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L’influenza aviaria si diffonde nel Sud Europa

In Grecia e in Italia sono stati ritrovati cigni morti, contagiati dall'H5N1 Keystone

Il virus H5N1 ha raggiunto anche l'Italia. Respingendo ogni allarmismo, le autorità sanitarie svizzere non prevedono però, per il momento, nuove misure.

Oltre all’Italia meridionale, l’influenza aviaria si è propagata in questi ultimi giorni anche in altri paesi europei: Grecia, Romania e Bulgaria annunciano nuovi focolai dell’epidemia.

Il temuto virus H5N1, che ha già provocato la morte di un’ottantina di persone in Asia, si sta diffondendo sempre più anche in Europa.

E, per la prima volta, anche un paese dell’Unione europea, si vede direttamente confrontato al rischio di un’epidemia: numerosi cigni sono stati infatti trovati morti in Sicilia, Calabria e Puglia.

Secondo le informazioni diramate sabato dal Centro di referenza nazionale per l’influenza aviaria di Padova, dai campioni prelevati sui volatili nell’Italia meridionale è stata accertata la presenza dell’H5N1.

Altamente patogeno

A detta del ministro della salute italiano Francesco Storace, che ha immediatamente presentato un rapporto al Consiglio dei ministri, il virus identificato in Italia appartiene al ceppo altamente patogeno già riscontrato in Asia.

Nonostante una certa preoccupazione, agli occhi delle autorità sanitarie italiane non esiste nessun problema di sicurezza alimentare. Dal momento che l’H5N1 è stato rilevato solo su animali selvatici, i responsabili della sanità non sconsigliano neppure il consumo di carne di pollo.

Anche da parte svizzera, non è prevista l’adozione di misure urgenti, dopo i casi accertati in Italia.

“Non siamo confrontati ad una situazione veramente nuova. Sapevamo già che alcune regioni del Mar Nero e del Mediterraneo erano toccate dall’epidemia”, ha dichiarato a swissinfo Marcel Falk, portavoce dell’Ufficio federale di veterinaria.

“In Grecia e in Italia, dove il virus ha colpito soltanto uccelli selvatici, si stanno inoltre adottando le misure necessarie per evitare la trasmissione dell’influenza aviaria ai volatili domestici”.

Nessuna misura urgente

L’Ufficio federale di veterinaria non prevede quindi, almeno per il momento, neppure un divieto d’importazione di carne di pollo da questi due paesi dell’Unione europea.

“Per quanto concerne i paesi membri dell’UE abbiamo concordato una strategia particolare: ogni paese colpito dal virus si assume tutte le misure destinate ad evitare un contagio del pollame e eseguisce i controlli necessari per garantire l’esportazione di carne non contagiata”.

I responsabili svizzeri del settore veterinario intendono inoltre decidere solo nel corso delle prossime due settimane se reintrodurre o meno il divieto di tenere i volatili all’aperto.

Dopo i casi accertati ora in Italia e pochi giorni orsono in Nigeria, un nuovo obbligo di internamento del pollame sembra comunque alquanto probabile.

Tra poche settimane, dovrebbero infatti cominciare a ritornare in Svizzera diverse specie di uccelli migratori che hanno svernato negli ultimi mesi in Africa.

Vari esperti temono che l’influenza aviaria sia già presente in diversi altri paesei del Continente nero, dove molti paesi non dispongono delle risorse necessarie per effettuare controlli regolari.

Timori del G8

Sempre sabato, i ministri finanziari del G8, riuniti a Mosca, hanno avvertito che l’influenza aviaria potrebbe trasformarsi in una pandemia pericolosissima per l’uomo e avere un impatto molto negativo sulla crescita economica.

“Noi – sottolineano i ministri nel comunicato finale – riconosciamo il rischio di una possibile pandemia di influenza aviaria e del suo potenziale impatto economico e finanziario”.

Gli otto membri del Gruppo dei paesi più industrializzati anno confermato gli impegni presi a gennaio a Pechino, dove un centinaio di Stati ha promesso di raccogliere circa 2 miliardi di franchi per la lotta contro l’influenza dei polli che minaccia anche l’umanità.

swissinfo e agenzie

Il virus H5N1 è stato rilevato per la prima volta su esseri umani nel 1997 a Hong Kong.
Negli anni seguenti si è esteso in una decina di paesi dell’Asia orientale e centrale.
Nel 2005 ha raggiunto la Turchia, la Romania e la Croazia.
A inizio febbraio 2006 il virus è stato identificato per la prima volta in Africa: migliaia di polli contagiati sono stati ritrovati in Nigeria.
Ora ha toccato anche due paesi dell’Unione europea: in Italia e in Grecia sono stati rinvenuti cigni morti in seguito all’H5N1.
Finora, a livello mondiale, più di 160 persone hanno contratto il virus, di cui oltre 80 sono decedute.

Al momento della migrazione degli uccelli da nord verso sud, la Svizzera ha imposto agli allevatori di tenere al chiuso il pollame (26 ottobre – 16 dicembre).

Nello stesso periodo sono stati analizzati 800 campioni prelevati da uccelli migratori. Non sono stati scoperti casi d’influenza aviaria.

La Svizzera vieta le importazioni di pollame e piume dai paesi colpiti. Ha intensificato i controlli agli aeroporti e immagazzinato Tamiflu sufficiente a trattare un quarto della popolazione svizzera.

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