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Due giorni, 27 vicini e un bassotto – addio al rifugio antiatomico

Almeno questo: in caso di incidente nucleare la pesante porta di cemento non dovrebbe essere chiusa alle mie spalle. swissinfo.ch

Con lo smantellamento della centrale atomica di Mühleberg, per gli abitanti della vicina Berna si allontana finalmente lo spauracchio dell'incidente nucleare. Per loro finisce un'era, contraddistinta dalla paura di un evento che per fortuna non si è mai verificato in Svizzera. E se invece avessero dovuto rifugiarsi in un bunker?

Rischio ancora per alcuni anni

Lo smantellamento dura 15 anni e costa 3 miliardi di franchi. Durante i primi anni, il rischio di una fusione del nocciolo della centrale nucleare continua a sussistere, anche se tende a diminuire, afferma il gestore BKW. Prima di tutto le barre di uranio sono trasferite dal reattore al bacino di contenzione che si trova nelle immediate vicinanze. Lì si raffreddano. Dal 2021 saranno trasferite nel deposito temporaneo di Würenlingen. Entro la fine del 2024 tutte le barre combustibili si troveranno nel deposito temporaneo. 

Abito in una piccola e vecchia casa a schiera nella periferia occidentale della città di Berna e faccio parte di quel gruppo di persone che sarebbe immediatamente toccato da un incidente nucleare. Le autorità parlano delle cosiddette zone 1 e 2Collegamento esterno: sono localizzate a un raggio di 20 chilometri di distanza dalla centrale nucleare. E così, come per tutti gli abitanti della Svizzera, la Confederazione ha predisposto anche per me un posto in un bunker atomico.

Il mio si trova a 50 metri da casa mia. In caso di fuga di materiale radioattivo lo dovrei condividere con altre 27 persone. È un’eventualità, a cui negli ultimi anni in pochi hanno creduto. La maggior parte dei miei vicini ha quindi trasformato il proprio rifugio in dispensa.

È una modifica legale e comprensibile. Infatti, nessuno vuole confrontarsi costantemente con scenari catastrofici. E ora è forse più facile chiedersi come sarebbe stato se avessimo dovuto rintanarci in un bunker.

Le autorità informano in maniera sollecita e dettagliata. I piani d’emergenza sono a portata di mano e non sono stati coperti dalla polvere. Non così, invece, i locali sotterranei che in poche ore dovrebbero cambiare funzione, da magazzino a rifugio con brande e gabinetto chimico.

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Ecco come, basandomi su reali piani di salvataggio, immagino la mia fuga in caso di incidente atomico.

Che succede? Perché le sirene danno l’allarme nel cuore della notte? Non si tratta certo di una prova. Accendo la radio e do un’occhiata all’applicazione Alertswiss sul mio cellulare. È ciò che si deve fare in questi casi in Svizzera. Tutti lo sanno, anche i bambini. 

*UFPP: la Centrale nazionale d’allarmeCollegamento esterno misura ogni dieci minuti la radioattività mediante 76 sonde distribuite in tutta la Svizzera. Se le sirene suonano in maniera improvvisa, non preannunciata, significa che la popolazione è confrontata con un pericolo imminente. In questo caso, bisogna accendere la radio, seguire le istruzioni delle autorità e informare i vicini.

Le autorità invitano la popolazione delle zone 1 e 2 a preparare le cantine o il rifugio. I miei vicini ed io non abbiamo a disposizione un luogo protetto in casa. Dobbiamo raggiungere il bunker realizzato nei sotterranei della vicina palazzina.

**BSM: è importante che la popolazione rimanga in casa e che si rifugi in cantina.

Alla radio, il portavoce delle autorità invita a preparare le scorte di emergenza, in maniera particolare 9 litri d’acqua, alimenti, medicine, una radio a batterie, prodotti per l’igiene personale, torce elettriche con batterie di ricambio… e le compresse allo iodio.

*UFPP: ogni cinque anni, nelle vicinanze delle cinque centrali atomiche vengono distribuite compresse allo iodio (ioduro di potassio 65 AApot) alla popolazione.

Il rifugio per me e per altri 27 vicini si trova nel seminterrato di questa palazzina. swissinfo.ch

Io seguo l’invito delle autorità: mantengo la calma, eseguo le prime istruzioni e attendo ulteriori indicazioni.

Su una scheda promemoria che ho conservato vicino alle scorte di emergenza si suggerisce di portare con sé anche il testamento. Un invito sensato, visto che le sirene suonano di nuovo. L’incidente occorso alla centrale atomica di Mühleberg è davvero grave. La Centrale nazionale d’allarme comunica alla radio:

“Non uscire all’aperto. Chi si trova allo scoperto, cerchi rifugio nella casa più vicina. Chiudere porte e finestre. Spegnere gli impianti di ventilazione e dell’aria condizionata. Prendere le compresse di ioduro di potassio seguendo le indicazioni riportate sul foglio illustrativo…”.


