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Kick-boxing, arte marziale in crescita

Non solo calci e pugni, ma anche flessibilità e rapidità nell'evitare i colpi. axekick

La Svizzera partecipa con 13 atleti al Campionato del mondo in Ungheria.

Aspettando il riconoscimento formale di Swiss Olympic, nel 2007 i Campionati mondiali di questa arte marziale si terranno proprio nella Confederazione.

Vanta ascendenze nobili, dal Karate al Taekwondo, passando per il Kung-Fu. Ma come disciplina sportiva, è giovane e made in Usa: è nata negli anni Settanta come “full-contact karate”. La kick-boxing, arte marziale fatta di calci e di pugni, ha conosciuto un crescente successo negli ultimi trent’anni. Ed è diventata decisamente comune nelle palestre della Confederazione.

“La cosa sorprendente è stata l’arrivo in forze delle donne: erano una minoranza, oggi sono quasi il cinquanta per cento delle persone che frequentano i corsi”, spiega René Bösch, presidente della Federazione svizzera di kick-boxing. Parimenti, sono cresciuti i club – quelli riconosciuti sono oggi 52, cui sono iscritte 4000 persone.

Calci e pugni

René Bösch, che vanta un palmarès di tutto rispetto, è stato testimone e artefice del successo della kick-boxing in Svizzera. È stato fra i primi a importarla dagli Stati Uniti e ad insegnarla. Oggi, Bösch è impegnato a fare crescere la Federazione e presiede il Comitato Internazionale che decide le regole per l’arbitraggio.

Cinque le specialità riconosciute dalla Federazione svizzera: il “full-contact”, che ha come scopo il KO dell’avversario; il “full-contact con low kick” che comprende anche i calci alla parte bassa del corpo; il “light-contact”, dove il combattimento viene interrotto ogni volta che un atleta va a segno; la “light kick-boxing”, dove invece si continua fino alla fine del round, e le Forme musicali, o “kata”: simulazioni di colpi, eseguite a suon di musica.

“Abbiamo un problema latente di immagine, ma è un punto sul quale lavoriamo sodo”, sospira Bösch. L’immaginario comune pensa, infatti, ad uno sport brutale. Ma il livello della competizione è più propriamente quello atletico. La Federazione obbliga i partecipanti a portare protezioni e gli arbitri vengono istruiti per sanzionare l’eccesso di forza: se colpisci troppo duro, rischi la squalifica – e se non ti attieni al massimo rispetto dell’avversario e dei giudici di gara, perdi punti.

Allenamento mentale

La kick-boxing richiede allenamento costante. Ma davvero importante “sono la flessibilità e la leggerezza”, suggerisce Bösch, “ed è questo, forse, a renderla tanto amata dalle donne”: se è importante andare a segno, altrettanto lo è riuscire a schivare armonicamente i colpi dell’avversario.

Negli incontri, conta il cosiddetto “allenamento mentale”: “Col passare degli anni, mi sono reso conto di quanto è importante il mio stato psicologico. È indispensabile essere in ottima forma, ma senza equilibrio e concentrazione non ce la puoi fare”, spiega Patrick Baumgartner, 35 anni, che partecipa al Campionato mondiale in categoria “light” e di mestiere fa l’agopuntore. Quest’anno Baumgartner è diventato per la seconda volta campione svizzero e si appresta senza rimpianti a ritirarsi dalle competizioni: “continuerò ad allenare i nuovi talenti: ce ne sono di molto promettenti”.

Andy Hug

La Nazionale svizzera porta a Szeged, in Ungheria, 13 atleti – in tutte le specialità tranne il “full-contact”. Secondo Bösch, sono molte le ragioni: “È più facile farsi male e le assicurazioni non coprono questi danni. Inoltre, a livello mondiale, le Federazioni sportive hanno la tendenza a prendere distanza dagli sport di contatto – in parte per ragioni di immagine. E così anche i club svizzeri investono di più sulla formazione in altre specialità”.

Nella “hall of fame” elvetica, resta scolpito nella pietra il nome di Andy Hug, prematuramente scomparso nel 2000 per una grave malattia. Hug era assurto a vera e propria leggenda vivente in Giappone.

Tutti i cantoni

Ma durante l’anno, è nei cantoni che i campioni svizzeri si contendono i titoli nazionali. Sei tornei l’anno con fino a 200 partecipanti e qualche centinaio di spettatori. Il campionato è interamente pagato dalla Federazione, che si autofinanzia con i contributi dei club e degli iscritti. Non per scelta: “Swiss Olympic non riconosce la kick-boxing come sport e per questo non possiamo accedere a nessuna forma di contributo pubblico”, spiega René Bösch.

Ma la partita si gioca anzitutto a livello mondiale: quando la Federazione mondiale di kick-boxing sarà a sua volta riconosciuta dalla GAISF (l’associazione internazionale delle federazioni sportive), cosa che potrebbe avvenire già nel 2006, René Bösch tornerà alla carica con Swiss Olympic: “e allora non potranno più dirci di no”, sottolinea.

swissinfo, Serena Tinari

La kick-boxing è un’arte marziale relativamente giovane. In Svizzera ha conosciuto un crescente successo negli ultimi anni, soprattutto fra le donne.
La Federazione Svizzera di kick-boxing esiste da quasi trent’anni.
Il kick-boxer svizzero Andy Hug, deceduto nel 2000, è diventato un mito in Giappone.

La Federazione svizzera di Kick-boxing (FSKB) è stata fondata nel 1977. Fa parte della WAKO – Associazione mondiale delle organizzazioni per la kick boxing – che ha sede sociale nella Confederazione.

La WAKO comprende circa 6000 club in tutto il mondo e stima a quota 1.200.000 gli appassionati che praticano questo sport.

Della Federazione svizzera fanno parte 52 club e 4000 iscritti.

Il Campionato mondiale 2005 si svolge dal 30 novembre al 5 dicembre a Szeged, in Ungheria. Partecipano 1100 combattenti. Nel 2007 saranno di casa a Meiringen, nell’Oberland bernese.

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