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L’oasi Svizzera si ritrova a fare i conti con passato e presente

Il saggio analizza le cause ed offre una proposta per ritrovare il "collagene che per decenni ha tenuto assieme il tessuto nazionale" Keystone Archive

Un saggio del giornalista Orazio Martinetti va alla radice delle cicliche crisi nei rapporti confederali e fra comunità linguistiche.

“La matrigna e il monello”: è questo il titolo dell’ultimo saggio del giornalista ticinese Orazio Martinetti edito da Armando Dadò editore e che, quale sottotitolo reca la seguente dicitura “Confederazione e Ticino tra dialogo e silenzi”.

L’autore, 46 anni, responsabile delle pagine culturali del quotidiano ticinese “Giornale del Popolo”, propone un’analisi dell’attuale disagio elvetico e lo fa con uno stile agile, privo di pesantezze accademiche.

Introspezione Helvetica

La storia elvetica degli ultimi anni viene analizzata, in buona parte quale cronaca di un’introspezione che ha turbato i sonni di tutti, dai consiglieri federali ai singoli cittadini.

Nel saggio vengono quindi identificate le cause, le origini scientifiche di quest’autoanalisi degli svizzeri, un fenomeno complesso, che “viene da lontano; non è un ascesso recente, come parrebbero far credere talune sommarie diagnosi stilate all’indomani dei luttuosi avvenimenti al San Gottardo ed a Zugo”, sostiene Martinetti.

L’attualità del saggio

La storia dell’autoanalisi (l’autore non utilizza casualmente questo, termine proprio del linguaggio settoriale medico-psicologico) viene fatta coincidere con l’edificazione e l’allargamento della forma costituzionale federale, che sorregge ancora attualmente l’edificio politico ed amministrativo della Confederazione.

L’attualità del saggio si riflette nell’odierna contrapposizione in Consiglio nazionale tra deputati romandi e della Svizzera Italiana sull’ubicazione di una delle due nuove sedi del Tribunale federale.

La coesione nazionale

Le radici degli attuali Röstigraben e fossati latini confederali vengono fatte risalire, da Martinetti, ai “cicli regolari di attriti che emergono fra la stirpe francese e quella tedesca, i rancori, i sospetti di discriminazione, le rivendicazioni dei ticinesi”: situazioni che hanno iniziato a manifestarsi nell’Ottocento.

Nell’esposizione delle “fasi acute che mettono a dura prova la coesione nazionale”, lacerando ciclicamente i rapporti confederali, il saggio si occupa anche di alcuni emblematici avvenimenti della recente cronaca nazionale. L’esempio del “travaglio di Expo.01, diventata poi Expo.02, è interpretabile come lo sviluppo di un software: versioni successive di un’idea sulla quale gli stessi programmatori nutrivano non pochi dubbi”, asserisce Martinetti.

Mentalità contagiata

Dalla politica alla società, il passaggio è analitico. Nell’identificare le motivazioni, le cause dell’attuale disagio confederale, o “gigantesco rito di purificazione collettivo” come lo definisce l’autore, il saggio denuncia “il tuffo senza salvagente nel mare infido dell’economia della speculazione e del gioco d’azzardo, di cui non è facile prevedere gli sbocchi”.

La nuova Svizzera proposta da Orazio Martinetti è quella del “ritorno dell’intellettuale militante”. Una Svizzera che s’interroga e dibatte sulla qualità del progetto socio-economico. Una Svizzera che l’autore propone di edificare “più aperta e solidale, meno aggrappata alla sua oleografia ed alla sua arcaicità”.

Sergio Regazzoni

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