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Il presidente polacco perde la vita in un incidente aereo

Rottami del Tupolew Tu-154 ritrovati nei pressi dell'aeroporto di Smolensk Keystone

Un Tupolew Tu-154 con a bordo il presidente polacco Lech Kaczynski e altre 95 persone è precipitato mentre era in fase di atterraggio all'aeroporto militare di Smolensk, nella Russia occidentale. Nessuno dei passeggeri, tra cui numerosi alti dirigenti polacchi, è sopravvissuto all'incidente.

Il presidente polacco si stava recando con la moglie Maria a Smolensk,
da dove avrebbe dovuto proseguire in auto verso Katyn per commemorare l’eccidio di oltre 22’000 ufficiali e soldati polacchi, massacrati dalle truppe sovietiche nel 1940, durante la Seconda guerra mondiale.

Lech Kaczynski era inoltre accompagnato da una delegazione polacca formata da un’ottantina di persone, che intendevano partecipare alla cerimonia di commemorazione per il 70esimo anniversario del massacro di Katyn.

Dalle prime informazioni sembra che sulla zona dell’atterraggio ci fosse una fitta nebbia. L’aereo ha toccato le cime degli alberi prima di schiantarsi al suolo. I resti dell’aereo sono stati individuati a circa un chilometro dalla pista di atterraggio dell’aeroporto militare di Smolensk, Severni.

Il presidente russo Dmitri Medvedev ha immediatamente annunciato di aver avviato una commissione d’inchiesta per chiarire le ragioni dell’incidente. Stando alle prime ipotesi, le cause potrebbere essere legate ad un errore del pilota durante la fase di atterraggio.

Secondo quanto dichiarato dal vice capo di stato maggiore delle forze aeree russe Alexander Aliochin, la torre di controllo dell’aeroporto di Smolensk aveva ordinato al pilota del Tupolev di atterrare all’aeroporto di Mosca, ma l’ordine è stata ignorato. “A un chilometro e mezzo da Smolensk”, ha indicato Aliochine, “i controllori di volo hanno notato che il velivolo stava scendendo troppo rapidamente, seguendo una rotta di avvicinamento eccessivamente angolata”.

A quel punto, ha spiegato il generale, la torre di controllo ha “ordinato al pilota di riprendere il volo orizzontale. Quando l’aereo non ha seguito gli ordini, ha ripetutamente ordinato al comandante di atterrare su un altro aeroporto. Nonostante questo, l’aereo ha continuato la sua discesa, finita in tragedia”.

Numerose personalità polacche

Oltre ad alcuni parenti degli ufficiali uccisi nel corso della strage di Katyn del 1940, tra le 96 persone a bordo del velivolo vi erano numerose personalità del mondo politico, economico e culturale della Polonia.

Tra queste il governatore della banca centrale Slawomir Skrzypek, il capo di stato maggiore Franciszek Gagor, il capo dell’Istituto per la memoria nazionale, Janusz Kurtyka, il capo dell’Ufficio per la sicurezza nazionale Aleksandr Szczyglo, il capo della cancelleria presidenziale Wladyslaw Stasiak, il segretario di stato alla presidenza Pawel Wypych e il sottosegretario Mariusz Handzlik, più numerosi deputati del partito Diritto e Giustizia, a cui apparteneva lo stesso Kaczynski.

“E’ morta l’elite del nostro paese”, ha dichiarato l’ex presidente polacco e leader di Solidarnosc, Lech Walesa. “E’ una disgrazia simile a quella di Katyn una settantina di anni fa, una grande perdita per il popolo al di là delle differenze che ci distinguevano”, ha aggiunto il Premio Nobel per la pace 1983.

Militante anticomunista

Nato a Varsavia il 18 giugno del 1949, Lech Kaczynski era sposato e padre di una figlia. Assieme al fratello gemello Jaroslaw, diventato a sua volta primo ministro tra il 2006 e il 2007, Lech Kaczynski si era fatto conoscere in tutta la Polonia già da ragazzo, quale interprete negli anni ’60 di una serie televisiva molto popolare.

