Prospettive svizzere in 10 lingue

L’identità della cinematografia elvetica

Ha contribuito in maniera decisiva alla nascita della legge: David Streiff, direttore dell'Ufficio federale della cultura Keystone

Novità per la fabbrica dei sogni: nuova legge, nuove condizioni quadro e un po' più soldi pubblici. La cultura cinematografica elvetica si risveglia.

Il primo agosto entra in vigore la nuova legge sul cinema. Nata da un accordo tra gli operatori del settore e l’Ufficio federale della cultura, ha rischiato di naufragare in Parlamento nell’autunno 2001. Solo un ripensamento dell’ultima ora, ha permesso il varo di un progetto che avvicina la promozione cinematografica elvetica alle condizioni quadro degli altri paesi europei.

Alcuni parlamentari temevano una iperregolamentazione controproducente che non rispettasse la libertà degli spettatori di scegliere il film di proprio gradimento. Il direttore dell’Ufficio federale della cultura, David Streiff, corregge però il tiro: “La legge non limita, piuttosto intende garantire la varietà dell’offerta. Il predominio dei pochi distributori americani soffoca infatti la presenza degli altri film nella programmazione. Come paese al centro dell’Europa abbiamo l’obbligo di essere aperti e garantire l’accesso anche alle pellicole europee e del sud dell’emisfero.”

Non si intende quindi limitare la libertà dello spettatore, ma offrire armi pari alla distribuzione di ogni tipo di film. “Molti proprietari di sale e tutti i distributori svizzeri del settore sono disposti ad aumentare la presenza di pellicole non prodotte a Hollywood”, registra Streiff. Adesso si offre loro lo strumento per agire.

Azione, si gira

La legge, accompagnata da un credito pubblico che raggiunge i 30 milioni di franchi annui, permette di attuare una serie di misure per fecondare ulteriormente la cultura cinematografica. “Fare un film costa – ammette Streiff, che come ex-direttore artistico del Festival di Locarno conosce bene il settore – e dobbiamo fare di più, anche se i nostri mezzi sono minori rispetto ai paesi limitrofi.”

Due essenzialmente i fronti di intervento: da una parte, con impegno rinnovato, si concede attenzione alla cura della produzione cinematografica indigena; dall’altra si concede un sostegno al rischio che i distributori e i proprietari delle sale si accollano, programmando film meno commerciali.

Aumenta così la visibilità del cinema svizzero, come i sostegni per singoli progetti e per la formazione degli operatori. Anche le coproduzioni internazionali ottengono maggiore attenzione. Inoltre i vari festival, che godono di un grande seguito di pubblico e che si confermano momento chiave per la cultura cinematografica, dispongono ora di una migliore base legale perché il sostegno pubblico sia duraturo.

La legge prevede anche delle misure più forti nel caso il patto di autoregolazione del settore non funzionasse: al più presto in due anni, lo Stato potrebbe intervenire sul mercato, imponendo un contributo di due franchi a biglietto. Ma per David Streiff, la possibilità è remota: “Noi crediamo nell’efficacia dell’accordo, perché la volontà fra gli operatori di fare ancora meglio è forte.”

La nuova alleanza

Da tempo ormai si è spenta la faida fra piccolo e grande schermo. Sempre più l’apporto della televisione, soprattutto nell’ambito delle coproduzioni, assume importanza. E il cinema indigeno riserva anche delle sorprese: la Televisione della Svizzera tedesca riserva regolarmente le domeniche alla produzione nazionale, con successo di pubblico.

Per David Streiff non è una sorpresa: “La televisione aiuta a scoprire il nostro cinema e riesce a dimostrare ad un largo pubblico che non c’è più quell’odore ‘old fashion’ anni cinquanta e che non c’è solo il cinema sperimentale. I nuovi registi sanno cogliere il gusto di un largo pubblico con belle storie.”

“Certamente rimarranno delle disparità fra regioni linguistiche”, continua il direttore dell’Ufficio federale della cultura. “Il Ticino non potrà mai permettersi delle grosse produzioni, mentre nella Svizzera tedesca questo è già possibile, come hanno dimostrato più esempi.”

Un cinema d’autore

Novità quindi nelle sale di proiezione elvetiche, ma niente rivoluzioni. Per David Streiff il film svizzero rimarrà sempre un fenomeno ristretto: “Non c’è spazio nella piccola Svizzera per una grande industria, ma ci sarà sicuramente lo spazio per il film d’autore e per un certo tipo di film popolare.”

“Come sovente nell’arte, basta pensare a Giacometti o a Le Courbusier e nel cinema a Godard, gli svizzeri continueranno a dare il loro importante contributo in un contesto internazionale. Ma quello che è importante – conclude Streiff – è questa voglia di fare film, anche con mezzi ridotti”. Il cinema in Svizzera vive.

Daniele Papacella

In conformità con gli standard di JTI

Altri sviluppi: SWI swissinfo.ch certificato dalla Journalism Trust Initiative

Potete trovare una panoramica delle discussioni in corso con i nostri giornalisti Potete trovare una panoramica delle discussioni in corso con i nostri giornalisti qui.

Se volete iniziare una discussione su un argomento sollevato in questo articolo o volete segnalare errori fattuali, inviateci un'e-mail all'indirizzo italian@swissinfo.ch.

SWI swissinfo.ch - succursale della Società svizzera di radiotelevisione SRG SSR

SWI swissinfo.ch - succursale della Società svizzera di radiotelevisione SRG SSR