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L’Australia punta gli occhi sulla Cina

Fabrice Rochat, la sua compagna Sandra e la loro figlia Magali, nata in Australia Coll. privée

Analisi e speranze sul finire dell'anno. Mentre il vento della crisi si fa sentire nel mondo, swissinfo raccoglie le testimonianze degli svizzeri ai quattro angoli della Terra.

Fabrice Rochat vive in Australia con la famiglia dal 1995. Originario del canton Vaud, lavora come impiegato per il fisco a Brisbane, terza città australiana. Intervista.

swissinfo: Ci può introdurre, in poche parole, nella sua vita?

Fabbriche Rochat: Abito a Brisbane con la mia compagna Sandra –anche lei svizzera – e nostra figlia Magali, nata a Sydney. Io e Sandra lavoriamo a tempo pieno: lei per il governo del Queensland e io presso l’ufficio delle imposte federali.

Abitiamo in una zona collinare piuttosto verde, a poco più di 10 chilometri dal centro città; il clima è subtropicale, ci sono le palme e adesso siamo in estate. Fa piuttosto caldo: 30 grandi e tanta umidità. Natale e San Silvestro li festeggiamo in spiaggia. Dicembre è il mese in cui la gente comincia a pensare alle feste, non ha più tanta voglia di lavorare. D’altra parte è il momento delle grandi vacanze scolastiche, che terminano a fine gennaio.

swissinfo: Ormai da tempo la crisi è su tutte le prime pagine dei giornali. Ci può dire che in che misura si cominciano a sentirne gli effetti nella regione in cui abita?

F.R.: Sì, è vero, gli organi di informazione parlano molto della crisi. Ma l’Australia non è una piazza finanziaria importante, anche se in dicembre molte persone hanno perso il posto di lavoro in banca. L’Australia è piuttosto interessata all’esportazione delle materie prime e, per ora, la crisi si fa sentire in modo marginale. Si parla ancora, infatti, di una crescita del 2% per l’anno prossimo, invece del 4-5% previsto inizialmente.

Anche se ridotta, si parla pur sempre di crescita, ciò che non è il caso in altre parti del mondo. Siccome esportiamo molte materie prime – carbone, acciaio, cemento, grano – soprattutto verso la Cina, seguiamo molto attentamente cosa succede laggiù. La sorte dell’Australia è dunque legata alla salute dell’economia cinese e al modo in cui riuscirà a gestire la crisi.

Ad ogni modo, il governo sta già prendendo una serie di precauzioni e sta spendendo miliardi. Un piano presentato proprio recentemente, prevede di aiutare le famiglie con reddito basso o modesto dando mille dollari (circa 800 franchi svizzeri) ad ogni bambino in età scolastica. Il governo sta anche sbloccando diversi miliardi per nuove infrastrutture, strade, scuole. Insomma i piani di rilancio sono reali.

swissinfo: Lei lavora come impiegato del fisco. Come è cambiato il suo ambiente professionale nel corso del 2008?

F.R.: Abbiamo tutti ricevuto informazioni del seguente tenore: il 2009 sarà un anno più difficile, con meno reddito. Non saranno creati nuovi impieghi e aumenterà il carico di lavoro, senza aumenti di salario. In Australia il tasso di disoccupazione è attualmente del 4,5%, ma è destinato a salire al 5-6%.

swissinfo: Il celebre comico francese Coluche faceva, nello spettacolo “Il disoccupato”, la seguente affermazione: “Pare che la crisi rende i ricchi più ricchi e i poveri più poveri. Non vedo dove sia la crisi, è da quando sono piccolo che le cose vanno così”. Lei cosa pensa?

F.R.: Sono sempre d’accordo con quello che dice Coluche, amo moltissimo il suo senso dell’umorismo! E questa affermazione calza a pennello, come in tutte le grandi crisi. Nel 1929 molti ricchi sono diventati ancora più ricchi grazie alla crisi.

E in queste circostanze, per coloro che hanno delle opportunità, si può davvero far fortuna. La borsa in un giorno può guadagnare il 5% e il giorno dopo perdere quota. In questo modo ci sono persone che si fanno un pacco di soldi.

swissinfo: Come reagisce alla crisi? Pensa che sia un brutto momento passeggero o vede piuttosto il mondo sull’orlo di un abisso?

