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Il potente sceicco Ahmad si gioca il proprio futuro politico e sportivo a Ginevra

duo uomini camminano in strada
Lo sceicco Ahmad al-Fahad al-Sabah (a destra) al suo arrivo al Palazzo di giustizia di Ginevra, accompagnato dal suo avvocato Albert Righini, il 10 settembre 2021. Keystone / Salvatore Di Nolfi

Lo sceicco Ahmad al-Fahad al-Sabah, influente figura internazionale del Kuwait, è stato condannato nel settembre 2021 a Ginevra a 30 mesi di detenzione, di cui 15 da scontare, per "falsità in documenti". La settimana scorsa è stato processato in appello. Uno sguardo su questo peso massimo del Comitato Olimpico.

È un’incredibile storia di odio familiare e reale ad essere all’origine dei problemi dello sceicco kuwaitiano Ahmad Fahad Al-Ahmad Al-Sabah, ex presidente dell’OPEC, ex ministro del petrolio del Kuwait e figura di spicco del movimento olimpico.

Nel dicembre 2013, Ahmad consegna al Governo del Kuwait una chiavetta USB contenente una registrazione video. Questa “suggerisce” che suo cugino, lo sceicco Nasser al-Sabah al-Ahmad al-Sabah, primo ministro dal 2006 al 2011, e Jassim Mohammed Abdulmohsin al-Kharafi, presidente del Parlamento dal 1999 al 2011 (ora deceduto), avrebbero tramato con alti funzionari iraniani per organizzare un colpo di Stato in Kuwait.

“”La colpa di Ahmad al-Sabah è grave. In definitiva, è lui a beneficiare del crimine.”

Tribunale penale di Ginevra

La registrazione menzionerebbe anche delle conversazioni con un banchiere svizzero e delle transazioni finanziarie con Israele. “Così come dei pagamenti a personalità kuwaitiane per ottenere il rovesciamento dell’emiro Sabah al-Ahmad al-Sabah”, si legge nella sentenza del tribunale penale di Ginevra del 10 settembre 2021.

Il video sarebbe stato girato clandestinamente nel 2012 in Svizzera, sulle rive del lago Lemano a Ginevra e a Trélex. Lo sceicco Nasser ha una residenza in questo comune del Canton Vaud. Il materiale – che SWI swissinfo.ch ha potuto consultare – è di pessima qualità, le immagini sono sfocate, a scatti, l’audio inudibile. Secondo il quotidiano svizzero Tages-Anzeiger, la telecamera era nascosta in una penna.

L’identità dell’autore è ancora sconosciuta (1). Queste accuse, se confermate, potrebbero costare allo sceicco Nasser la pena di morte in Kuwait. I due cugini, nipoti dell’ex emiro morto il 29 settembre 2020, sono membri della famiglia regnante al-Sabah. Il 16 giugno 2014, lo sceicco Ahmad ha presentato una denuncia penale in Kuwait contro lo sceicco Nasser e Jassim Alkharafi per “crimini contro la sicurezza dello Stato”.

Trenta mesi di carcere, di cui 15 da scontare

Il caso approda in Svizzera. Lo sceicco Ahmad mostra alla televisione kuwaitiana dei documenti che dimostrerebbero la veridicità delle registrazioni, a suo dire verificate dalla “polizia di sicurezza di Vaud”, secondo il quotidiano Le Temps (2). Parallelamente, viene avviata una procedura di arbitrato privata a Ginevra da parte di un avvocato ginevrino, S.B.*, ora accusato di falso, per dimostrare l’autenticità delle registrazioni. Tre esperti britannici certificano la registrazione.

Il 28 maggio 2014, “la procedura arbitrale si è conclusa con un lodo arbitrale in cui si afferma che le registrazioni erano veritiere, sebbene non fosse stata ascoltata nessuna parte, nessun esperto o testimone e non fosse stata svolta alcuna indagine”, osserva il tribunale di Ginevra. Il 5 giugno, lo sceicco Ahmad ottiene il riconoscimento della sentenza nel Regno Unito da parte della Corte di giustizia inglese.

“So di non aver fatto nulla. Aspetterò l’appello e il riconoscimento dei miei diritti.”

Ahmad al-Fahad al-Sabah

Ahmad si è dato tanto da fare solo per spodestare un rivale ben piazzato nell’ordine di successione al trono? O crede davvero che suo cugino fosse a capo di una cospirazione? Le indagini in Kuwait giungono rapidamente alla conclusione che il contenuto della chiavetta USB “non era autentico”. Più precisamente: “le registrazioni non erano originali e sono state alterate”. Il 26 marzo 2015, lo sceicco Ahmad è costretto a scusarsi pubblicamente. Ma poiché appartiene alla famiglia reale del Kuwait, non viene sanzionato.

