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L’integrazione preoccupa anche gli svizzeri di Parigi

Gabriele Keller, portavoce dell'OSE, con i candidati alle elezioni federali Carlo Sommaruga e Bernard Riedweg swissinfo.ch

Le elezioni federali sono state al centro di una conferenza del Nuovo Club svizzero tenuta sabato a Parigi. Vi hanno preso parte anche i rappresentanti di tre dei quattro partiti di governo elvetici.

La questione dell’integrazione degli stranieri e la controversia sui manifesti elettorali dell’Unione democratica di centro (UDC) hanno attirato l’attenzione dei membri della Quinta Svizzera.

La posta in gioco delle elezioni parlamentari del prossimo 21 ottobre ha suscitato grande interesse da parte dei partecipanti alla riunione, che si è svolta in un lussuoso albergo situato nel cuore di Parigi.

“Lo scopo di questo incontro è di motivare il maggior numero di connazionali residenti in Francia a prendere parte alle prossime elezioni in Svizzera”, ha spiegato Maya Nerini, fondatrice del Nuovo Club svizzero e organizzatrice della manifestazione.

Per questo appuntamento sono venuti appositamente a Parigi anche i rappresentanti di alcuni partiti politici svizzeri: la deputata del Partito liberale radicale Christa Markwalder-Baer, il deputato del Partito socialista Carlo Sommaruga, il candidato dell’UDC alla Camera bassa Bernard Riedweg e la deputata del Partito liberale Martine Brunschwig Graf.

Nessun rappresentante della Quinta Svizzera

Approfittando della presenza di questi esponenti politici, alcuni membri della comunità svizzera residente in Francia hanno espresso il desiderio di riuscire a far eleggere in Parlamento anche dei rappresentanti della Quinta Svizzera.

Un desiderio che non potrà probabilmente venir soddisfatto a breve scadenza. Sussistono innanzitutto non pochi problemi di natura pratica.

“Il ruolo di candidato richiede un impegno di lavoro al 50%”, ha spiegato Bernard Riedweg. A suo avviso, solo pochi datori di lavoro all’estero “sono disposti ad accordare un congedo speciale ad un loro dipendente per partecipare ad un’elezione in Svizzera”.

I candidati dell’emigrazione, oltre una ventina, sono inoltre troppo poco conosciuti in Svizzera per poter nutrire grandi speranze di venir eletti. Salvo eventualmente nel canton Zurigo, in cui un 2% di voti potrebbe bastare per conquistare un seggio.

Per permettere agli espatriati di accedere al Parlamento elvetico è stata più volte ventilata negli ultimi tempi la possibilità di riservare dei seggi per gli svizzeri dell’estero. Una soluzione che non è comunque realizzabile a corto termine.

“Questa opzione solleva dei problemi di carattere istituzionale. A differenza dei cantoni, la Quinta svizzera non costituisce uno Stato sovrano”, ha ricordato Martine Brunschwig Graf.

Tuttavia, su questo tema bisognerà ancora riflettere in futuro. “Gli svizzeri dell’estero corrispondono al 10% della popolazione svizzera. Eppure non sono rappresentati in Parlamento, mentre anche i cantoni più piccoli dispongono di uno o due seggi alle Camere federali”, ha sottolineato Christa Markwalder-Baer.

Cattiva volontà

Un’altra preoccupazione degli svizzeri in Francia riguarda l’introduzione del voto elettronico, che consentirebbe di esercitare più facilmente i diritti politici dall’estero. Ma anche in quest’ambito bisognerà ancora pazientare.

“Ho l’impressione che alcune persone nell’amministrazione federale non siano interessate ad accelerare questa procedura”, ha affermato Christa Markwalder-Baer. “Noto una certa reticenza politica e amministrativa”, le ha fatto eco Martine Brunschwig Graf.

Oltre a superare queste lentezze, occorrerà anche risolvere alcuni problemi “tecnici”, come ha spiegato Carlo Sommaruga: “I registri elettorali sono gestiti in parte dai cantoni e in parte dai comuni. Le loro amministrazioni non dispongono degli stessi sistemi elettronici. Sarà quindi necessario un grande lavoro per giungere ad un’armonizzazione”.

Duro clima politico

I dibattiti della riunione di Parigi hanno toccato anche la campagna elettorale, caratterizzata da un clima politico piuttosto duro. Nel mirino l’UDC e, in particolare, i suoi manifesti elettorali, in cui delle pecore bianche rigettano a pedate una pecora nera oltre confine.

“Questi manifesti non si rivolgono alle persone di colore nero, ma a coloro che commettono dei delitti in Svizzera”, ha dichiarato Bernard Riedweg. “Si tratta di manifesti piuttosto estremi, ma servono a dimostrare l’esistenza di un problema latente. L’UDC sostiene ad alta voce ciò che la maggioranza della popolazione pensa”.

Argomenti non condivisi dagli altri rappresentanti politici presenti nella capitale francese. “Dire che questi manifesti non prendono di mira le persone di colore significa prendere gli elettori per degli imbecilli”, ha replicato Carlo Sommaruga.

“L’UDC investe milioni di franchi in manifesti che servono soltanto a diffondere idee negative. E ciò nuoce anche all’immagine della Svizzera all’estero”, ha affermato Christa Markwalder-Baer.

Il pubblico si è dimostrato piuttosto diviso su questo tema. In Francia, come in Svizzera, la questione dell’integrazione degli stranieri non suscita di certo un consenso generale.

swissinfo, Olivier Pauchard, Parigi
(traduzione Armando Mombelli)

645’010 svizzeri vivono all’estero.
111’249 espatriati sono iscritti nei registri elettorali svizzeri.
La comunità più folta della Quinta svizzera si trova in Francia (171’732).
33’116 svizzeri residenti in Francia sono iscritti nei registri elettoriali elvetici.

Il Nuovo Club svizzero (Nouveau Club suisse) è stato fondato 4 anni fa da Maya Nerini.

Attualmente ne fanno parte 47 persone, tra i 25 e i 70 anni di età, che esercitano un’attività professionale a Parigi.

Il club organizza ogni mese delle conferenze sui temi più disparati. Il prossimo appuntamento sarà dedicato alle origini svizzere della Banque de France, la banca centrale francese.

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