F.R.: Non penso che la crisi impedirà alla Terra di girare, ma è l’occasione per rivedere un po’ la nostra filosofia, le contraddizioni della società del consumo. Insomma la crisi ci offre l’opportunità di mettere in discussione il nostro stile di vita.

swissinfo: Lei pensa davvero che da questa crisi possa nascere un modo più sano?

F.R.: Si. O, meglio, spero che si possa andare in quella direzione.

swissinfo: Il mondo dell’economia e della politica vivono da tempo nel culto della crescita. Realismo, idealismo o menzogna?

F.R.: È una menzogna. Non è possibile pensare di avere sempre più beni materiali: le risorse della Terra non sono infinite e la popolazione continua a crescere. In Australia e nei paesi sviluppati, molte persone possiedono più di un’auto e una casa: i paesi emergenti sognano tutto questo. Ma è mai possibile credere di potere vivere i 6-7 miliardi su un pianeta così piccolo? Sarebbe bene riflettere.

swissinfo: Di che cosa ha più bisogno il paese in cui vive per uscire dalle attuali difficoltà?

F.R.: Dal profilo economico molto dipende dalla Cina e dagli altri paesi che importano le nostre materie prime. Vivendo in Australia posso dire, dal punto di vista generale, che sarebbe molto positivo imparare dagli aborigeni, i primi abitanti di questo continente. Credo sia importante trarre ispirazione dal loro modo di vita più di quanto non sia stato fatto finora. Non si tratta evidentemente di vivere come facevano loro, ma di essere molto più vicini alla natura.

Da quando l’uomo bianco è arrivato in Australia, sono state tagliate le foreste, i contadini hanno utilizzato sempre maggiore terreno per produrre sempre di più. Adesso in alcune regioni c’è penuria d’acqua e i periodi di siccità si susseguono con maggiore frequenza e sono più lunghi.

L’energia solare, per esempio, è poco diffusa. Un’assurdità se si pensa che in Australia di sole ce n’è in abbondanza. Credo che sia giunto il momento di promuovere un maggiore equilibrio tra la società e l’ambiente.

swissinfo, Bernard Léchot
(traduzione e adattamento dal francese Françoise Gehring)

Secondo le cifre del 2007, sono circa 22 mila gli svizzeri che hanno deciso di vivere in Australia. Tra di loro c’è anche Fabrice Rochat, nato a Prilly (vicino a Losanna) nel 1968.

Dopo aver svolto un apprendistato di commercio, dopo aver frequentato una scuola di informatica e lavorato all’UBS, all’età di 19 anni scopre l’Australia e inizia a viaggiare.

Fanbrice Rochat e la sua compagna si trasferiscono in Australia nel 1995 e si installano a Sydney, fino al 2002. Poi si trasferiscono a Brisbane.

Sandra lavora per il governo del Queensland e Fabrice, dopo aver trascorso quattro anni a casa occupandosi della figlia Magali, lavoro oggi presso l’ufficio delle imposte federali.

Brisbane è la capitale dello stato del Queensland, in Australia, il più visitato dai turisti del continente. La città di Brisbane conta circa 957.010 abitanti mentre la sua area metropolitana arriva ad avere circa 1,8 milioni di residenti, che la rendono, per popolazione, la terza area metropolitana dell’Australia e la prima del suo stato.

La città (o meglio il Brisbane Central Business District) si sviluppa a partire dal 1825, in seguito all’abbandono della colonia penale di Redcliffe (distante 28 km da Brisbane).

Oltre a rappresentare un eccellente compendio del paese, Brisbane ha l’aspetto e le dimensioni di una grande città, senza però averne il ritmo frenetico. L’architettura rispecchio diversi stili: vittoriano, coloniale e moderno.

Attraversata dal sontuoso Fiume Brisbane, la città gode di un clima assai piacevole che ogni inverno attira schiere di australiani dai più freddi stati meridionali. Il paesaggio urbano, assai gradevole per la presenza di rigogliosi giardini subtropicali, può essere ammirato da alcuni punti panoramici o dai battelli fluviali.

Brisbane è, inoltre, uno dei tre maggiori porti del paese e sul suo territorio sono insediate numerose industrie. (raffinerei di petrolio, metallurgia, manifatture di diversa natura).

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