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L’H5N1 alle porte della Svizzera

Gli uccelli selvatici sotto stretta vigilanza, come a Ruegen, in Germania Keystone

La Svizzera rafforza il suo dispositivo per prevenire un'epidemia di influenza aviaria, dopo che il virus ha ormai colpito 6 Stati europei, tra cui i paesi limitrofi.

Da lunedì entra in vigore, per la seconda volta, l’obbligo di rinchiudere il pollame. Una misura precauzionale in vista del prossimo arrivo degli uccelli migratori dall’Africa.

Per il momento la Svizzera à stata risparmiata dall’influenza aviaria, che sta dando invece seri grattacapi a diversi paesi europei, tra cui Italia, Francia, Germania e Austria.

In seguito alla diffusione del virus in 6 paesi membri, l’Unione europea ha iniziato il dibattito sulla proposta di decretare lo stato di emergenza per la produzione avicola, in modo da sbloccare risorse economiche destinate al sostegno degli allevatori.

In Svizzera, secondo quanto comunicato dall’Ufficio federale di veterinaria (UFT), non si sono invece rivelati portatori del virus H5N1 i cigni e gli altri uccelli selvatici trovati morti negli ultimi giorni.

Nuovo internamento del pollame

Le autorità veterinarie hanno comunque rafforzato la vigilanza, intensificando i controlli degli uccelli selvatici soprattutto sui laghi svizzeri.

Da lunedì scatta inoltre, per la seconda volta, l’obbligo di mantenere in luoghi chiusi il pollame, allo scopo di impedire ogni contatto con gli uccelli migratori, potenzialmente portatori del virus dell’aviaria.

Dopo aver svernato in Africa, centinaia di migliaia di volatili cominciano da marzo a migrare verso nord, raggiungendo anche la Svizzera.

Il confinamento riguarda pollame, palmipedi e uccelli corridori. Queste categorie includono polli, tacchini, faraone, pernici, pavoni, fagiani, quaglie, anatre, oche, struzzi, emù e nandù. Per contro, piccioni, canarini, pappagalli, pinguini, fenicotteri e rapaci non dovranno essere rinchiusi.

Nonostante il confinamento del pollame in spazi chiusi, uova e carne potranno continuare a portare il marchio “bio” e “allevamento all’aperto”.

Il provvedimento, che era già stato applicato nell’autunno scorso, durerà questa volta almeno per il tutto il periodo della migrazione primaverile degli uccelli, che dovrebbe terminare entro fine maggio.

Nessun pericolo per l’uomo

Da parte sua, l’Ufficio federale della sanità pubblica (UFSP) ricorda che non vi sono pericoli per la popolazione, nonostante l’avvicinarsi del virus.

Finora, non sono stati segnalati casi di trasmissione della malattia all’uomo da un un uccello selvatico. Tutti i casi di infezione registrati riguardano persone che vivevano a contatto con pollame domestico.

Inoltre il virus non è ancora mutato al punto da diventare trasmissibile da uomo a uomo, fatto che potrebbero causare una pandemia.

Grazie alle misure di internamento adottate, al momento attuale solo gli uccelli selvatici sembrano essere le potenziali vittime dell’influenza aviaria.

“Non sappiamo se il virus H5N1 causerà un alto tasso di mortalità nella fauna selvatica. Non sappiamo nemmeno quali specie potrebbero essere interessate”, ha rilevato in proposito Reinhard Schnidrig, capo della sezione caccia e animali selvatici presso l’Ufficio federale dell’ambiente (UFAM).

Costi per gli allevatori

A differenza di altri paesi, a cominciare dall’Italia, il consumo di carne di pollo non si è sensibilmente ridotto in queste ultime settimane. I principali dettaglianti hanno indicato di non aver registrato contrazioni importanti.

La Confederazione non ha d’altronde previsto finora nessuna misura per aiutare i 30’000 allevatori di pollame in Svizzera, che hanno manifestato la loro preoccupazione per i costi legati alla misura imposta dalle autorità.

Dal momento che l’internamento rischia di prolungarsi o di ripetersi in futuro, gli allevatori si vedono infatti costretti a costruire strutture definitive per tenere gli animali al chiuso.

A detta di Hansjörg Walter, presidente dell’Unione svizzera dei contadini, i costi dovrebbero essere assunti in parte anche dai consumatori, dal momento che si tratta di misure destinate a garantire la loro sicurezza alimentare.

Niente vaccinazione

L’Ufficio di veterinaria ha inoltre reso noto che una vaccinazione del pollame è per il momento da scartare. Attualmente non si dispone di un vaccino specifico per l’H5N1.

Una vaccinazione sarebbe perfino pericolosa, in quanto l’animale potrebbe conservare in sé il virus senza ammalarsi, con il rischio che il contagio si allarghi in maniera incontrollata.

“La politica seguita a livello europeo è quella di eliminare immediatamente ogni focolaio di epidemia”, ha spiegato a swissinfo Christian Griot, capo dell’Istituto di virologia e immunoprofilassi dell’UFT.

“Non possiamo neppure rinchiudere per sempre il pollame. Bisognerà insomma imparare a convivere con la malattia”.

swissinfo e agenzie

Diffuso già da tempo presso i volatili, il virus H5N1 è stato rilevato per la prima volta su esseri umani nel 1997 a Hong Kong.
Negli anni seguenti si è esteso in una decina di paesi dell’Asia orientale e centrale.
Nel 2005 ha raggiunto la Turchia, la Romania e la Croazia.
A inizio febbraio 2006 il virus è stato identificato per la prima volta in Africa.
Negli ultimi giorni ha toccato anche 6 paesi dell’Unione europea, tra cui l’Italia, la Francia, la Germania e l’Austria.
Finora, a livello mondiale, circa 170 persone hanno contratto il virus, di cui oltre 90 sono decedute.

In vista del ritorno di uccelli selvatici dall’Africa, lunedì è entrato nuovamente in vigore l’obbligo di rinchiudere il pollame in tutta la Svizzera.
Il provvedimento concerne circa 30’000 allevatori di pollame e 8 milioni di volatili.
Il divieto di allevare il pollame all’aperto era già stato applicato da ottobre a dicembre dell’anno scorso, in ragione della migrazione di uccelli selvatici dall’Europa settentrionale e orientale.

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