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Incontrarsi per strada

Nelle zone d'incontro la popolazione del quartiere e soprattutto i bambini riconquistano la strada. www.soziale-plastik.ch

"Zone d'incontro", vie cittadine dove i pedoni hanno la precedenza e le automobili viaggiano a 20 km/h. L'idea è nata a Berna, ora è in vigore un'ordinanza federale.

29 dicembre nella Gotthelfstrasse, una via residenziale di Berna. Gli abitanti del quartiere s’incontrano sul marciapiede per un aperitivo, come ogni ultimo sabato del mese. I bambini giocano sulla strada. Le automobili, le poche che passano, procedono a passo d’uomo.

Strade a misura d’uomo

La Gotthelfstrasse è una delle undici vie cittadine bernesi che fanno parte delle cosiddette “zone d’incontro”, strade cittadine in cui il limite massimo di velocità è di venti chilometri orari, i pedoni hanno la precedenza sulle automobili e i parcheggi sono limitati. E un’altra dozzina di strade della capitale elvetica potrebbe presto aderire al modello.

“Le persone del quartiere s’incontrano una volta al mese sulla strada”, racconta un abitante della Gotthelfstrasse, “in estate c’è stato il mercato delle pulci per i bambini, in gennaio faremo le caldarroste.” La strada diventa occasione di dialogo, di scambio, favorendo l’integrazione nel quartiere.

Berna modello per la Svizzera

“Già una ventina di anni fa in alcune vie di Berna erano stati realizzati degli interventi edilizi per aumentare la sicurezza dei pedoni”, ci dice Urs Gloor, condirettore dell’ufficio per la pianificazione del traffico della città di Berna. “Ma poi si sono volute cercare nuove soluzioni, meno costose.”

Così nell’agosto del 2000, dopo un lungo iter, reso difficoltoso dall’assenza di un quadro normativo, sono nate le prime tre “strade d’incontro” bernesi, a cui se ne sono ben presto aggiunte altre.

Il modello ha fatto rapidamente breccia anche a livello nazionale. Il 28 settembre 2001 il Consiglio federale ha emanato un’ordinanza”, entrata in vigore il 1° gennaio, che disciplina la realizzazione di “zone d’incontro. L’ordinanza va persino oltre l’esperienza bernese, permettendo la realizzazione di intere aree a traffico limitato.

Consenso invece di barriere architettoniche

Il segreto del modello bernese sta nei costi ridotti e nella semplicità di realizzazione. Le strade interessate devono soddisfare alcune condizioni, tra le quali l’assenza di mezzi di trasporto pubblici e di un flusso importante di traffico, ma gli interventi edilizi sono minimi.

Le “zone d’incontro” sono indicate da cartelli segnaletici, che occupano parzialmente il tracciato stradale, e da tabelloni catarifrangenti a strisce bianche e nere. E questo basta, secondo Urs Gloor: “In cinque strade abbiamo fatto dei controlli sul rispetto dei limiti di velocità. Le infrazioni sono veramente poche”.

C’è probabilmente un ulteriore motivo, per questo successo: il consenso degli abitanti del quartiere. “Gli impulsi per la realizzazione di una zona d’incontro devono provenire dal quartiere interessato”, spiega Gloor, “noi non interveniamo attivamente in questo senso. I promotori devono dimostrare di avere dietro di sé la maggioranza della popolazione.”

Modello d’esportazione

Ora, con un quadro legislativo più chiaro, l’idea bernese potrebbe essere seguita da altre città svizzere. Ad eccezione della cittadina di Burgdorf infatti, dove è stata adottata una soluzione analoga, non esistono ancora “zone d’incontro” al di fuori della capitale svizzera.

Le prossime zone potrebbero sorgere a Basilea, dove sono già stati compiuti dei passi concreti in termini di pianificazione. A Zurigo non vi sono ancora piani concreti, ma l’idea potrebbe attecchire. A Thun si preferisce invece realizzare la rete di strade a velocità 30, prima di compiere ulteriori passi.

Andrea Tognina

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