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Iniziativa svizzera per la riforma dell’ONU

La 61esima sessione della Commissione ONU per i diritti umani si è tenuta dal 14 marzo al 22 aprile a Ginevra Keystone

La Svizzera ha invitato una sessantina di Stati a discutere la riforma della Commissione ONU per i diritti umani. L'incontro avrà luogo il 2 maggio a Losanna.

Berna si per il resto detta soddisfatta della sessione della commissione che si è conclusa venerdì a Ginevra.

L’iniziativa svizzera si ricollega all’idea di creare un Consiglio ristretto per i diritti dell’uomo, che dovrebbe sostituire la commissione. Un’idea suggerita in uno studio sulla riforma dell’ONU dal giurista elvetico Werner Kälin, incaricato speciale del segretario generale dell’ONU per i diritti dei profughi interni, e ripresa da Kofi Annan.

Dalla riunione di Losanna dovrebbe nascere un gruppo di lavoro, che dovrà cercare di concretizzare il progetto, ha spiegato Blaise Godet, ambasciatore svizzero presso l’ONU a Ginevra.

«La Svizzera vuole assumere il ruolo di facilitatore. Non appartiene ad alcuna alleanza, per questo può servire da punto d’incontro e nello stesso tempo tenere d’occhio gli effetti della riforma sulla Ginevra internazionale», ha dichiarato Godet alla stampa.

Reazioni prudenti

Per il momento le reazioni alla proposta svizzera e di Kofi Annan sono tuttavia prudenti, ha ammesso l’ambasciatore, soprattutto da parte africana e asiatica. «Non si capisce ancora in che direzione si stia andando», ha detto Godet, secondo cui Annan avrebbe preso tutti di sorpresa quando il 7 aprile ha chiesto una rapida decisione di principio.

La Svizzera sostiene l’idea di un Consiglio per i diritti dell’uomo che sia allo stesso livello del Consiglio di sicurezza, ha indicato Godet.

«I diritti dell’uomo sono un fattore chiave di stabilità. La Svizzera giudica positivamente l’idea di riunire più spesso questo consiglio. L’elezione con maggioranza di due terzi da parte dell’Assemblea generale dell’ONU va nella giusta direzione», ha affermato l’ambasciatore.

Accordo sul Nepal

Presentando il bilancio della sessione di sei settimane della Commissione per i diritti umani, la delegazione svizzera si è rallegrata dell’adozione di una risoluzione sul Nepal, in seguito ad un accordo concluso il 10 aprile scorso tra l’Alto commissario dei diritti umani Louise Arbour e il governo nepalese.

«Il Nepal ha accettato di cooperare e i negoziati condotti dalla Svizzera in nome dei paesi donatori sono stati coronati da successo», ha notato il vice-capo della delegazione elvetica Jean-Daniel Vigny.

Il capo della sezione dei diritti dell’uomo al Dipartimento federale (ministero) degli affari esteri (DFAE) Wolfgang Brülhart ha precisato che la Svizzera contribuirà finanziariamente all’invio di ispettori ONU nel regno himalaiano e sta studiando la possibilità di invitare degli esperti.

Una missione dell’Alto commissariato per i diritti umani si recherà in Nepal per riferire a Louise Arbour sull’installazione di uffici delle Nazioni Unite. Una riunione dei potenziali donatori è prevista per maggio.

Oltre al testo sul Nepal, la delegazione svizzera ha fatto adottare una risoluzione sul sistema giudiziario di transizione nei paesi appena usciti da una guerra.

Successo della sessione

La delegazione si è detta soddisfatta anche per la creazione di una procedura speciale sui diritti delle minoranze, approvata di misura, e la creazione di un posto di incaricato speciale per la lotta contro il terrorismo.

La delegazione ha salutato anche la «forte risoluzione» sul Sudan. Quanto a Cuba, Blaise Godet ha indicato che la Svizzera ha sostenuto il testo statunitense che chiede all’Avana di cooperare con l’ONU, ma non si è associata al testo cubano che chiedeva agli USA di accettare la visita di organi dell’ONU ai detenuti di Gunatanamo.

In generale Blaise Godet ha parlato di «una sessione meno basata sul confronto» di quelle del passato, pur notando che sono stati evitati i «temi delicati», quali la Cina, la Cecenia, il Turkmenistan o il Zimbabwe. Solo quattro paesi sono stati esplicitamente condannati: Cuba, Bielorussia, Myanmar (Birmania) e Corea del Nord.

swissinfo e agenzie

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