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Il programma ChatGPT si diffonde anche in scuole e università in Svizzera

schermo di un computer portatile
ChatGPT è lo strumento di intelligenza artificiale più in voga del momento. © Keystone / Christian Beutler

ChatGPT è diventato in pochi mesi oggetto di curiosità, articoli di giornale e dibattiti: il programma di intelligenza artificiale è ormai presente nelle scuole e nelle università in Svizzera, al punto da preoccupare il personale docente.

Dal suo lancio avvenuto il 30 novembre 2022, lo strumento che riassume dei testi o risponde alle domande dell’utenza sotto forma di una conversazione affascina un numero crescente di giovani, studenti e studentesse. A volte considerato più avanzato di Google o Wikipedia, il programma è una manna dal cielo per chi vuole imbrogliare o per chi ottiene pessimi risultati scolastici e ricorre al chatbot per fare i compiti.

Nei corridoi dell’Università di Ginevra, ChatGPT non è un tabù. “L’ho già usato, ma solo per aiutarmi a riassumere gli argomenti di un esame”, dice uno studente intervistato dalla Radiotelevisione svizzera di lingua francese RTSCollegamento esterno. “Negli studi in Lettere si devono analizzare soprattutto le fonti e i testi antichi e storici. Quindi l’intelligenza artificiale non ci aiuta molto”, afferma un altro studente.

Trovare l’ispirazione

“Da quello che sento dire in giro, la gente lo usa soprattutto per trovare l’ispirazione”, dice una studentessa nei corridoi dell’ateneo ginevrino.

Ispirazione: è esattamente quello che cercava uno studente che ha consegnato un lavoro accademico in parte redatto da ChatGPT. Poiché le regole sull’uso del programma non sono ancora chiare, ha deciso di testimoniare in forma anonima.

“Non mi sembra che sia un modo per imbrogliare. Per contro, ci viene richiesta una certa abilità redazionale per spiegare alcuni concetti, e il suo uso può forse impedire questo apprendimento, perché ChatGPT scrive molto bene”, spiega questo studente che sta terminando i suoi studi universitari e per il quale si trattava della prima esperienza con l’applicazione.

illustrazione di robot.

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Insegnante meravigliata

ChatGPT piace anche agli studenti e alle studentesse di liceo, tanto che il suo utilizzo sta destando preoccupazione nelle scuole. Alcuni/e non esitano a usare il programma informatico per gonfiare i propri risultati e consegnare agli/alle insegnanti lavori quasi perfetti… in apparenza.

“Ho fatto una relazione di inglese su ChatGPT, con zero errori. Ho anche dovuto fare uan relazione di francese sull’analisi di un passaggio del ‘Don Giovanni’ di Molière… ero troppo pigro per scrivere tre pagine. Ho usato il programma e l’insegnante si è meravigliata talmente era perfetta”, ammette un adolescente di Losanna, che dice di imbrogliare regolarmente.

Il giovane è sicuro di sé e non pensa di poter essere smascherato. “È impossibile. Questo strumento prende informazioni da tutti i siti che ci sono su Internet, crea delle belle frasi, riunisce le informazioni, crea cose vere. Ci serve il tutto su un bel piatto d’argento”, dice, prima di ringraziare Elon Musk, tra i co-fondatori della start-up che ha sviluppato ChatGPT.

Regolamentare e formare invece di vietare?

L’apparizione di ChatGPT ha creato aree grigie che hanno portato la città di New York a vietarne l’uso nelle scuole. Nella Svizzera francese, per il momento, non è previsto alcun divieto. Al contrario, l’idea è quella di regolamentare questa pratica, come ha fatto l’Università di Neuchâtel (Unine).

“Quando chiedo agli studenti di consegnare un lavoro, potrei accompagnarlo con una discussione successiva, una sorta di difesa di una tesi. Risulterà chiaro se lo studente conosce la materia”, afferma Martin Hilpert, vicerettore dell’Unine.

L’ateneo ha già vissuto situazioni in cui ha dovuto adattarsi ai progressi tecnologici. Nella Svizzera francese, alcuni responsabili dell’istruzione fanno un parallelo tra ChatGPT e l’arrivo delle calcolatrici, dei motori di ricerca e di Wikipedia. Strumenti che in seguito sono stati integrati nell’insegnamento.

Un aiuto per preparare le lezioni

Mentre molti/e insegnanti temono questa intelligenza artificiale, aspettandosi un maggior numero di imbrogli nelle loro classi, altri/e hanno deciso di usarla per preparare le loro lezioni.

Tra questi c’è Eric Vanoncini, insegnante di filosofia e collaboratore del servizio cantonale di Ginevra per la formazione ai media nelle scuole. “Durante le mie lezioni, ho usato le risposte di ChatGPT in alcuni momenti per riflettere su ciò che facciamo in filosofia, sulla questione dell’accesso alla conoscenza, sull’affidabilità delle fonti e sull’intero processo di ricerca”, spiega.

“Potrebbe anche essere un assistente potenzialmente interessante. Gli ho chiesto di correggere in forma anonima la dissertazione di uno dei miei studenti. Ho anche provato in diverse occasioni a chiedergli di preparare sequenze didattiche o esercizi. ChatGPT ha fatto tutto questo relativamente bene”, dice Eric Vanoncini.

Rivedere le valutazioni

Che si tratti di un’opportunità o di un pericolo, ChatGPT ha rimescolato le carte in tavola al mondo educativo e accademico che tutt’a un tratto si trova costretto ad agire. Alcuni cantoni non escludono di ripensare interi settori della scuola, come i compiti a casa e le valutazioni.

In ogni caso, il tema dell’intelligenza artificiale è sulla bocca di tutti e tutte. Sarà all’ordine del giorno della prossima conferenza intercantonale sull’istruzione pubblica. Nel Canton Vaud, sarà presentata un’interpellanza al Gran Consiglio (parlamento cantonale) per discutere un possibile quadro giuridico in materia.

Traduzione dal francese di Luigi Jorio

La chiave per l’accettazione di questa nuova tecnologia sta nella capacità di distinguere tra il testo scritto da un essere umano e quello prodotto da un’intelligenza artificiale.

Attualmente esistono diversi software in grado di farlo. La società madre di ChatGPT offre un proprio rilevatore. Al momento, però, non è però molto efficace con i testi scritti in francese.

L’azienda propone un’altra soluzione: integrare nel testo una sorta di filigrana invisibile, come per le banconote, che consentirebbe di identificare i testi scritti artificialmente.

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