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Il richiamo seducente delle Langhe

Remo e Karin Hohler davanti alla loro casa swissinfo.ch

Avere un terreno in proprio da coltivare: Karin e Remo Hohler sono riusciti a realizzare il loro sogno a Cassinasco, nella Langa astigiana.

Grazie ai metodi di coltivazione in sintonia con la natura, il vino prodotto dai coniugi Hohler nei loro tre ettari di vigna ha contribuito a ridare nobiltà alla Barbera.

Salendo sulla strada che da Canelli conduce a Cassinasco, nella Langa astigiana, in Piemonte, non è difficile capire come mai molti stranieri – e soprattutto molti svizzeri – scelgano questa regione per iniziare una seconda vita.

Il colpo d’occhio è assai suggestivo: all’orizzonte si stagliano le Alpi illuminate dal sole, una leggera bruma ricopre la vicina pianura, sulle colline predomina la vigna, la temperatura è gradevole, malgrado il calendario segni solo metà gennaio.

«Quando nel febbraio del ’90 siamo venuti ad Acqui Terme per incontrare la persona che doveva venderci l’azienda agricola ho detto a mio marito ‘no, io qua non ci resto, torniamo in Svizzera’. Quindici anni fa, Acqui Terme era una cittadina bruttissima. Poi quando siamo venuti qui a Cassinasco per vedere la casa è improvvisamente uscito il sole. Da allora non ci siamo più mossi».

Un sogno che si è avverato

Per Karin Hohler e per suo marito Remo il sogno germogliato diversi anni prima, sogno che in Svizzera non era possibile realizzare, è diventato realtà.

«Prima di trasferirci qui nelle Langhe abbiamo vissuto un anno in una comunità vicino a Saignelégier dove si coltivavano prodotti biologici», ci dice Remo Hohler. L’esperienza però non li soddisfa. «L’obiettivo era di avere qualcosa di nostro, ma in Svizzera per un’azienda di un ettaro e mezzo chiedevano più di un milione di franchi».

Il destino li porta a Cassinasco. «All’inizio è stata un’avventura», spiega Remo. I coniugi Hohler hanno quattro maschietti in tenera età: il più piccolo ha un mese, il primogenito cinque anni. «Per il più grande è stato un po’ difficile, qui non c’erano bambini».

La casa è abitabile, ma manca l’acqua calda e per riscaldare c’è una sola stufa. Entrambi hanno inoltre pochissima esperienza nella coltivazione della vigna: Remo di formazione è giardiniere e Karin decoratrice di ceramica.

Gli svizzeri matti

Due persone con quattro bambini che vengono dalla Svizzera per fare i contadini? L’avventura ha di che stupire la popolazione locale, che soprattutto all’epoca cercava più che altro di lasciare la campagna. «All’inizio ci consideravano un po’ pazzi», dice Karin, «ma i vicini ci hanno comunque aiutato molto».

I metodi usati da Remo lasciano inoltre assai perplessa la gente del posto. «La nostra idea fondamentale era ed è tuttora di fare dei prodotti sani, di evitare tutto ciò che è veleno per il terreno ed in particolare i concimi chimici di cui si faceva ampio uso».

«Vedendo mio marito che non utilizzava diserbanti oppure che in agosto effettuava una selezione dei grappoli, tutti ci dicevano ‘tra cinque anni non avrete più viti’. Ma mio marito ha la testa dura!».

«Se uno ha una pianta attaccata dai pidocchi va in una drogheria e gli danno un insetticida, ma mai nessuno si chiede perché questa pianta è stata attaccata dai pidocchi», spiega Remo per illustrare la sua concezione del lavoro nella vigna. «La nostra ricerca si basa proprio sul cercare di capire dove sono i problemi senza aver ricorso a trattamenti nocivi».

Prodotti bioenergetici, omeopatici, microorganismi effettivi… Remo e Karin utilizzano una vasta paletta di trattamenti alternativi per rivitalizzare il terreno.

Un’ostinazione pagante

Malgrado lo scetticismo iniziale, l’ostinazione di Remo e di Karin si rivela pagante. A Remo mostriamo un articolo di alcuni anni fa di Paolo Massobrio, critico enologico che scrive tra l’altro per La Stampa, che tesse le lodi della sua Barbera e lo cataloga tra coloro che hanno contribuito a ridare nobiltà a questo vino, spesso sinonimo di vinaccio acido a basso prezzo.

«Due bicchieri» (su un massimo di tre) nella prestigiosa guida Gambero Rosso, valutazione notevole nel Veronelli, citato nel Piccolo Johnson… il vino di Remo e Karin Hohler convince gli esperti.

I coniugi Hohler non sono stati certamente gli unici ad aver mostrato una nuova strada, ma il loro esempio ha senz’altro contribuito a spingere un numero sempre maggiore di viticoltori della zona a puntare sulla qualità piuttosto che sulla quantità.

«Magari un piccolo apporto alla rinascita della Barbera lo abbiamo dato anche noi», osserva in maniera schiva Remo. «Ci ha aiutato il fatto di venire da fuori, di vedere le cose da un punto di vista diverso rispetto alla gente del posto, che deve tener conto del retaggio dei genitori».

Punti di vista nuovi ai quali del resto cominciano ad essere confrontati anche i coniugi Hohler: «Uno dei nostri figli studia enologia ad Alba ed ha idee nuove, diverse. Vedremo…».

swissinfo, Daniele Mariani, Cassinasco

In Italia a fine 2004 vivevano 45’452 cittadini svizzeri.
Quella italiana è la quarta comunità elvetica all’estero in ordine d’importanza dopo quella francese (166’199 persone), statunitense (71’419) e tedesca (70’455).
In Piemonte, attualmente i cittadini elvetici sono 3’818.
Negli ultimi anni, molti svizzeri sono emigrati nelle Langhe e nel Monferrato.
Nella provincia di Cuneo sono registrati 490 cittadini svizzeri, in quella di Asti 221 e in quella di Alessandria 295.

Remo e Karin Hohler, originari di Kaiseraugst e di Magden, nel canton Argovia, hanno rispettivamente 50 e 51 anni. Assieme ai loro quattro figli, si sono stabiliti a Cassinasco nel 1990.

Possiedono tre ettari di vigna, «il minimo per vivere, ma il massimo per lavorare in due», come dice Remo Hohler.

Producono principalmente Barbera d’Asti e un po’ di Moscato secco. Attualmente la produzione è di circa 12’000 bottiglie di rosso e di 2’000 di Moscato.

Oltre che sul posto, il vino di Remo e Karin Hohler può anche essere acquistato in alcuni negozi in Svizzera.

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