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Il nuovo ammiraglio del vascello svizzero sulla Senna

Michel Ritter. ProHelvetia

Sarà Michel Ritter, attuale direttore del Centro d'arte contemporanea di Friburgo, a guidare il Centro culturale svizzero di Parigi.

La nomina è stata annunciata giovedì a Zurigo da Yvette Jaggi, presidente di Pro Helvetia, la fondazione da cui dipende il centro culturale svizzero di Parigi.

Michel Ritter, fin dall’inizio degli anni Ottanta attivo nell’animazione artistica a Friburgo e da 11 anni direttore del prestigioso Centre d’Art Contemporain FRI-ART di Friburgo, succederà alla fine dell’estate prossima a Daniel Jeannet, dal 1991 a capo della filiale parigina di Pro Helvetia.

Il capitano del vascello

“Abbiamo un nuovo capitano per il vascello ammiraglio di Pro Helvetia all’estero”. Cosi` Yvette Jaggi, presidente di Pro Helvetia, ha presentato Ritter, “un illustre animatore, creatore di esposizioni”, scelto tra una novantina di candidati per guidare la più vecchia stazione all’estero della fondazione culturale.

Il Centro culturale svizzero di Parigi, nato nel 1985 nonostante alcune resistenze da parte del governo elvetico e grazie ad una petizione lanciata dal settimanale romando “L’Hebdo”, è stato in effetti il primo spazio di Pro Helvetia al di fuori dei confini nazionali. Oggi Pro Helvetia gestisce un altro centro culturale, a Milano, e una dozzina di cosiddette antenne in vari paesi.

Nuove rotte sulla Senna

Dopo la lunga direzione di Daniel Jeannet, 11 anni in cui il centro culturale svizzero di Parigi è riuscito a ritagliarsi uno spazio nel variegato panorama culturale della capitale francese, attirando una media di 30-40000 visitatori l’anno, si apre dunque una nuova epoca. Un’epoca che dovrebbe, secondo Yvette Jaggi, ispirarsi al fatto che la Svizzera è un piccolo paese che racchiude in sé grandi differenze e che quindi ha la vocazione all’incontro e anche allo choc culturale.

Tra le novità importanti che si profilano all’orizzonte del Centro culturale svizzero di Parigi vi è, come ha spiegato la presidente di Pro Helvetia, la necessità di superare un’eccessiva centralizzazione delle attività a Parigi e il tentativo di portare la cultura svizzera in altre città francesi. Un decentramento che del resto si osserva nella cultura francese in generale.

Un vascello senza barriere

“Il mio progetto per Parigi è pluridisciplinare e interdisciplinare”, spiega il neodirettore Michel Ritter, che si trasferirà nella capitale francese presumibilmente a fine estate 2002. “L’arte attuale non ha più delle vere e proprie scuole, la ricerca artistica si muove in molte direzioni. Voglio creare un punto d’incontro, di discussione, tra queste varie correnti.”

Certo, è presto per chiedere a Ritter di esporre progetti concreti. Ma alcune idee gli derivano dalla lunga esperienza di animatore culturale a Friburgo e dal suo passato di artista figurativo. “A Friburgo ho organizzato delle esposizioni anonime sulla strada, senza vernissage e senza una vera pubblicità. È un modo per avvicinare l’arte al pubblico, per permettere alla gente di guardare le opere in un modo diverso di quanto accade nei musei, meno superficiale.”

Un concetto di esposizione, quello di Ritter, che muove dall’idea dell’arte “come sguardo sulla vita”. E quindi che mira a scavalcare i confini di una definizione ristretta. Ritter, che dice di nutrire ad esempio un particolare interesse per la sociologia, non vede in questo senso delle vere difficoltà al dialogo tra arte e altri ambiti culturali, quali le scienze umane

Continuando sulla strada del suo predecessore, il nuovo direttore del Centro culturale svizzero vuole dare a personalità artistiche di varia estrazione carta bianca per organizzare delle manifestazioni a Parigi. Magari anche a un sociologo? – gli chiediamo, richiamando il discorso precedente. “Perché no? Vedrò di ricordarmi il suggerimento”, risponde.

Andrea Tognina

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