mitico a un tempo, da sempre affascina gli artisti d'Europa. Nel 2009 il Centro Paul Klee di Berna dedica all'argomento una serie di mostre e attività. La prima, dal titolo «La ricerca dell'Oriente. Da Bellini a Klee», ha appena aperto i battenti.

Per secoli, dal Medioevo al XX secolo, l’Occidente ha guardato all’Oriente con un misto di fascino, timore e ammirazione, ne ha esplorato i territori, è entrato in contatto con i suoi popoli e le sue merci.

«Ma l’Oriente è anche una terra immaginaria, su cui proiettare i propri desideri e i propri fantasmi, o dove aggirare i divieti», osserva Carole Haensler, una delle curatrici della mostra.

Tra Medioevo e prima Età moderna era la Repubblica di Venezia il punto di raccordo tra i due mondi, la porta dell’Oriente e lo sbocco dei canali commerciali tra Europa e Impero ottomano. Nella mostra al Centro Paul Klee, il ruolo della città lagunare è simboleggiato dal ritratto del sultano Mehmet II, dipinto dal pittore veneziano Gentile Bellini nel 1480.

Il quadro è uno dei punti centrali dell’esposizione, un esempio mirabile dell’apertura dell’Italia rinascimentale verso altri mondi, dell’incontro tra l’arte occidentale e le suggestioni figurative provenienti da est.

Viaggio nell’orientalismo pittorico

Ed è il punto di partenza per un percorso attraverso l’orientalismo nella pittura europea, da Jean-Etienne Liotard a Eugène Delacroix, da Henri Matisse a Wassily Kandinsky per arrivare, ovviamente, ai viaggi di Paul Klee in Tunisia (1914) e in Egitto (1928).

Il percorso rispecchia il mutare degli interessi e degli approcci occidentali verso un Oriente che comprende di volta in volta, a seconda dell’epoca e della nazionalità dell’osservatore, la Palestina, la Turchia, la Persia, l’India, l’Africa settentrionale o le coste orientali del Mediterraneo.

Dall’interesse illuminista per gli usi e costumi dei popoli orientali si passa all’approccio più etnografico e alla passione per la storia e l’archeologia del XIX secolo, segnato dalle avventure coloniali delle potenze europee, per finire a un crescente interesse estetico per l’arte araba e musulmana, iniziato con l’art déco e maturato all’inizio del XX secolo.

«Sono un orientale»

È in questo contesto che si situano i viaggi in Oriente di Paul Klee. L’artista, che aveva letto alcuni classici della letteratura orientalista, come il Divano occidentale-orientale di Goethe, aveva cominciato ad occuparsi di arte orientale già prima del viaggio a Tunisi.

Le due settimane trascorse in Tunisia nell’aprile del 1914 insieme ad August Macke e Louis Moillet furono però determinanti per la sua rielaborazione degli stimoli estetici provenienti dall’Oriente «Nell’ottica della storia dell’arte, quel viaggio è diventato un evento chiave del XX secolo, un mito della pittura moderna», rileva Michael Baumgartner, secondo curatore della mostra.

Per Klee stesso, che nei pochi giorni sul continente africano realizzò 20 acquarelli e 12 disegni, l’esperienza tunisina segnò una presa di coscienza del proprio ruolo di pittore. «Io e il colore siamo tutt’uno. Sono pittore», scrisse Klee nel suo diario poco dopo il viaggio.

La mostra a Berna documenta in modo particolarmente efficace i risultati artistici di quel viaggio nell’opera di Klee, Macke e Moillet, grazie tra l’altro ad una ricca selezione di opere di August Macke provenienti dal Westfälisches Landesmuseum di Münster, ma anche a scritti e fotografie.

Altra parte importante dell’esposizione è quella dedicata al viaggio di Klee in Egitto nel 1928, che pur non generando una produzione immediata paragonabile a quella di Tunisi, fornì all’artista motivi figurativi che furono a lungo motivo di ispirazione, giustificando una frase che egli stesso amava dire: «Sono un orientale».

Un incontro tra civiltà

La mostra non si limita tuttavia a tracciare una genealogia storico-artistica del viaggio in Oriente, ma cerca di dare un’idea, almeno esemplarmente, degli stimoli estetici che gli artisti europei potevano incontrare nelle loro peregrinazioni.

Entrando negli spazi dell’esposizione, i visitatori attraversano prima di tutto una piccola sezione dedicata all’arte islamica, in particolare alla scrittura e all’ornamento. «I pezzi esposti introducono il visitatore in un altro modo di pensare e vedere il mondo», spiega Carole Haensler.

E permettono di cogliere gli influssi, le relazioni, le differenze e le analogie tra i due mondi, tra due civiltà che per millenni non si sono solo guardate con timore reciproco, ma si sono incontrate, hanno dialogato, hanno imparato l’una dall’altra.

Alla fine la mostra insegna, come dice il direttore del Centro Paul Klee Juri Steiner, che «lo scontro tra le civiltà è un’invenzione».

swissinfo, Andrea Tognina

La mostra «Alla ricerca dell’Oriente», che rimarrà aperta fino al 24 maggio, da l’avvio a una seria di attività che il Centro Paul Klee di Berna dedica quest’anno al tema «Oriente».

Il 27 febbraio apre i battenti la mostra «Sogno e realtà. Arte contemporanea nel Medio Oriente», che invita a un viaggio nell’Oriente contemporaneo, tra installazioni, performance e suoni lontani da ogni stereotipo turistico. L’esposizione sarà accompagnata da concerti e proiezioni cinematografiche.

Il 30 maggio è la volta della mostra «Paul Klee. Tappeto del ricordo», che riprende i temi suggeriti dalla «Ricerca dell’Oriente» per mostrare come l’artista abbia tradotto le suggestioni grafiche, calligrafiche e decorative raccolte durante i suoi viaggi in un nuovo e innovativo linguaggio pittorico.

Durante tutto il ciclo di attività dedicate all’Oriente il museo per bambini Creaviva ospita inoltre l’esposizione interattiva «Festa al Tempio».

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