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Il Nepal accusato di sabotare la cooperazione

I difensori dei diritti dell'uomo esigono che il Nepal ristabilisca la democrazia Keystone

Le organizzazioni di aiuto allo sviluppo svizzere condannano il nuovo codice di condotta per i cooperanti introdotto il 10 novembre dal Nepal.

Il codice, che vieta alle organizzazioni non governative di partecipare ad attività politiche e di effettuare un lavoro d’informazione, renderebbe impossibile molte attività di sviluppo.

«Il nostro timore è che se questo codice di condotta sarà applicato alla lettera, per noi sarà impossibile lavorare in molte zone del paese», afferma Jörg Frieden, della Direzione per lo sviluppo e la cooperazione (DSC) in Nepal.

«Molti programmi delle organizzazioni non governative nazionali ed internazionali rischiano di dover essere congelati».

Ufficialmente l’obiettivo del codice, introdotto nove mesi dopo che il re Gyanendra ha assunto direttamente il controllo del governo, è di far rispettare il lavoro delle ONG.

Diritti umani

In una lettera indirizzata al governo, il coordinatore delle Nazioni Unite in Nepal Matthew Kane, facendo sue le richieste di diverse ambasciate e organizzazioni attive nell’aiuto allo sviluppo (tra cui la DSC), ha esortato le autorità a ritirare il codice a a riesaminare la questione.

«Le normative sono in contraddizione con gli obblighi e gli impegni assunti dal Nepal quale firmatario del Patto internazionale relativo ai diritti civili e politici e di altri strumenti internazionali sul rispetto dei diritti dell’uomo», si legge nella missiva.

Diverse organizzazioni internazionali di difesa dei diritti umani, tra cui l’ONG statunitense Human Rights Watch, hanno condannato il codice, spiegando che esso viola i principi democratici, tra cui ad esempio la libertà d’espressione.

Preoccupazioni per le regioni remote

La prima preoccupazione è di poter continuare ad assistere le popolazioni delle regioni più remote del regno himalayano.

«In questa situazione di conflitto, il lavoro delle ONG indipendenti è essenziale per poter aiutare quelle persone che vivono nelle regioni che non sono controllate dal governo», spiega Jörg Frieden.

Queste zone isolate del Nepal sono state duramente colpite dalla lotta tra le forze governative e i ribelli maoisti, che dal 1996 combattono per rovesciare la monarchia.

Jörg Frieden è persuaso che le ONG devono migliorare la loro trasparenza, il loro modo di funzionare e devono dar prova di maggiore responsabilità. Un simile codice, però, dovrebbe essere il frutto di consultazioni dirette con le organizzazioni implicate.

Una situazione comunque da migliorare

«Molte persone non si fidano delle ONG internazionali e nazionali o degli organismi ufficiali e noi non contestiamo il bisogno di migliorare la trasparenza e la responsabilità nei confronti del popolo».

«Le ONG sono pronte a fare uno sforzo in questa direzione, ma il processo deve essere effettuato dal basso verso l’alto», aggiunge Jörg Frieden.

Venerdì, Arjun Karki, presidente della Federazione delle ONG del Nepal, che rappresenta circa 2’600 organizzazioni di aiuto allo sviluppo nel paese, ha affermato che l’associazione cercherà di contrastare il nuovo codice e organizzerà dei movimenti di protesta a livello nazionale.

Durante una riunione di 300 delegati di ONG presenti nel paese, Arjun Karki ha dichiarato che il governo aveva introdotto questo nuovo regolamento allo scopo di controllare tutto il settore delle ONG indipendenti.

Da parte sua, il ministro nepalese degli affari sociali, Durga Shrestha, ha messo in guardia le ONG: chi non rispetterà il codice, sarà tradotto davanti alla giustizia.

swissinfo, da Katmandu Karin Kamp e Billi Bierling
(traduzione di Daniele Mariani)

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In dieci anni, si stima che il conflitto con i ribelli maoisti abbia fatto almeno 11’000 vittime.

Il governo nepalese ha introdotto un codice di condotta che vieta alle ONG di svolgere attività politiche ed effettuare un lavoro di informazione.

A detta delle autorità, queste regole servono a far rispettare il lavoro delle ONG.

Molte organizzazioni internazionali, tra cui l’ONU e la DSC, hanno espresso le loro preoccupazioni al governo.

Quest’ultimo ha però avvertito che chi contravverrà alle regole sarà tradotto davanti alla giustizia.

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