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L’influenza suina preoccupa gli ospedali svizzeri

Le donne incinte particolarmente vulnerabili al virus H1N1 Keystone

Alcuni casi di infezione riscontrati negli ospedali di Losanna e Basilea hanno destato una certa preoccupazione: i pazienti sono sufficientemente protetti dal virus?

Di ritorno dalle vacanze all’estero, un medico dell’Ospedale universitario CHUV di Losanna in forza al pronto soccorso della maternità, ha recentemente contagiato dodici persone (dieci colleghi e due pazienti incinte). Nonostante avesse i sintomi dell’influenza, si è comunque recato al lavoro.

L’ospedale ha ordinato al medico di stare a casa, ha somministrato degli antivirali alle persone che sono state in contatto con lui e ha infine messo in congedo il personale sanitario contagiato. “Una situazione imbarazzante – ammette il portavoce del CHUV Darcy Christen – che non avrebbe dovuto prodursi”.

Ancora più critico il caso in cura all’ospedale di Basilea: una giovane puerpera è stata ricoverata all’Ospedale universitario di Basilea-Città, dopo essere stata contaminata dal virus H1N1 in un altro nosocomio da una persona in visita. Lo stato della donna è preoccupante. Soffre di una grave forma di polmonite. Durante le ultime due settimane è stata messa in coma farmacologico. Il neonato, invece, non è stato contagiato.

Questo caso conferma che le donne incinte sono particolarmente vulnerabili alla pandemia, che ha già causato nel mondo la morte di 1’460 persone. Sono pure più esposte le persone che hanno problemi di salute.

Si moltiplicano gli interrogativi

Queste infezioni mettono in discussione le misure di prevenzione adottate finora negli ospedali svizzeri. Margrit Kessler, presidente dell’Organizzazione svizzera dei pazienti, ritiene che i pazienti non siano sufficientemente protetti contro l’influenza suina. “Negli ospedali – sottolinea Kessler – ci sono casi gravi che richiedono molte cure. Così il personale è sottoposto a forti pressioni affinché vada a lavorare nonostante la febbre. Le conseguenze sono lì da vedere”.

Jacques de Haller, presidente della Federazione dei medici elvetici (FMH), ha respinto le critiche in un’intervista accordata al foglio zurighese Tages Anzeiger. Secondo lui il medico del CHUV non ha peccato per negligenza. Ed esorta a “non drammatizzare la situazione”.

“Quanto è successo – ha sottolineato – non è un disastro”. Riconosce tuttavia che sarebbe stato giusto prendere maggiori provvedimenti, dal momento che lavora al pronto soccorso della maternità. “Se tutti i medici che prendono l’influenza stessero a casa – ha aggiunto de Haller – allora sì che saremmo tutti confrontati con un problema molto serio”.

Manca un coordinamento nazionale

Secondo Margrit Kessler la presenza di 26 sistemi sanitari cantonali ostacola la messa a punto di un coordinamento nazionale per meglio lottare contro la pandemia. All’Ufficio federale della sanità pubblica fanno sapere che la prossima settimana saranno diffuse nuove raccomandazioni nazionali, indirizzate in modo particolare ad ospedali, personale sanitario e pazienti. Ma la questione delle visite rimane sotto il controllo degli ospedali cantonali e dei medici.

Al CHUV, così come in altre strutture ospedaliere svizzere, vengono applicate rigide misure di igiene. “Abbiamo ricordato ai nostri dipendenti – precisa David Christen – che devono stare a casa se sono malati, che devono indossare una mascherina per sette giorni se sono stati in contatto con persone contaminate e che devono regolarmente disinfettarsi le mani”.

Le direttive precisano inoltre che si deve starnutire nei fazzoletti. Nessuna restrizione, per ora, per le visite.

Diversi approcci nelle strutture sanitarie

All’Ospedale cantonale di Basilea-Campagna, dove la giovane puerpera è stata contagiata da un visitatore, non è stata presa nessuna misura supplementare. L’ospedale continua ad orientare la propria prevenzione sull’informazione al personale e agli ospiti. Soltanto dei cartelli invitano le persone a non rendere visita a donne incinte, mentre i malati cronici sono pregati di indossare una mascherina. Ma non è obbligatorio.

Ad appena trenta chilometri di distanza, all’Ospedale universitario di Basilea-Città è tutta un’altra musica: tutto il personale e tutti gli ospiti in contatto con donne incinte o sul punto di partorire, devono imperativamente indossare una mascherina e disinfettarsi le mani. L’ospedale invita i pazienti più vulnerabili a rinunciare alle visite.

A Berna, Basilea e Zurigo gli ospedali contano sul senso di responsabilità dei visitatori. In un articolo apparso sul “Bund”, il portavoce dell’Ospedale universitario di Basilea, Andreas Bitterlin, spiega che le visite potrebbero essere sottoposte ad ulteriori restrizioni e che la mascherina sarà obbligatoria, sebbene da sola non costituisca la sicurezza assoluta.

“Non capisco perché gli ospedali – annota in conclusione Jacques de Haller – abbiano delle concezioni così diverse. Ma se l’influenza si rivelerà aggressiva e pericolosa, ci si metterà poco ad essere tutti d’accordo”.

Simon Bradley, swissinfo.ch
(Traduzione e adattamento dall’inglese Françoise Gehring)

Lavatevi le mani più volte al giorno accuratamente con acqua e sapone.
Evitate il contatto con persone che non stanno bene, che hanno la febbre o tossiscono
Seguite una buona igiene di vita: dormire sufficientemente, mangiare sano e praticare sport.

Lo stato attuale: In Svizzera fino al 19 agosto sono stati registrati un totale di 857 casi confermati e 41 casi probabili. Dall’inizio di luglio, 11 persone sono state ricoverate. Quattro persone hanno subito delle complicazioni a causa dell’influenza e sono state ricoverate in ospedale. Una persona si trova in cura intensiva. Nel mondo i casi registrati sono 177’457 mentre i morti accertati 1’462

Vaccino: L’Ufficio federale della sanità pubblica prevede di testare un vaccino in settembre. In caso di successo, potrebbe essere pronto per il mese di ottobre. Novartis ha intanto già avviato i primi test su esseri umani. Una volta pronto, il vaccino dovrà è essere sottoposto alla verifiche dell’autorità competente – Swissmedic – prima che la sua utilizzazione venga autorizzata.

Non a tutti: La Svizzera ha ordinato 13 milioni di dosi. La Commissione federale per le vaccinazioni non è però favorevole ad una vaccinazione a tappeto contro il virus H1N1. Solo alle persone a rischio, stimate a circa 2 milioni, dovrebbe essere somministrato il vaccino.

Scenario: Secondo le proiezioni dell’Ufficio federale della sanità pubblica, in Svizzera potrebbero essere contagiate 2 milioni di persone, 400’000 consulterebbero il proprio medico, 1’000 potrebbero essere ricoverate e 150 potrebbe aver bisogno di trattamenti intensivi.

swissinfo.ch

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