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Influenza aviaria: la Svizzera non è in pericolo

Controlli sugli uccelli selvatici per assicurarsi che non siano portatori d'influenza aviaria Keystone

Le autorità federali non si lasciano inquietare dai presunti casi d'influenza aviaria in Romania e in Turchia. Assicurano che in Svizzera non c'è pericolo.

La Confederazione è meno allarmista delle organizzazioni internazionali, anche perché in caso di rischio concreto vuole essere sicura che i suoi appelli saranno ascoltati.

«L’influenza aviaria è una patologia prettamente animale e i casi di trasmissione all’uomo sono stati finora solo un centinaio», ha dichiarato Hans Wyss, direttore dell’Ufficio federale di veterinaria (UFV) nel corso di una conferenza stampa che si è tenuta martedì a Berna.

Ma il rischio di pandemia, prospettato a più riprese dall’Organizzazione mondiale della sanità (OMS), suscita qualche timore nell’opinione pubblica. Da qui il bisogno delle autorità, anche di quelle elvetiche, d’informare sulle misure prese.

Vaccini e buon senso

Tutti coloro che lavorano a contatto con pollame dovrebbero farsi vaccinare contro la normale influenza: questo il consiglio dell’ UFV, consiglio che arriva dopo i sospetti d’influenza aviaria in Turchia e Romania.

Meno allarmiste dell’OMS, le autorità elvetiche non intendono tuttavia abbassare la guardia. «Stiamo mettendo a punto alcune misure al fine di essere pronti per analisi su vasta scala qualora la forma animale della malattia dovesse dichiararsi da noi», ha dichiarato Wyss. «Si tratta di provvedimenti adottati per tutte le altre epidemie».

La Confederazione avrebbe preso le misure necessarie per evitare che un eventuale contagio si diffonda all’intero territorio, ossia: divieto di importazione per animali provenienti dalle zone colpite, controlli più severi alle frontiere, sorveglianza degli uccelli selvatici, piano di emergenza per casi sospetti, consigli per possessori di animali e informazioni per chi viaggia.

Non gridare «al lupo, al lupo»

Qualora il virus dovesse manifestarsi nei paesi dell’Unione europea, l’UFV prevede una limitazione per l’allevamento all’aperto di volatili. Tali misure diverrebbero sempre più severe con l’avvicinarsi della malattia. Stando al direttore dell’UFV, tenuto conto del grado di pericolo attuale sarebbe sproporzionato adottare ora provvedimenti del genere.

Christian Griot, dell’Istituto di virologia e immunoprofilassi (IVI), concorda con questa analisi. «L’OMS lancia un allarme in merito ad un’imminente pandemia d’influenza aviaria ogni quattro o cinque settimane», spiega a swissinfo Griot. «Il rischio è che avvertendo troppo spesso la popolazione, alla fine quest’ultima non prenda più sul serio gli appelli».

«La Svizzera», continua Griot, «ha una strategia che mira a limitare i continui riferimenti all’influenza aviaria in Asia. Vogliamo essere sicuri che la gente ci ascolti quando il pericolo si farà concreto».

«Non stiamo disseminando il panico», ribatte Dick Thompson, portavoce dell’OMS. «Informare sui rischi – e sono rischi reali – è un nostro preciso compito. Non possiamo sdrammatizzare. Ovviamente spero che non ci siano delle esagerazioni: abbiamo bisogno della fiducia del pubblico per incoraggiare i governi a prendere le dovute misure».

«Per noi è un vero dilemma», conclude il portavoce dell’OMS. «È possibile che la pandemia si verifichi solo fra 30 anni o che arrivi già l’anno prossimo. Potrebbe essere anche così debole da non essere notata. Ma abbiamo la responsabilità di spingere i governi a prepararsi».

In attesa di un vaccino

Per la vicedirettrice dell’Ufficio federale della sanità pubblica (UFSP) Flavia Schlegel, la peste aviaria non rappresenta un pericolo per la Svizzera. «Non dobbiamo metterci la mascherina né fare scorta personale di Tamiflu», ha sostenuto.

Del resto, per affrontare un’eventuale prima ondata di epidemia, la Confederazione dispone di una scorta di medicinali sufficiente a trattare tutti i malati. I modelli di pandemia parlano del 25% della popolazione, vale a dire 2 milioni di persone. Secondo Miklos Nagy, direttore della società cooperativa Helvecura per la costituzione di scorte obbligatorie di medicinali, i costi potrebbero aggirarsi intorno ai 14 milioni di franchi. Non si tratta di acquistare del Tamiflu, ma di versare un indennizzo ai produttori per lo stoccaggio del medicamento.

Si sta anche studiando un vaccino. I risultati di un bando di concorso per l’acquisto di 100 mila dosi sono attesi per la fine di questa settimana, ha affermato la Schlegel. L’UFSP consiglia però alle persone che lavorano col pollame di farsi vaccinare contro la forma comune di influenza. Si tratta di prevenire casi sospetti ed evitare che ad ogni influenza di pensi alla peste aviaria.

swissinfo e agenzie

1997: prima apparizione dell’influenza aviaria ad Hong Kong.
2003: inizio della crisi, con la comparsa del virus in Corea del Sud.
Ottobre 2005: dopo aver colpito 12 paesi asiatici, la Russia e il Kazakistan, l’influenza aviaria è stata riscontrata in Turchia; sospetti di contagio anche in Romania.
La malattia è provocata da due dei 15 sottotipi di virus che colpiscono gli uccelli: H5 e H7.
65 decessi tra gli esseri umani (dal 2003), per la maggior parte persone a contatto con pollame.
L’Organizzazione mondiale della sanità teme una pandemia che potrebbe fare dai 2 ai 7,4 milioni di morti.

Il Consiglio federale deciderà entro la fine dell’anno quale protocollo seguire in caso di pandemia. Si discute di come garantire e finanziare l’approvvigionamento di medicamenti.

Gli esperti parlano di costi per 14 milioni di franchi. Le scorte obbligatorie di medicinali vengono finanziate attraverso fondi speciali. Il fondo per pandemie stato alimentato con 2,7 milioni di franchi.

Il denaro proviene dalle scorte obbligatorie di olio lubrificante che sono state soppresse nel quadro del programma politico 2004-2007.

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