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Italiano: Zurigo rispolvera De Sanctis

Il Politecnico di Zurigo: 150 anni d'ingegneria e ricerca scientifica che non hanno dimenticato le lettere Keystone

Con l'inizio del nuovo anno accademico, l'italiano ritorna nelle aule del Politecnico federale di Zurigo. La neonata cattedra De Sanctis ospiterà i grandi nomi dell'italianistica mondiale.

Al comparatista Remo Ceserani il compito di inaugurare una cattedra dall’importante valore simbolico per la Svizzera plurilingue. Nel febbraio del 2008 gli succederà lo scrittore Claudio Magris.

Percorrendo il labirinto disegnato dai corridoi del Politecnico federale di Zurigo può capitare di scoprire, a volte nascosta dietro ad un appendiabiti mobile, un bella testa in bassorilievo che ammonisce: «Prima di essere ingegneri voi siete uomini».

Era il 1856 quando Francesco De Sanctis pronunciò quelle parole. Il più importante critico e storico della letteratura italiana dell’Ottocento aveva appena lasciato un’Italia scossa dai moti rivoluzionari per accettare la cattedra d’italiano del Politecnico di Zurigo, allora sede di uno straordinario confronto culturale. De Sanctis sarebbe rientrato in patria quattro anni più tardi lasciando in eredità ai suoi successori – lui che aveva fatto da pioniere – una cattedra prestigiosa.

Prestigiosa ma apparentemente sempre meno compatibile con una scuola votata alle scienze tecniche e naturali: nel 2002 va in pensione l’ultimo successore di De Sanctis, il professor Ottavio Besomi e la cattedra di letteratura italiana viene soppressa. Lo stesso destino tocca alle altre lingue nazionali e all’inglese.

«Non erano più al passo con la moderna concezione del Politecnico» spiega a swissinfo il professor Michael Hagner. «Una decina di anni fa ci si è detti: scienze umane e sociali sì – io ad esempio insegno storia della ricerca scientifica – ma solo se hanno un legame diretto con le scienze esatte e naturali. E un’interpretazione di Dante… non rientrava in questo concetto».

Una nuova formula

Confrontato con numerose critiche, il Politecnico è ritornato sui suoi passi e ha deciso di ripristinare, accanto ad una cattedra generale di letteratura, almeno le cattedre d’italiano e francese «importanti per la coesione del paese».

Quasi per un desiderio di compensazione, si è voluto cominciare con la minoranza più piccola istituendo una cattedra di letteratura italiana. «Solo che la si voleva piegare al concetto generale di letteratura e scienza», racconta Hagner. «Ma la ricerca di un professore che avesse tutte le caratteristiche richieste è stato un vano tentativo di quadratura del cerchio».

Alla fine però una soluzione si è trovata. La commissione che aveva in mano il dossier ha allentato l’idea di un legame con le discipline insegnate al Politecnico e rafforzato quella del prestigio. Si è arrivati così alla decisione di invitare a Zurigo per un semestre i grandi nomi dell’italianistica mondiale. «Avremo il meglio del meglio. Mi sembre una proposta ancora più attraente di una cattedra occupata per 15 – 20 anni dalla stessa persona», dice Hagner. Forse non c’era modo migliore per rispolverare idealmente De Sanctis e farlo uscire dalla penombra dei corridoi.

La cattedra a lui dedicata è un’occasione preziosa non solo per gli studenti del Politecnico, ma anche per tutti quanti desiderano approfondire la letteratura e la cultura italiane attraverso temi di ampio respiro culturale. Le lezioni dei professori invitati permetteranno in particolare agli studenti d’italianistica dell’Università di Zurigo di perfezionare la loro formazione.

Zurigo, un onore

I primi inviti sono stati spediti a Remo Ceserani e Claudio Magris: comparatista giramondo e autore di numerose opere di teoria letteraria il primo, scrittore affermato e profondo conoscitore della Mitteleuropa il secondo. «Hanno accettato subito. Ero stupito di constatare quanto conosciuta e apprezzata fosse la nostra scuola in Italia. Credo proprio che non avremo nessuna difficoltà in futuro a trovare altri degni successori di Francesco De Sanctis».

Ceserani, professore emerito dell’Università di Bologna, è appena rientrato dagli Stati uniti, dove ha insegnato alla Stanford. La proposta zurighese l’ha subito convinto. «È un onore per me», confida a swissinfo. «E poi sono felice che si sia riusciti a risolvere la crisi di continuità della cattedra De Sanctis».

L’italianistica in senso stretto, ammette Ceserani, è in difficoltà, ma il Politecnico ha saputo trovare una formula che la mette in relazione ad un mondo in movimento, dove «le culture ormai si mescolano». Il nuovo approccio permetterà forse di contribuire a dare nuova linfa alle materie umanistico-letterarie «che stanno malissimo».

Per le sue lezioni zurighesi, Ceserani ha scelto quindi un tema non solo letterario, ma soprattutto culturale: il postmoderno. «Naturalmente il corso sarà incentrato su autori italiani, come Calvino, Eco e Tabucchi, ma l’intento è di far capire che si tratta di un fenomeno universale, che interessa tutti i paesi a capitalismo avanzato e che ha portato ad una nuova concezione del mondo».

swissinfo, Doris Lucini

La cattedra De Sanctis è pensata come cattedra permanente da affidare di semestre in semestre ad un professore invitato diverso. La cattedra prevede anche un posto di postdottorato a metà tempo e una segreteria che si assume i compiti amministrativi per un giorno alla settimana.

Il primo ospite è Remo Ceserani, classe 1933, professore emerito dell’Università di Bologna. Le lezioni di Ceserani, aperte al pubblico, si tengono il martedì dalle 17 alle 19. Il corso, intitolato «Il postmoderno in Italia», comincia il 25 settembre.

Sul modello della cattedra De Sanctis, a partire dall’autunno del 2008 il Politecnico di Zurigo offrirà anche dei corsi di letteratura francese. Non sono invece previsti corsi nella quarta lingua nazionale, il romancio.

Con l’anno accademico 2007-2008 è partito anche il master di «Letteratura e civiltà italiana» dell’Università della Svizzera italiana (USI).

Si tratta dell’unico master del genere offerto in territorio italofono, ma non italiana. È anche una prima nazionale: finora, a livello accademico, l’italiano poteva essere studiato solo nelle università della Svizzera tedesca e francese (Zurigo, Basilea, Berna, Friburgo, Ginevra, Losanna e, fino allo scorso anno, Neuchâtel).

Diretto dal professor Carlo Ossola – cattedratico al Collège de France di Parigi – l’Istituto di studi italiani dell’USI punta su un’offerta interdisciplinare che comprende linguistica, letteratura, cultura e civiltà italiane. Vorrebbe inoltre offrire sbocchi professionali concreti (p.es. archivistica e gestione dei testi).

L’iniziativa dell’USI non ha fatto l’unanimità tra i paladini dell’italiano in Svizzera: il master offerto in Ticino rischia d’indebolire i dipartimenti d’italianistica delle altre università. Se queste ultime dovessero decidere di non più offrire bachelor e master d’italiano, la lingua di Dante sarebbe definitivamente relegata nella Svizzera italiana e non avrebbe più la possibilità di presentarsi nelle altre regioni linguistiche del paese. La tendenza a stare «ciascuno a casa sua» porterebbe ad una sempre maggiore ignoranza reciproca.

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