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Il volo incerto della fenice

La transizione da Crossair a nuova Crossair è ancora costellata da molti punti interrogativi Keystone Archive

La decisione sul finanziamento della nuova Crossair ha chiarito alcuni dubbi, sul futuro aeronautico elvetico. Ma molte questioni rimangono aperte.

Da lunedì alcune cifre che riguardano il futuro dell’aviazione civile in Svizzera sono note. Innanzitutto la ricapitalizzazione di Crossair nella misura di 2,74 miliardi di franchi, di cui 600 milioni versati dalla Confederazione, 300 dal canton Zurigo, 50 dalla città di Zurigo, 31 dai due semicantoni di Basilea e 69 di altri cantoni (ancora da confermare).

Da parte loro i privati partecipano alla “nuova Crossair” con un capitale di 1,95 miliardi di franchi. 350 milioni provengono da UBS e Credit Suisse, gli altri da circa due dozzine di grandi imprese elvetiche, tra cui per esempio Novartis, Nestlé, Hoffmann-La Roche e Swisscom con 100 milioni a testa.

I voli di Swissair fino a marzo sono garantiti da un credito a fondo perso della Confederazione: un miliardo di franchi, che si aggiunge ai 450 milioni già versati per superare l’impasse della compagnia aerea fino alla fine di ottobre.

Un’operazione miliardaria che non elimina però tutti i dubbi sul futuro della compagnia aerea svizzera. La ricapitalizzazione di Crossair – la quale disporrà di un capitale azionario pari al 35% della somma di bilancio – mira a creare una società solida e resistente alle bufere, ma le questioni aperte sono ancora molte.

Il problema del personale

Cominciamo da quella più dolorosa: i licenziamenti. Il piano di rilancio così come si presenta ora si richiama al cosiddetto “scenario A”, il più ottimista tra quelli elaborati dalla task force “Ponte aereo” lo scorso 14 ottobre. Lo scenario prevede che all’attuale flotta Crossair (82 velivoli) si aggiungano 52 apparecchi Swissair, 26 per i voli a lungo e 26 per quelli a corto raggio.

In questo caso, i licenziamenti previsti sono oltre 9000, 4000 in Svizzera e 5000 all’estero. Ma il modello 82/26/26 è la variante più ottimistica. André Dosé, capo della Crossair, ha già messo in chiaro che il numero effettivo di velivoli Swissair ripresi dalla nuova compagnia dipenderà dalla congiuntura e dal mercato.

Già su questo fronte quindi, la perdita di posti di lavoro potrebbe essere maggiore del previsto. Inoltre, le previsioni sul numero di disoccupati non tengono conto degli effetti indiretti di un ridimensionamento dell’attività di Swissair e dell’aeroporto di Zurigo.

Neppure sul fronte dei costi sociali vi è ancora completa chiarezza. Potrebbero ammontare a 650 milioni di franchi, ma secondo il Dipartimento federale delle finanze (DFF) la cifra potrebbe ancora cambiare, una volta rifatti i calcoli a partire dalle singole unità aziendali.

Il piano sociale potrà essere finanziato con la vendita degli attivi del gruppo Swissair. La legge federale sui fallimenti fra i creditori dà la priorità ai salari. Non è tuttavia ancora certo che gli attivi del gruppo siano sufficienti. Sempre secondo il DFF, UBS e Credit Suisse starebbero valutando se accordare un finanziamento transitorio per garantire il piano sociale.

Problemi vi potrebbero inoltre essere nell’integrazione fra piloti Crossair e Swissair. I piloti Swissair, pur disposti a rinunciare a parte del salario – finora nettamente superiore a quello della Crossair, chiedono un contratto collettivo di lavoro distinto per una fase transitoria di alcuni anni.

Il volto della futura compagnia

Completamente aperta rimane ovviamente la questione delle possibilità di successo della nuova compagnia aerea. Dopo l’11 settembre, ogni previsione sull’andamento del settore dell’aviazione civile è azzardata.

Del resto, su quelle che saranno la struttura e la strategia della futura compagnia di bandiera elvetica è ancora presto per esprimersi. Ancora non se ne conosce il nome, né si hanno elementi per speculare sulla composizione del management e del consiglio di amministrazione. È certo solo che la Confederazione nel CdA avrà un seggio.

Intanto uno “steering commitee”, presieduto da Rainer E. Gut, accompagnerà la fase di transizione verso la nuova compagnia. Del comitato fanno parte, oltre a Gut, rappresentante dell’economia, Peter Siegenthaler del Dipartimento federale delle finanze e Peter Jeker, per il canton Zurigo. Un quarto seggio spetta ad un altro rappresentante dell’economia privata, non ancora designato.

Nuova Crossair al sicuro dai creditori Swissair

Buone notizie comunque almeno sul piano dei legami tra la Crossair e la fallimentare Swissair: la nuova compagnia intercontinentale elvetica non sarà toccata dal procedimento di moratoria concordataria che riguarda la Swissair. Dal momento dell’acquisto del 70 per cento del capitale da parte di UBS e Credit Suisse Group la Crossair è indipendente.

Da tale data la compagnia basilese non fa più parte di Swissair Group, ha detto all’ats Filippo Beck, partner dello studio di avvocatura di Karl Wüthrich, commissario provvisorio del concordato Swissair.

I creditori di Swissair non potranno quindi rivalersi sulla Crossair, ha affermato Beck, aggiungendo che i finanziamenti concessi da Confederazione ed economia privata non cambiano tale situazione.

Il contesto giuridico si complicherebbe invece se la nuova aviolinea dovesse chiamarsi Swissair. In tal caso i creditori potrebbero far valere i loro diritti nei confronti della “nuova Swissair” dato che potrebbe essere considerata come società erede.

L’Unione europea preoccupata

Problemi potrebbero sorgere invece sul fronte europeo: la Commissione europea si è detta “preoccupata” per l’annuncio fatto lunedì dalla Confederazione di una sua partecipazione nella nuova Crossair. Bruxelles non nasconde la sua perplessità per l’entità e le modalità degli aiuti concessi.

Gilles Gantelet, portavoce comunitario per i trasporti, ha detto che la Svizzera ha informato già lunedì sera i responsabili della Commissione. Il presidente della Confederazione Moritz Leuenberger ha invece parlato martedì al telefono con la commissaria ai trasporti, Loyola de Palacio.

La commissaria si sarebbe detta “soddisfatta” dell’assicurazione data da Leuenberger sul fatto che i finanziamenti statali non serviranno a tenere bassi i costi dei voli della nuova compagnia aerea.

La Commissione vaglierà attentamente le informazioni fornite da Berna per determinare se questi contributi finanziari dello Stato siano «compatibili» con la normativa comunitaria. Bruxelles sottolinea infatti che la Svizzera deve adeguarsi a queste disposizioni anche se l’accordo bilaterale sui trasporti e sul traffico aereo non è ancora entrato in vigore.

Ulteriori dettagli saranno discussi il 15 novembre in occasione della riunione del comitato Svizzera-UE. Dal canto suo anche la Svizzera ha chiesto alla Commissione europea delle spiegazioni su casi simili avvenuti nell’Unione europea.

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