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Il sorriso del maratoneta

Accoglienza calorosa per il "re" di Tokio Keystone

Al rientro da Tokio, il maratoneta Viktor Röthlin parla a swissinfo dei problemi che ha dovuto superare prima di arrivare al successo sulle strade della capitale giapponese.

Röthlin, medaglia di bronzo ai mondiali del 2007, ora si concentra sull’obiettivo principale per il 2008: le maratona olimpica di Pechino.

Un nutrito gruppo di affezionati sostenitori e l’immancabile suono dei campanacci hanno salutato domenica il ritorno a casa di Viktor Röthlin, l’atleta che il 17 febbraio ha fatto sua la maratona di Tokio.

Correndo la maratona in 2 ore 7 minuti e 23 secondi, Röthlin ha abbassato di quasi un minuto il record svizzero di cui era già detentore. Il suo è il terzo miglior tempo fatto segnare nel 2008.

swissinfo: Cosa significa per lei aver vinto la maratona di Tokio?

Viktor Röthlin: Dietro a questo successo c’è una storia incredibile. La preparazione non si è svolta secondo programma. Alla fine di novembre mi sono ammalato e sono dovuto rimanere a letto per più di due settimane. Poi sono andato in Kenia, come ogni anno, ma ho dovuto interrompere i miei allenamenti a causa dei disordini scoppiati nel paese. Eppure alla fine di tutto questo ho vinto una delle maratone più importanti, una maratona che si tiene in un paese dove la gente va veramente in delirio per la corsa.

swissinfo: Cosa è successo in Kenia?

V.R.: Siamo arrivati in Kenia il giorno delle elezioni. Sembrava tutto tranquillo, poi dopo l’annuncio della vittoria di Mwai Kibaki sono cominciati i disordini. Il luogo dove soggiornavo è abitato da una tribù diversa da quella di Kibaki e qualcuno ha cominciato a bruciare case e ad uccidere. Personalmente non sono mai stato in pericolo, ma c’era incertezza in merito alle forniture di carburante. Non sapevamo se saremmo potuti partire più tardi ed eravamo a 350 chilometri di distanza dall’aeroporto di Nairobi. Per evitare problemi seri in seguito, abbiamo deciso in fretta di abbandonare il campo d’allenamento.

swissinfo: Nonostante tutto questo è riuscito a mantenere la calma prima della corsa?

V.R.: Non avevo niente da perdere. Avevo già in tasca la qualificazione ai giochi olimpici e forse proprio perché mi sentivo libero ho preso qualche rischio e ho messo a segno una corsa perfetta. Ho distanziato di oltre un minuto i miei avversari. È stato davvero incredibile; sono riuscito ad abbassare il mio stesso record di 57 secondi.

swissinfo: Una bella iniezione di fiducia in vista delle olimpiadi di Pechino…

V.R.: È forse il più importante obiettivo della mia carriera e con il successo di Tokio impresso nella mente sarà davvero un piacere andare a Pechino. Ma anche la pressione sarà forte. E poi ogni gara ha la sua storia. Ci sono 20-25 atleti in grado di vincere una medaglia. Per farcerla bisogna avere una buona giornata, una certa dose di fortuna e una mente fresca.

swissinfo: Nei giorni scorsi ha visitato Pechino. Quali sono le sue impressioni?

V.R.: Era molto importante per me cominciare la preparazione a questi giochi olimpici e anche farmi un’idea concreta dei luoghi di cui si sente tanto parlare… Adesso so a cosa devo prestare attenzione e posso prepararmi mentalmente a farlo.

Il tracciato è molto semplice, non ci sono troppe svolte e le strade sono praticamente dei rettilinei. D’altro canto l’inquinamento è un’incognita. Dà molto fastidio quando si va a passeggio, ma abbiamo anche avuto dei giorni senza inquinamento. Spero che riescano a mantenere basso il livello di smog. In inverno la situazione è peggiore a causa dei riscaldamenti. Ora conosco la situazione in inverno; in estate dovrebbe essere migliore.

swissinfo: Correre una maratona è una vera impresa. Quali sono le qualità indispensabili per riuscirci?

V.R.: Ovviamente serve una buona dose di resistenza. Ma nella maratona non è solo il corpo a lavorare, è anche e soprattutto la mente. Per questo è una disciplina così interessante.

swissinfo: È una lotta con sé stessi?

V.R.: Bisogna già conoscere all’inizio con quale ritmo si potrà superare la linea del traguardo. All’inizio ci si sente dei ragazzini, si potrebbe anche correre più velocemente, ma questo alla fine non sarebbe un bene. Si tratta di due ore in cui si possono godere tutti gli aspetti della vita: si può essere un ragazzino all’inizio e un vecchio alla fine! Ci vuole molto lavoro mentale per non spingere troppo alla partenza, per rimanere calmi se qualcuno fa il cavallo pazzo e arrivare così alla fine in buona posizione.

Intervista swissinfo, Isobel Leybold-Johnson, aeroporto di Zurigo
(traduzione, Doris Lucini)

Röthlin, 33 anni, è originario di Kerns (Obvaldo, Svizzera centrale).

Fisioterapista diplomato, Röthlin è diventato atleta professionista nel 2006.

Ha sviluppato un programma d’allenamento chiamato Vicsystem. Pensato per un professionista, il programma prevede due corse (250 chilometri in una settimana) e una batteria di esercizi supplementari al giorno.

Record personale e nazionale: 2 ore 7 minuti 23 secondi (Tokio 2008)

Lunghezza di una maratona standard: 42,195 chilometri

Röthlin occupa attualmente il terzo posto della classifica mondiale 2008 (dietro al detentore del record mondiale, l’etiope Haile Gebrselassie, e il keniano Isaac Wanjohi Macharia).

Nel 2007, solo 10 atleti hanno fatto segnare un tempo inferiore a quello realizzato da Röthlin a Tokio.

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