A livello politico aveva cominciato ad essere attivo degli anni ’70, militando dapprima nel movimento democratico anticomunista. Nell’agosto 1980 era diventato consulente del comitato per gli scioperi del porto di Danzica e del movimento Solidarnosc. Nel periodo della legge marziale, introdotta dai comunisti nel dicembre 1981, era stato internato perché classificato come anti-socialista.

Nel 1989, dopo la caduta del regime comunista, Kaczynski era stato eletto in Senato e alla carica di vicepresidente di Solidarnosc. Dopo aver agito soprattutto dietro le quinte della scena politica nazionale negli anni ’90, lavorando tra l’altro anche quale consulente di Lech Walesa, nell’ultimo decennio Kaczynski aveva assunto un ruolo di primo piano in Polonia.

Nel 2001, dopo essersi distanziato da Walesa, aveva fondato assieme al fratello Jaroslaw il partito conservatore Prawo i sprawiedliwosc (Diritto e giustizia). Nel 2002 era stato eletto sindaco di Varsavia, mentre nel 2005 si era imposto nell’elezione per la presidenza della Polonia.

Condoglianze anche dalla Svizzera

La presidente della Confederazione Doris Leuthard ha inviato sabato a Varsavia le proprie condoglianze per la morte del presidente polacco Lech Kaczynski, della consorte Maria e di numerosi alti esponenti politici nell’incidente aereo avvenuto all’aeroporto russo di Smolenk.

Esprimendosi “a nome del Consiglio federale e della popolazione svizzera” Doris Leuthard ha augurato “molta forza e coraggio alle famiglie colpite, al popolo polacco, al parlamento e alle autorità” del paese. La presidente della Confederazione ha sottolineato di essere rimasta molto colpita dalla tragedia e ha ricordato le strette relazioni che si sono istaurate soprattutto negli ultimi anni tra i due paesi.

Anche la ministra degli esteri Micheline Calmy-Rey ha espresso al popolo polacco “l’amicizia e la solidarietà della Svizzera” in un messaggio inviato al suo omologo polacco Radoslaw Sikorski. “Sono profondamente rattristata per la perdita che il popolo polacco ha appena subìto”, ha affermato la consigliera federale in una nota diramata sabato dal suo Dipartimento, ricordando di aver incontrato personalmente Kaczynski nel 2007.

swissinfo.ch e agenzie

Le relazioni politiche ed economiche tra Berna e Varsavia si sono notevolmente intensificate negli ultimi 20 anni, dalla fine del regime comunista in Polonia.

Le esportazioni elvetiche verso il paese dell’Europa centro-orientale – in particolare prodotti farmaceutici, chimici e macchinari – sono salite da 334 milioni di franchi nel 1989 a circa 2,5 miliardi nel 2009.

Le importazioni di beni e servizi dalla Polonia – macchinari, automezzi e mobili – sono aumentate invece da 119 milioni di franchi nel 1989 a circa 1,2 miliardi l’anno scorso.

Con oltre 5 miliardi di franchi, la Svizzera figura al 13esimo rango per quanto concerne gli investimenti in Polonia.

La Confederazione ha sostenuto attivamente la transizione democratica in Polonia, stanziando oltre 260 milioni di franchi tra il 1989 e il 2001 per programmi di assistenza tecnica.

La Polonia è inoltre il principale paese beneficiario del miliardo di coesione accordato dalla Svizzera quale contributo all’allargamento dell’Unione europea, avvenuto nel 2004 con l’adesione di 10 nuovi paesi. Berna si è impegnata a versare 489 milioni di franchi tra il 2007 e il 2012, destinati in particolare a programmi di sviluppo delle infrastrutture in Polonia.

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