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Addomesticare l’anoressia

Superata la malattia, ora Melanie si è buttata anima e corpo nell'arte. swissinfo.ch

Melanie aveva appena 16 anni quando è diventata anoressica. «Odiavo il mio corpo, mi disgustava». Per un anno ha smesso di nutrirsi a sufficienza. Poi è iniziata la terapia e con essa la scrittura. Ora Melanie ha 21 anni e studia per diventare illustratrice. Testimonianza.

«Mi sono sempre sentita diversa dagli altri ragazzi della mia età. Non facevo parte del gruppo. Avevo la sensazione di non essere all’altezza…. e così ho iniziato a non mangiare abbastanza».

È tipico dell’adolescenza sentirsi a volte inadeguati e confusi, ma la lotta di Melanie contro sé stessa era qualcosa di diverso, di più grave. Non era affatto in sovrappeso, ma dimagrire le è sembrato il solo modo per cambiare l’immagine distorta che aveva di sé. «Odiavo il mio corpo, mi disgustava. Facevo perfino fatica a farmi una doccia, talmente mi faceva ribrezzo guardarmi allo specchio».

Per un anno intero Melanie ha smesso di nutrire il suo corpo. All’inizio si sentiva euforica e iperattiva, perché il suo piano stava funzionando. Finalmente era brava in qualcosa, si diceva. «Pensavo unicamente al cibo, a quanto ero riuscita a non mangiare quel giorno. Mi dicevo che potevo essere fiera di me stessa».

Ma poi la sua ossessione per l’alimentazione è cresciuta e pian piano Melanie è diventata sempre più debole. «Ho passato momenti davvero difficili. Continuavo a svenire e a perdere i capelli».

A quel punto si è resa conto di volersi fermare. Voleva curarsi, ma non ci riusciva. A questo stadio della malattia, aveva già perso completamente l’appetito, il suo stomaco si era talmente ristretto che doveva sforzarsi per riuscire a mandar giù ogni singolo boccone. Allora è subentrata la depressione. Non si sentiva abbastanza forte per riuscire ad andare avanti, per lottare contro questo mostro che si era installato dentro il suo corpo.

Un libro a tavola

Ancora oggi Melanie preferisce non svelare quanto fosse diventata esile in quel periodo. «Essere estremamente sottopeso può anche portare alla morte. Ed io ero davvero magrissima. Preferisco però non dire quanto pesavo in quel momento, perché altre persone che stanno combattendo l’anoressia potrebbero fare dei paragoni. Potrebbero dirsi: “Voglio diventare magra come lei».

Normalmente una persona nello stesso stato di Melanie avrebbe dovuto essere ricoverata in un centro specializzato per anoressiche, in modo da essere seguita da vicino e riuscire così a riacquistare un minimo di salute e una maggiore stabilità psicologica. Dato però che sua madre aveva già diverse esperienze professionali in questo campo, la ragazza ha potuto restare a casa.

«Mia madre ha avuto un’idea brillante. Ha iniziato a leggermi dei libri a tavola, mentre stavo mangiando. Questo mi ha aiutato moltissimo. Senza queste letture non ce la facevo perché pensavo in continuazione al cibo e a quanto mi disgustasse».

Anche i suoi nonni sono stati di grande aiuto. Ogni giorno la portavano avanti e indietro da scuola perché Melanie era così magra che ogni caloria persa camminando poteva arrecarle danno.

Raccontare l’anoressia

Oltre alle letture della madre, anche la scrittura ha svolto un ruolo fondamentale. Durante la terapia, Melanie ha infatti usato la penna per elaborare la sua esperienza. Da queste riflessioni è nato un racconto illustrato sulla sua malattia, intitolato “Der Weg meiner Magersucht” (Il percorso della mia anoressia), e pubblicato nel 2011.

Per rappresentare l’anoressia Melanie ha scelto una volpe. «Le volpi sono animali furbi, che però spesso vengono associati all’inganno». Basta pensare al gatto e alla volpe, i “falsi” amici di Pinocchio, nel racconto di Collodi.

E l’inganno era una strategia che Melanie usava spesso per convincere gli altri che stava mangiando e nascondere così il suo malessere. Faceva finta di cucinare. Sbriciolava il pane nel piatto per far vedere che aveva mangiato abbastanza. Si alzava da tavola prima degli altri e nascondeva il suo esile corpo dentro vestiti troppo grandi.

Grazie alla psicoterapia, alla famiglia e a una terapia di gruppo con altre ragazze anoressiche, Melanie è riuscita pian piano a tornare alla vita ed ora frequenta un corso di illustratrice in una scuola d’arte. «Un anno fa ho ricominciato a socializzare. Ho incontrato nuovi amici e questo mi ha dato molto. Non avrei mai immaginato di poter provare un’esperienza simile nella mia vita. È davvero meraviglioso».

Anoressia nervosa:

peso corporeo inferiore dell’85% a quello normale per la propria età e statura, forte paura di aumentare di peso, percezione disturbata del proprio corpo e del peso, e nelle donne amenorrea (cessazione del ciclo mestruale per almeno tre mesi consecutivi). 

Bulimia nervosa:

consumo rapido e ripetuto di grandi quantità di cibo almeno due volte la settimana, incapacità di controllare l’impulso di mangiare anche quando non si ha fame e tentativo di evitare l’aumento di peso attraverso il vomito, lassativi, diuretici, digiuno e pratica eccessiva di sport.

  

Binge eating disorder o disturbo da alimentazione incontrollata:

consumo rapido e ripetuto di quantità di cibo esagerate e incapacità di controllare l’impulso di mangiare, ma senza comportamenti eliminativi. Spesso correlato con obesità.

(Traduzione dall’inglese, Stefania Summermatter)

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