In Svizzera, tuttavia, la situazione è molto diversa. Il 10 settembre 2021 è condannato per “falsità in documenti” e riconosciuto colpevole di aver partecipato alla realizzazione di un arbitrato fittizio. Una sentenza contro cui presenta ricorso. Il secondo processo si conclude il 18 novembre di quest’anno. La decisione non è ancora stata comunicata.

“Sono convinto di essere innocente”

“La colpa di Ahmad al-Sabah è grave. In definitiva, è lui a beneficiare del crimine. Ha avuto un ruolo nelle retrovie. Sebbene non sia stato lui a lanciare l’idea di una procedura di arbitrato fittizia, ha partecipato pienamente alla sua attuazione”, sottolinea il tribunale penale di Ginevra. Il membro della famiglia reale del Kuwait reagisce così: “So di non aver fatto nulla. Aspetterò l’appello e il riconoscimento dei miei diritti. Non mi fermerò mai perché sono convinto di essere innocente”.

“È vero che le immagini non sono di buona qualità ed è difficile riconoscere le persone che parlano. Ma rammento che tre esperti britannici di fama mondiale hanno testimoniato che i video non sono stati manipolati e/o alterati davanti all’Alta corte di giustizia di Londra. A Ginevra, né il pubblico ministero né il tribunale penale hanno voluto ascoltare questi esperti, nonostante le numerose richieste”, afferma l’avvocato ginevrino S.B., condannato nello stesso caso a 18 mesi con la condizionale per “falsità in documenti”, e che swissinfo.ch ha incontrato in tre occasioni.

Certo, lo sceicco Ahmad non è mai stato condannato, come sottolinea la magistratura ginevrina. Vale la presunzione di innocenza. Nonostante ciò, l’ex presidente dell’OPEC ha qualche scheletro nell’armadio. Già presidente della federazione kuwaitiana di pallamano, è stato nominato alla presidenza della Federazione asiatica di pallamano (AHF), consentendo al suo Paese, grazie a una partita truccata, “di qualificarsi per le Olimpiadi di Pechino del 2008 a spese della Corea del Sud”, prima che la Corte arbitrale dello sport “invalidasse l’imbroglio”, ricorda Le Monde (3).

Altri sviluppi

Dimissioni forzate dalla FIFA

Il quotidiano parigino aveva in precedenza già parlato delle “relazioni pericolose” tra Thomas Bach, il nuovo presidente del Comitato olimpico internazionale, e … lo sceicco Ahmad (4). Il kuwaitiano è entrato a far parte del CIO nel 1992 e ha ricoperto due importanti incarichi nell’istituzione: la Commissione di solidarietà olimpica e l’Associazione dei comitati olimpici nazionali. Le Monde ha ricordato che l’ex campione olimpico di scherma gestiva la società Michael Weinig Inc, i cui principali azionisti erano… kuwaitiani. Inoltre, in violazione del regolamento del CIO (il voto di un membro deve rimanere segreto), lo sceicco Ahmad aveva annunciato, durante un congresso a Buenos Aires, che avrebbe sostenuto la candidatura di Thomas Bach alla presidenza del CIO.

Nell’aprile 2017, il kuwaitiano subisce un altro colpo. Presentato alla Federazione internazionale di calcio (FIFA) come un “kingmaker”, è costretto ad annunciare le dimissioni dal comitato esecutivo per difendersi in un caso di corruzione. Lo sceicco è coinvolto in un presunto pagamento illegale a Richard Lai, presidente della Federazione calcistica di Guam, “che si è dichiarato colpevole di corruzione e di occultamento di conti bancari esteri davanti a un giudice federale di New York”, spiega la rivista France Football (5).

“Non più sulfureo di altri”

Finora, lo sceicco Ahmad non è stato costretto a dimettersi dal CIO, dove può ancora contare su molti amici. Interpellato sulla sua situazione, l’ufficio stampa del CIO ha risposto via e-mail: “Lo sceicco Ahmad al-Fahad al-Sabah si è temporaneamente autosospeso da tutti i diritti, le prerogative e le funzioni relative alla sua appartenenza al CIO il 26 novembre 2018”, non appena è stato annunciato il suo rinvio a giudizio.

La conferma della sua condanna in appello segnerebbe definitivamente la fine della sua influenza nel movimento olimpico e del suo futuro politico nel Paese natale.

*Identità nota alla redazione

  1. Philippe Reichen, “Scheichs Kämpfen um die Macht in Genf”, Tages-Anzeiger, 20 marzo 2019.
  2. Sylvain Besson, “Un cheikh et ses complices jugés pour complot à Genève”, Le Temps, 14 febbraio 2021.
  3. Clément Guillou, “Ahmad al-Fadh al-Sabah, le cheikh faiseur de rois de la FIFA”, Le Monde, 22 luglio 2015. 
  4. Pierre Lepidi, “Liaisons dangereuses”, Le Monde, 14 settembre 2013.
  5. “Corruzione alla Fifa: il kuwaitiano Al Sabah si dimette”.

Articolo a cura di Virginie Mangin

Traduzione dal francese di Luigi Jorio

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