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Rothenthurm, un voto storico grazie a un’insolita alleanza

gente attorno a un grande falò nella neve
Rothenthurm, 18 dicembre 1982: azione di protesta contro la proposta del governo di realizzare una piazza d'armi dell'esercito. Keystone

Trent’anni fa, il popolo svizzero accettò un’iniziativa per la protezione delle paludi, che di fatto impedì al governo di realizzare una piazza d’armi nel mezzo della pianura palustre di Rothenthurm (Svitto). Un voto che segnò l’inizio di una serie di successi elettorali per le questioni ambientali.

Il risultato della votazione del 6 dicembre 1987 colse tutti di sorpresa. Quel giorno, il 58% dell’elettorato si espresse a favore della protezione delle paludi svizzere, dopo anni di accesi dibattiti e divergenze. Al centro delle discussioni c’erano i 100 ettari di palude e brughiera della valle della Biber, nella Svizzera centrale. Quella di Rothenthurm, nel canton Svitto, era e rimane la torbiera alta più estesa del paese.

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La votazione di 30 anni fa «provocò un doppio scossone nell’establishment politico», spiega Micheal Hermann dell’istituto di ricerca Sotomo. All’origine di questo sconvolgimento ci fu un’insolita alleanza tra l’elettorato rurale conservatore e la parte più liberale della società di allora, sempre più sensibile alle questioni ambientali e all’ideologia pacifista.

I contadini di questa regione nel cuore della Svizzera si opponevano ai piani del dipartimento della difesa, il quale intendeva confiscare le loro terre per costruire una piazza d’armi.

Il WWF, che condusse la campagna a livello nazionale assieme ad associazioni antimilitariste, lanciò l’iniziativa Rothenthurm nella primavera del 1983. Nel giro di sei mesi aveva raccolto 163’000 firme, a dimostrazione di quanto il tema fosse sentito. A titolo di paragone, i promotori di un’iniziativa popolare a livello federale hanno tempo 18 mesi per raccogliere almeno 100’000 firme e sottoporre così l’oggetto al popolo.

«Il risultato [della votazione] può essere letto come un chiaro riconoscimento della protezione della natura e una critica nei confronti dell’esercito», spiega Hermann.

Lo choc fu verosimilmente molto forte per l’establishment. Durante il periodo della Guerra fredda, l’esercito era infatti saldamento radicato nella società elvetica.

Successi e fallimenti

Quella sulle paludi fu soltanto la nona iniziativa popolare della storia svizzera ad ottenere la maggioranza alle urne. Gli ambientalisti rammentano con soddisfazione che da allora hanno conseguito almeno altre quattro vittorie alle urne: le moratorie sulla costruzione di centrali nucleari (1990) e sulla produzione di organismi geneticamente modificati (2005), la limitazione del traffico transalpino (1994) e il freno alla costruzione di residenze secondarie (2012).

Tuttavia, nel corso degli ultimi trent’anni, numerose altre proposte per la promozione della protezione della natura, la limitazione del traffico stradale o l’incentivazione delle fonti energetiche rinnovabili, sono state respinte.

+ Breve storia in grafici delle iniziative popolari e dei referendum in Svizzera

La fine dell’energia nucleare in Svizzera, dal canto suo, non è legata all’accettazione di un’iniziativa popolare in tal senso. La proposta era infatti stata formulata dal governo, e accettata dal parlamento, nel quadro della nuova legge sull’energia. Combattuta per via referendaria dall’Unione democratica di centro (destra conservatrice), la nuova legge è stata accettata alle urne nel maggio 2017.

Per ciò che riguarda gli antimilitaristi, tra le “vittorie” più significative dopo l’iniziativa Rothethurm si può citare la votazione federale del 1989. Pur non avendo ottenuto la maggioranza, la proposta di abolire l’esercito ottenne comunque quasi il 36% dei consensi, ossia una proporzione decisamente superiore ad ogni aspettativa.

Lo stato delle paludi è peggiorato

Pro Natura, BirdLife Svizzera e WWF chiedono maggiori fondi per mantenere e preservare concretamente le paludi. Questi biotipi sono protetti dalla Costituzione, ma il loro stato si sta degradando e le ONG auspicano un intervento immediato da parte della Confederazione e dei cantoni.

«Trent’anni dopo l’adozione dell’iniziativa sulla protezione delle paludi d’importanza nazionale, una buona parte delle torbiere svizzere si trovano in uno stato peggiore rispetto a prima», hanno indicato a inizio dicembre le tre associazioni ambientaliste. Secondo loro, «l’80% delle torbiere alte necessitano di un intervento immediato».

Le paludi sono minacciate in particolare dai drenaggi artificiali, che privano di acqua queste zone e provocano la scomparsa di numerose piante rare a causa dell’immissione di azoto. Le ONG ricordano che le torbiere sono un habitat per un gran numero di animali tra cui uccelli, libellule e piante carnivore.

Fonte: ATS

Traduzione dall’inglese di Luigi Jorio

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