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In Svizzera le riforme economiche devono essere accelerate

Gerold Bührer ha assunto le redini di economiesuisse alla fine del 2006, in un periodo particolarmente teso per l'organizzazione Keystone

Malgrado la fase congiunturale positiva, la volontà di attuare riforme di politica economica non deve indebolirsi. È quanto chiede economiesuisse, la principale organizzazione mantello dell'economia svizzera.

L’apertura dei mercati e le riforme fiscali sono una priorità. Inoltre economiesuisse chiede la riapertura dei negoziati per un accordo di libero scambio con gli USA.

L’economia elvetica gira a pieno regime, ma ciò nonostante “il successo non è garantito”, ha avvertito il presidente di economiesuisse Gerold Bührer, nella conferenza stampa organizzata mercoledì a Zurigo dalla principale organizzazione mantello dell’economia svizzera.

Secondo Bührer, la concorrenza va rafforzata abbattendo gli ostacoli al commercio con l’adozione del principio del “Cassis de Dijon”. Esso permetterebbe di vendere direttamente in Svizzera i prodotti commercializzati in Europa.

Inoltre – ha sottolineato il presidente – le riforme fiscali sono una priorità. “Abbiamo perso competitività poiché l’Unione Europea dal 1996 ad oggi ha abbassato dal 38 al 30% le tasse che gravano sulle imprese”, ha dichiarato a swissinfo Bührer.

Libero scambio

Nel suo intervento, il direttore Rudolf Ramsauer ha auspicato un nuovo tentativo di raggiungere un accordo di libero scambio con gli Stati Uniti. “Il governo svizzero dovrebbe inviare un chiaro segnale a Washington”, ha affermato. Fra le altre priorità figurano negoziati con il Canada, il Giappone e i grandi paesi emergenti (BRIC: Brasile, Russia, India e Cina).

L’Unione Europea rimane il principale partner commerciale, ma le esportazioni verso altri mercati crescono a ritmi superiori, ha rilevato.

Nelle relazioni con l’UE la via bilaterale ha dato buoni risultati, ha detto il direttore, riconoscendo che non si tratta però di un cammino facile e che potrebbe andare incontro a intoppi. Ramsauer si è detto contrario a un’adesione all’UE. Essa non è nell’interesse dell’economia, ha rilevato.

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economiesuisse

Questo contenuto è stato pubblicato al La Federazione delle imprese svizzere – economiesuisse – è l’organizzazione mantello più grande dell’economia elvetica. Ne fanno parte 30’000 aziende di tutti i settori e di ogni dimensione, che occupano complessivamente 1,5 milioni di persone in Svizzera. La sua missione principale è di creare condizioni quadro ottimali per l’economia svizzera.

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Formazione e ricerca

Per economiesuisse occorre d’altro canto investire più fondi nella formazione e nella ricerca. L’associazione sostiene il messaggio del governo concernente il promovimento dell’educazione, della ricerca e dell’innovazione (ERI), il quale prevede un credito di 21,2 miliardi di franchi per il periodo 2008-2011.

I mezzi finanziari, ritenuti assolutamente necessari, vanno però investiti in modo giusto: per Ramsauer è particolarmente importante promuovere le scienze naturali e le professioni tecniche. “Abbiamo bisogno di un maggior numero di ingegneri e di laureati in materie scientifiche”, ha osservato, aggiungendo che non si deve trascurare neppure la formazione professionale.

Energia

Sono necessari sforzi anche nei campi dell’energia, dell’ambiente delle finanze. Secondo il vicepresidente Patrick Odier, la Svizzera figura nel gruppo d’avanguardia per quanto riguarda la politica energetica e ambientale.

Per l’economia è importante poter partecipare al commercio internazionale di certificati di emissione di CO2. Odier ha ribadito la richiesta di nuove centrale nucleari, un passo ritenuto necessario sia dal profilo dell’approvvigionamento energetico sia da quello delle emissioni di CO2.

swissinfo e agenzie

Economiesuisse è favorevole a un rafforzamento della legga sulla Borsa, in particolare dopo i recenti tentativi di acquisto di imprese svizzere come Saurer, Sulzer o Implenia da parte di società straniere.

Una delle misure contemplate dal progetto al vaglio del parlamento è di abbassare la soglia obbligatoria a partire dalla quale bisogna annunciare l’acquisizione di azioni e opzioni che danno diritto di voto dal 5 al 3%.

Secondo l’associazione non si tratta di introdurre misure protezionistiche, bensì di avvicinarsi agli standard internazionali e di proteggere meglio gli interessi delle aziende e degli azionisti.

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