**UFPP: la fuga di sostanze radioattive è suddivisa solitamente in tre fasi. La fase preliminare va dalla scoperta dell’incidente alla fuga di sostanze radioattive. Può durare alcune ore oppure giorni.

Indosso una giacca con cappuccio e mi metto dei guanti. Inoltre, provo a coprire il viso con un panno trasparente. Non serve a nulla, penso, ma male non fa. A questo punto lascio il mio appartamento con una valigia e raggiungo l’entrata della palazzina di tre piani. È lì che mi devo rifugiare.

Una dozzina di donne, uomini e bambini hanno già raggiunto i locali sotterranei e si guardano in giro preoccupati. Le cantine sono ancora piene di oggetti privati. Inoltre non sono ancora stati rimossi i graticci di legno che suddividono lo spazio in tante piccole dispense. Nessuno sa dove si trovi il custode; era lui che doveva organizzare il rifugio. Un inquilino lo raggiunge al telefono: al momento si trova nel comune di Boll, a una decina di chilometri di distanza. E da lì non ci sa indicare dove si trovino i letti a castello e i materassi, il gabinetto chimico e la radio d’emergenza.

**BSM: i proprietari degli immobili sono responsabili del mobilio, dell’attrezzatura e dello stato dei rifugi privati.

***Comandante della protezione civile: questi locali devono essere dotati di posti letto e servizi igienici d’emergenza (gabinetti chimici).

C’è una certa confusione e frenesia. Alcuni telefonano ai propri cari o provano a raggiungerli. Una signora anziana non se l’è sentita di lasciare a casa i suoi animali domestici: un cane, due gatti, due canarini e un ratto. Il bassotto abbaia senza tregua, svegliando un neonato che ora piange.

Cerco di non pensare ai due giorni che dovrò trascorrere qui sotto, con altre 27 persone, tra cui un neonato, tre bambini e diversi animali domestici.

***Comandante della protezione civile: la protezione civile consiglia di sistemare gli animali domestici nel locale attiguo al rifugio.

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Arriva sempre più gente, con valigie e borse enormi, quasi si trattasse di una vacanza al mare di più settimane. La maggior parte delle persone ha dimenticato di portarsi i nove litri di acqua potabile consigliati.

Dopo l’allarme, alcuni hanno riempito le bottiglie con acqua del rubinetto, sperando che non sia contaminata.

**BSM: in linea di principio si può continuare a bere l’acqua del rubinetto.

Gruppi di persone iniziano ad organizzarsi e a creare un po’ di privacy. “Chi comanda qui?”, chiede un uomo sulla quarantina e dal fisico possente. E visto che nessuno risponde, inizia a dare ordini ai vicini. “Mantenete la calma altrimenti non sentiamo le informazioni delle autorità trasmesse alla radio”, dice. Il bassotto e il bambino non gli ubbidiscono.

“Propongo di assegnare l’area all’entrata agli uomini, quella a metà alle famiglie e quella in fondo alle donne”, dice l’autoproclamato capo del rifugio, mentre quattro giovani uomini chiedono di poter accedere al bunker, anche se non abitano qui. Ne nasce un’animata discussione.

**BSM: non ci sono indicazioni o raccomandazioni precise al riguardo.

Per fortuna, il “capo del rifugio ad interim” dà indicazioni e ordini sensati che i presenti accolgono per lo più senza protestare. Per ora, i miei vicini subordinano le esigenze personali al bene comune. Ma per quanto sarà ancora così? E quando potremo uscire dal rifugio?

* UFPP Ufficio federale della protezione della popolazioneCollegamento esterno

** Ufficio della sicurezza civile, dello sport e degli affari militari del canton BernaCollegamento esterno

***Comandante della protezione civile del canton BernaCollegamento esterno


Non appena un aumento della radioattivitàCollegamento esterno mette in pericolo la popolazione, gli animali e l’ambiente, la Centrale nazionale d’allarmeCollegamento esterno ordina misure d’emergenza e organizza un servizio di picchetto, attivo 24 ore su 24.

Eccezion fatta per pochi vecchi edifici, la maggior parte delle abitazioni in Svizzera è dotata di un rifugio privato.

Oltre ai 360 000 rifugi privatiCollegamento esterno, nei comuni e nei quartieri urbani ci sono ampi bunker gestiti dalle autorità. Inoltre, i comuni devono realizzare rifugi pubblici per le persone che nel momento dell’incidente sono lontane da casa (per esempio i turisti) oppure per coloro che non hanno un posto dove rifugiarsi.

Fonte: Ufficio federale della protezione della popolazione (UFPP)

Traduzione dal tedesco: Luca Beti

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