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L’assicurazione malattia, un cantiere in pieno fermento

La riforma del sistema di finanziamento degli ospedali è la prima grande riforma che attende il parlamento svizzero Keystone

Dopo il "no" di domenica all'iniziativa per una cassa malati unica, le numerose riforme in programma della Legge sull'assicurazione malattia ritornano in primo piano.

Dal finanziamento degli ospedali alla libertà di contrarre: nei prossimi tempi il sistema sanitario svizzero sarà ancora una volta al centro dei dibattiti.

Prendendo atto del rifiuto massiccio del popolo svizzero all’iniziativa “Per una cassa malati unica”, avversari e partigiani della proposta hanno concordato almeno su un punto: per contenere il continuo aumento dei costi nel settore della sanità sono necessarie ulteriori riforme della Legge sull’assicurazione malattia (LaMal).

E di progetti in cantiere ve ne sono diversi, a cominciare da quello sul finanziamento degli ospedali, che approda in questi giorni sui banchi della Camera bassa del parlamento, dopo essere già stato approvato dalla Camera dei cantoni.

Finanziamento ospedaliero

Se la riforma andrà in porto, tra le altre cose gli ospedali non saranno più rimborsati secondo il criterio dei costi di gestione effettivi, bensì sulle prestazioni fornite.

A dipendenza del tipo d’intervento effettuato, i nosocomi percepiranno un forfait stabilito su scala nazionale. In altre parole, gli ospedali non avrebbero più interesse a prolungare oltre lo stretto necessario una degenza.

Selezione dei rischi

Il problema della riduzione della selezione dei rischi è un altro grande tema che attende al varco il parlamento.

Attualmente, la concorrenza tra le oltre ottanta casse malati che operano in Svizzera si esercita soprattutto attraverso la caccia ai cosiddetti “buoni rischi”. Una cassa malati che ha tra i suoi affiliati molte persone giovani e in buona salute potrà applicare premi più bassi rispetto ad una cassa che assicura molte persone anziane.

Secondo Gianfranco Domenighetti, professore all’Università della Svizzera italiana ed esperto del settore sanitario, né la riforma del finanziamento degli ospedali, né una riduzione della selezione dei rischi avranno però un grande impatto sul controllo dei costi.

“Credo che per raggiungere questo obiettivo le sole soluzioni siano una riduzione della libertà di scelta e una diminuzione del pacchetto di prestazioni assicurate”, sostiene Domenighetti.

“Managed Care”

Una riduzione della libertà di scelta che potrebbe passare ad esempio da un rafforzamento delle reti sanitarie integrate, il cosiddetto “Managed Care”, sul quale si dovrà esprimere in un futuro prossimo la Camera del popolo.

I pazienti che sottoscrivono questi modelli assicurativi non possono più scegliere liberamente il loro medico, ma devono, ad esempio, far capo a dei centri poliambulatoriali affiliati alle casse malattia.

In Svizzera, queste soluzioni sono già proposte da diverse assicurazioni, ma i vantaggi finanziari per chi opta per questi sistemi non sono ancora abbastanza incitativi.

Obbligo di contrarre

“La soppressione dell’obbligo di contrarre (l’obbligo per le casse malati di collaborare e risarcire tutti i fornitori di prestazione, ndr) è un altro nodo che dovrà prima o poi venire al pettine”, spiega Domenighetti.

Attualmente è in vigore una moratoria – che scadrà nel 2008 – per l’apertura di nuovi studi medici. L’obiettivo è di evitare che i medici dell’Unione Europea accorrano in Svizzera, attratti da guadagni più elevati. Ciò si tradurrebbe molto probabilmente in un incremento dei costi della sanità, poiché in questo settore l’esperienza ha dimostrato che più l’offerta è grande, più la domanda cresce.

Per evitarlo, il governo – e gli assicuratori malattia sono dello stesso avviso – vorrebbe sopprimere l’obbligo di contrarre. I medici si oppongono però con veemenza.

Sul tema dovrà verosimilmente esprimersi anche il popolo: l’Unione democratica di centro ha infatti depositato un’iniziativa che, tra le altre cose, auspica la libera scelta per le casse malattia dei medici con cui collaborare.

Riduzione delle prestazioni

Secondo Gianfranco Domenighetti, prima o poi si dovrà comunque intervenire anche sulle prestazioni. “Più che ridurre il pacchetto delle prestazioni rimborsate penso che si dovranno soprattutto definire delle regole, fissare dei livelli di rischio al di sotto dei quali l’assicuratore non deve pagare” – spiega l’esperto di sanità.

“Faccio un esempio: si potrebbe stabilire che fino ad un valore x di colesterolo le spese per la statina sono a carico della cassa malati. Al di sotto tocca al paziente pagarle. Sono questo genere di consumi che costano un sacco di soldi, poiché dopo una certa età non tutta la popolazione ma quasi è potenzialmente eleggibile al trattamento”.

swissinfo, Daniele Mariani

Nel 2005 la Svizzera ha speso 52,9 miliardi di franchi per il suo sistema sanitario, secondo le cifre dell’Ufficio federale di statistica.
Questa somma rappresenta 7’056 franchi per abitanti o l’11,6% del prodotto interno lordo (Pil).
Nel corso degli anni i costi della salute non hanno smesso di aumentare. Nel 1995 rappresentavano il 9,7% del Pil e nel 1960 il 4,9%.

Tra le numerose proposte per riformare il sistema della LaMal, il governo vorrebbe modificare il sistema di finanziamento delle cure. Determinate cure di lunga durate, ad esempio per le persone anziane, non dovrebbero più essere coperte integralmente dall’assicurazione malattia, ma dal paziente stesso o da altre assicurazioni sociali.

Responsabilizzare maggiormente gli assicurati è un altro dei leitmotiv. Il governo vorrebbe aumentare la percentuale delle spese sanitarie a carico dei pazienti, portandola dall’attuale 10% al 20%, pur mantenendo un importo massimo di partecipazione ai costi di 700 franchi l’anno.

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