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Il sangue dei vivi per identificare i morti

Nella ex Jugoslavia mancano all'appello più di 25'000 persone. Keystone

Buona parte dei corpi rinvenuti nelle fosse comuni della ex Jugoslavia attende ancora un nome. Una commissione internazionale cerca i loro parenti anche nella Confederazione.

Grazie ad una tecnica sviluppata in Svizzera e basata sull’analisi del DNA dei famigliari, è possibile identificare le vittime del conflitto.

Due piccole squadre della Commissione internazionale per le persone scomparse (ICMP) sono in Svizzera dal primo ottobre. L’obiettivo? Raccogliere campioni di sangue di persone originarie della ex Jugoslavia. Il conflitto balcanico ha provocato migliaia di dispersi. Con quest’operazione si spera di contribuire all’identificazione dei morti senza nome. Nella maggioranza dei casi si tratta di vittime delle epurazioni etniche.

I due team provengono da Pristina (Kosovo) e Sarajevo (Bosnia). Hanno cominciato il loro lavoro nei pressi di Zurigo e faranno tappa in altre località svizzere. «La nostra missione consiste nel prelevare campioni di sangue di persone originarie della ex Jugoslavia, che durante il conflitto hanno perso un parente dato per disperso», spiega Mustafa Ciczmic, responsabile di una delle due équipe.

Il progetto è finanziato dalla Comunità europea e «di solito non ci rechiamo in paesi che non ne fanno parte», spiega Asta Zinbo, che dirige le operazioni dell’ICMP riguardanti la popolazione civile. «Ma per la Svizzera abbiamo fatto un’eccezione, perché sappiamo che qui vive un numero relativamente alto di persone provenienti dalle zone con molti dispersi».

Inoltre, la Svizzera non partecipa direttamente al programma, ma «ha dato numerosi contributi al lavoro della Commissione per le persone scomparse». Asta Zinbo ricorda in particolar modo il sostegno ai laboratori d’analisi del DNA, ai lavori di riesumazione dei corpi e ai progetti volti ad aiutare la popolazione civile a superare i traumi del passato.

Una tecnica complessa e costosa

I campioni si sangue raccolti durante la missione dell’ICMP saranno sottoposti ad un test del DNA. I risultati verranno poi comparati ai profili genetici ottenuti dalle spoglie delle vittime ancora anonime. Grazie alle leggi biologiche dell’ereditarietà e all’impiego del computer è possibile stabilire se nei due gruppi ci sono dei profili imparentati. La tecnica utilizzata dall’ICMP è stata messa a punto da due medici svizzeri.

«Il metodo utilizzato dall’ICMP è estremamente costoso e complesso», spiega il dottor Thomas Krompecher, direttore dell’Istituto universitario di medicina legale di Losanna, «ma è l’unica soluzione per identificare dei corpi che in realtà non sono più che degli scheletri».

Il dottor Krompecher è membro della Commissione di consulenza scientifica dell’ICMP. In collaborazione col suo collega ginevrino Romano La Harpe, nel 2000 ha messo a punto per l’ICMP una tecnica inedita d’identificazione dei dispersi. «Dopo la guerra nella ex Jugoslavia si trattava di identificare dalle 20’000 alle 30’000 vittime dell’epurazione etnica».

1’500 famiglie da contattare

I ricercatori venuti in Svizzera dal Kosovo e dalla Bosnia si rivolgono soprattutto a chi ha un legame familiare diretto (genitori, figli o fratelli) con dei dispersi. «La nostra lista riguarda 1500 persone residenti in Svizzera», dichiara Mustafa Ciczmic. Si tratta per lo più di bosniaci, ma anche di serbi, albanesi e croati.

«Sfortunatamente non abbiamo le coordinate di tutte le persone. Speriamo che il fatto di essere venuti in Svizzera ci aiuti a raccogliere delle informazioni, in modo da poter contattare queste persone in un secondo tempo. Contiamo molto anche sul passaparola». Ciczmic e i suoi colleghi sperano di poter effettuare almeno 500 prelievi di sangue.

La campagna, organizzata dalla ICMP, toccherà diverse località svizzere. Contemporaneamente si svolge in altri paesi europei e più precisamente in Austria, Danimarca, Germania, Paesi Bassi e Slovenia.

Seconda campagna europea

La missione europea dell’ICMP, dovrebbe permettere di raccogliere tra i 10’000 e i 15’000 campioni di sangue. Durante l’estate la Commissione per le persone scomparse aveva già registrato un notevole successo in Austria, Germania e Svezia.

L’ICMP è nata nel 1996 da un’idea dell’allora presidente statunitense Bill Clinton. Il numero di campioni raccolto nel frattempo si aggira intorno alle 60’000 unità.

Per riuscire ad identificare le 25’000 persone scomparse nel corso dei conflitti che hanno insanguinato la Jugoslavia durante gli anni Novanta, gli esperti stimano di dover arrivare a 100’000 campioni di sangue. Il numero maggiore di scomparsi si registra in Bosnia, dove mancano all’appello 20’000 persone.

swissinfo

La ICMP fa appello alle persone della ex Jugoslavia che vivono all’estero: chi ha dei parenti dati per dispersi durante la guerra è pregato di telefonare allo 0038 61 809 103.

In Svizzera vivono all’incirca 370’000 persone originarie della ex Jugoslavia.

Nel corso degli anni Novanta, sanguinosi conflitti hanno portato alla divisione della Jugoslavia in più Stati indipendenti.

Gli scontri hanno fatto circa 350’000 vittime. 3 milioni e mezzo di persone sono state costrette a lasciare le loro case.

Il conflitto è stato caratterizzato da operazioni di pulizia etnica. Buona parte dei corpi rinvenuti nelle fosse comuni non ha ancora un nome.

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