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Illetteratismo: un tabù sociale

Un terzo degli svizzeri non hanno competenze alfabetiche sufficienti per capire le avvertenze sull'impiego di un farmaco swissinfo.ch

L'illetteratismo, o analfabetismo funzionale, concerne un terzo della popolazione. L'Ufficio federale della cultura ha presentato una radiografia di questo problema sociale.

“Illetteratismo”: un termine che ancora oggi non figura ufficialmente nella lingua italiana, ma che tra pochi anni tutti potranno probabilmente trovare in ogni dizionario. Tutti … o quasi. L’illetteratismo vuole infatti indicare l’incapacità di leggere o scrivere che assilla e penalizza numerose persone anche dopo la scuola dell’obbligo.

Un fenomeno che concerne un buon terzo della popolazione in Svizzera, come in quasi tutti i paesi industrializzati. Le dimensioni impressionanti dell’illetteratismo – e soprattutto le sue conseguenze – stanno sollevando da diversi anni interesse e preoccupazione in tutta Europa. Lo dimostrano le ricerche condotte dall’Unione europea e dall’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE).

In Svizzera, anche l’Ufficio federale della cultura (UFC) si sta chinando da tempo sull’illetteratismo. Nel 1999, una petizione firmata da oltre 26’000 persone chiedeva al Consiglio federale di adottare misure destinate a rafforzare l’educazione degli adulti, migliorando le competenze di lettura, scrittura e calcolo. Per definire la reale estensione del fenomeno, le autorità svizzere hanno commissionato delle indagini, i cui risultati sono contenuti in un rapporto presentato lunedì mattina a Berna dall’UFC.

Analfabetismo funzionale

L’illetteratismo, sottolineano gli specialisti, non va confuso con l’analfabetismo strutturale che sussisteva ancora mezzo secolo fa in Europa. Un problema quest’ultimo dovuto alla carenza di strutture scolastiche disponibili per tutta la popolazione.

L’avvento della scuola dell’obbligo ha poi fornito l’illusione di aver superato la piaga dell’analfabetismo. Da alcuni decenni ci si rende però conto che neppure i più moderni sistemi scolastici sono riusciti a sopprimere il male alle sue radici.

Si è parlato quindi dapprima di “analfabetismo di ritorno”, per definire le dimenticanze e le lacune rimaste dopo una scolarità ancora qualitativamente insufficiente. Poi si è diffuso sempre più il concetto di “analfabetismo funzionale”, per indicare l’incapacità di leggere e scrivere dopo un percorso scolastico giudicato di per sé normale. Un’incapacità quindi di capire ed esprimersi, dovuta anche a problemi familiari, sociali ed economici.

Illetteratismo, una parola già usata in Francia da alcuni decenni (illettrisme), ha in realtà lo stesso significato di analfabetismo funzionale. “Attualmente si preferisce parlare di illetteratismo” – sottolinea Stéphanie Vanhooydonck del Centro svizzero di coordinamento della ricerca educativa (CSRE) – “poiché questa parola non ha una connotazione negativa”.

Svizzeri nella media europea

Un quadro approfondito dell’illetteratismo in Europa emerge da uno studio condotto dagli anni ’90 dall’OCSE, che suddivide in 5 livelli le competenze alfabetiche della popolazione adulta. In base a tale studio, il 9 % degli svizzeri si situano al livello 1, ossia sono incapaci di ricevere o elaborare un messaggio anche semplice.

Oltre il 30 % degli svizzeri hanno invece nozioni corrispondenti al livello 2: possono assimilare soltanto testi facili, concepiti in modo chiaro e privi di indicazioni troppo complesse. Nel livello 3 (42%) figurano invece le persone che dispongono di competenze sufficienti per affrontare la maggior parte delle esigenze della vita quotidiana. I livelli 4 e 5 (18%) comprendono coloro che riescono ad elaborare anche le informazioni più difficili.

Con queste percentuali – non catastrofiche e neppure brillanti – la Svizzera figura nella media europea. Particolarmente alta invece, rispetto a molti altri paesi, la quota di stranieri che si situano al livello 1: il 63% degli immigrati in Svizzera.

Cause e conseguenze

Le cause dell’illetteratismo vanno ricercate innanzitutto in ambito scolastico. Anche in tale ambito la Svizzera si situa modestamente nella media europea, come emerso dallo studio PISA, pure realizzato dall’OCSE e presentato nel dicembre scorso. Tale studio evidenzia in particolare il fatto che un buon 20% dei giovani svizzeri dispongono di scarsissime competenze alfabetiche al termine della scuola dell’obbligo.

Vi sono poi cause legate a problemi di natura psichica, dovuti magari ad un deficit di educazione familiare. Oppure a fattori economici, come la mancanza di risorse finanziarie per sostenere una nuova formazione da adulti. Oppure ancora problemi sociali che tendono ad allargare il divario tra gli illetterati e coloro che hanno seguito studi superiori. L’analfabetismo funzionale non risparmia comunque neppure le classi sociali più alte.

Le indagini presentate dall’UFC non indicano un’espansione dell’illetteratismo in Svizzera. Secondo Silvia Grossenbacher, coautrice dello rapporto presentato dall’UFC, a preoccupare è soprattutto l’aggravamento delle conseguenze legate a questo fenomeno: “Nella nostra società diventa sempre più importante saper leggere e scrivere. Chi non dispone di queste conoscenze viene molto spesso escluso”.

Dal momento che la comunicazione e la conoscenza rappresentano sempre più un potere, la mancanza di competenze alfabetiche sufficienti porta ad un indebolimento a livello sociale. Le nuove tecnologie dell’informazione, a cominciare da Internet, contribuiscono ulteriormente a rafforzare questo divario.

Campagna di sensibilizzazione

La Confederazione non ha ancora elaborato un programma per lottare contro l’illetteratismo. L’analisi del fenomeno è troppo recente e il problema troppo complesso per poter intervenire in modo urgente. La lotta contro questa forma di analfabetismo richiederà probabilmente delle generazioni.

Attualmente, ha spiegato Marimée Montalbetti, responsabile della sezione cultura e società dell’UFC, le autorità svizzere stanno cercando innanzitutto di collegare tutti gli operatori interessati per creare una rete di scambi e di collaborazione. Il settore dell’educazione rientra infatti soprattutto nelle competenze dei cantoni, tra i quali vi sono ancora grandi differenze nel modo di affrontare la questione dell’illetteratismo.

Oltre ai sostegni accordati ad organizzazioni che lottano contro l’analfabetismo, come “Leggere e Scrivere”, l’UFC prevede di lanciare prossimamente una campagna di sensibilizzazione su questo fenomeno. Una delle difficoltà maggiori risiede infatti nel far capire alle persone illetterate che soffrono di un problema.

Molte di queste persone riescono infatti ad arrangiarsi nella vita quotidiana, anche se rimangono più esposte ad ogni crisi economica o ad ogni difficoltà professionale. L’illetteratismo rappresenta ancora oggi un tabù sociale.

Armando Mombelli

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