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In campo sanitario l’Insubria è già realtà

L'Ospedale di Mendrisio swissinfo.ch

L’intesa italo-svizzera nel settore della medicina parte da lontano. E le prospettive di un ulteriore sviluppo ci sono tutte.

Una conferma emersa chiaramente nel corso di un recente convegno organizzato a Mendrisio dalla Regio Insubrica.

Personalità di spicco del Ticino e della Lombardia ed operatori sanitari hanno infatti descritto, in base alle reciproche esperienze, l’evoluzione delle forme di collaborazione concrete al di qua e al di là della frontiera.

Un ambito, quello della medicina, in cui le frontiere non ricalcano quelle amministrative e politiche degli Stati nazionali: da anni ormai ricercatori e medici si incontrano per scambiarsi conoscenze ed esperienze.

Il professor Tiziano Moccetti, del Cardiocentro di Lugano, è stato del resto molto esplicito. “Per quanto mi riguarda la collaborazione tra Ticino e Italia esiste da almeno trent’anni e a diversi livelli”.

Occhi puntati sul futuro, quindi, per Moccetti che vedrebbe di buon occhio un’intensificazione dei rapporti con l’Università di Varese e un incremento dei progetti scientifici tra Ticino e Regione Lombardia.

Sulla stessa lunghezza d’onda il professor Franco Cavalli che al momento della presentazione del convegno aveva svelato un suo sogno: la creazione di una facoltà di medicina insubrica. “Il Ticino potrebbe diventare così il legame tra il Nord e il Sud dell’Europa”.

Una trama di fitti legami

Sogni a parte, la collaborazione insubrica è già operativa. Un esempio? L’Istituto oncologico della Svizzera italiana (IOSI). “Da ormai diversi anni – dice a swissinfo il primario Cristiana Sessa – intratteniamo regolari rapporti di lavoro con l’Istituto nazionale dei Tumori a Milano”.

Ma anche nel settore della formazione, della ricerca e della gestione delle urgenze la collaborazione insubrica è già fattiva da diversi anni e ai livelli più alti delle strutture sanitarie. Prova ne è la convenzione firmata nel 1996 (rinnovata poi nel 2003) nel campo biomedico tra le università di Pavia e Milano, il Canton Ticino e l’Ente ospedaliero cantonale.

“Da quest’anno – aggiunge il dottor Carlo Lucchina, direttore generale della Sanità della Regione Lombardia – esiste inoltre un protocollo di intesa tra le province di Como e Varese e il Ticino per quanto riguarda la gestione degli interventi di soccorso e trasporti transfrontalieri, per le situazioni di urgenza e di emergenza sanitaria”.

Potenzialità di sviluppo e nodi da sciogliere

“In termini di prospettive – aggiunge Lucchina – è possibile immaginare sviluppi nei rapporti bilaterali fra Regione Lombardia e Ticino. E gli ambiti possono essere quelli della ricerca sanitaria e socio-sanitaria, di specifiche progettualità, della formazione, di analisi epidemiologica”.

Restano evidentemente aperti molti interrogativi. A cominciare dalla diversità dei sistemi sanitari attraverso i quali vengono erogate ai cittadini le prestazioni mediche. Questi sistemi sono attualmente ancora organizzati in base a criteri nazionali.

“Attualmente la legislazione svizzera – puntualizza Giampaolo de Neri di “santésuisse” Ticino – applica, e finora piuttosto rigorosamente, il principio della territorialità: ossia del riconoscimento delle prestazioni unicamente se erogate in Svizzera”.

Ci sono tuttavia due eccezioni: quando malattie o infortuni insorgono all’estero ed è impossibile un rientro in Svizzera; quando, per motivi medici, la prestazione sanitaria deve essere eseguita all’estero.

Anche il sistema assicurativo dovrà adeguarsi

Di fronte all’evoluzione della collaborazione transfrontaliera in campo medico, le assicurazioni non possono stare a guardare.

“Riteniamo che in un prossimo futuro – aggiunge de Neri – anche il settore dell’assicurazione obbligatoria dovrà adeguarsi, sia per ragioni economiche, sia per incentivare la libera concorrenza in atto di Svizzera. Concorrenza peraltro accentuata dall’entrata in vigore dei Bilaterali”.

Bruno Cereghetti, direttore dell’Ufficio assicurazioni del Canton Ticino, ha poi spiegato come sono regolate le situazioni che richiedono cure urgenti fino al futuro della tessera sanitaria europea, che entrerà in vigore il primo gennaio del 2006.

“Nel quadro della libera circolazione delle persone – osserva Cereghetti – tale tessera permetterà di usufruire di tutte le prestazioni mediche necessarie alla continuazione del soggiorno nel Paese comunitario”.

Il dado, dunque, è tratto poiché le premesse per incrementare e corroborare la cooperazione transfrontaliera sono date.

“La bandiera non è importante – commenta il dottor Mario Landriscina, direttore del reparto di anestesia e rianimazione all’ospedale Sant’Anna di Como – quando c’è l’emergenza e si rischia la vita”.

swissinfo, Françoise Gehring, Mendrisio

Il 28 giugno 1888 firmata la prima Convenzione tra il Consiglio federale e Umberto I di Savoia in ambito di cooperazione sanitaria tra Svizzera e Italia
Il 1996 è la data a cui risale l’accordo di collaborazione tra lo IOSI e l’Istituto europeo di oncologia di Milano
Nel 2005 protocollo di intesa per la gestione di soccorsi ed emergenze nel territorio della Regio Insubrica

Un’intesa che parte da lontano quella tra Svizzera e Italia in campo sanitario. Un’intesa proiettata verso ampie possibilità di sviluppo.

Un convegno organizzato dalla Regio Insubrica ha permesso di tracciare un bilancio delle esperienze fin qui svolte. E di progettare, con gli operatori sanitari, un salto di qualità.

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