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L’odissea dei tamil in Svizzera: adattati sì, integrati no

SRF

Da quasi 20 anni sembrano integrati. In realtà hanno grossi problemi. Lo rivela uno studio in corso.

A vederli sembra che portino un tocco di colore nella quotidianità a volte un po’grigia, del nostro Paese: i tamil, 25’000 persone, distribuite su tutto il territorio nazionale, giunte in Svizzera negli anni ottanta per sfuggire alla guerra nel loro Paese, lo Sri Lanka. Dopo l’iniziale diffidenza manifestata nei loro confronti, ora i tamil sembrano accettati ed integrati a tutti gli effetti.

Sembrano, appunto. In realtà, secondo uno studio iniziato l’anno scorso e che si concluderà fra alcuni mesi, i tamil non solo non sono integrati, ma soffrono della loro situazione, anche se non lo dimostrano verso l’esterno. In strada, nei contatti con la popolazione locale o sul posto di lavoro si adattano ai costumi locali, fornendoci un’immagine distorta della loro realtà quotidiana.

Uno studio per capire

Lo studio, i cui risultati verranno resi pubblici fra un anno, ha come tema i mutamenti sociali della comunità tamil in Svizzera. L’idea è venuta all’etnologa Damaris Lüthi, che l’ha proposta al Fondo nazionale di ricerca. Con due collaboratrici, la ricercatrice si occupa in particolare della situazione delle donne tamil in Svizzera.

Damaris Lüthi ha sentito il bisogno di analizzare la posizione e i cambiamenti di questa comunità di stranieri nel tessuto sociale svizzero, dopo essere stata più volte interpellata come esperta nell’ambito di casi di tamil con problemi psichici. “Grazie ai miei viaggi in Asia conosco molto bene la società tamil”, spiega l’etnologa a swissinfo, “è una società che si basa sostanzialmente su classi e caste. Per me era ovvio che, esiliata in un Paese come la Svizzera, avrebbe finito per subire dei cambiamenti.”

Dentro e fuori le pareti domestiche

Sulla base di dati ancora provvisori, una cosa è certa: i tamil sono integrati, ma solo ad un livello sociale basso e questo perché è lì che vengono principalmente assunti. Manodopera silenziosa, simpatica e a basso costo, insomma! Questo non significa tuttavia che queste persone siano soddisfatte. Il livello di frustrazione è alto, le possibilità di emergere poche, l’integrazione culturale, nulla.

Ma la mentalità tamil non ammette che ci si lamenti. Dei propri problemi si parla solo con i familiari più stretti. Ed ecco che queste persone iniziano a vivere due vite parallele: una fuori e una dentro le pareti domestiche. Ed è forse proprio questo l’aspetto più appariscente. Le tradizioni culturali e religiose vengono vissute all’interno della famiglia o della comunità in modo estremo, esclusivo.

“I bambini restano il più a lungo possibile a casa perché il contatto con i coetanei svizzeri potrebbe rovinarli”, dice Damaris Lüthi, ” per i tamil, infatti, il nostro modo di vivere, le libertà di cui godono le donne, l’elevato numero di divorzi, sono immorali e riprovevoli. Così al momento di iniziare la scuola i bambini tamil non sanno né il tedesco, né il dialetto locale”.

Alcolismo e violenza

Se da un lato non accettano il nostro modo di vivere, dall’altro, molti tamil cercano di emularne alcuni aspetti. Per comprarsi un televisore, o magari un’automobile, come fanno tutti, continuando però a sostenere finanziariamente i parenti rimasti nello Sri Lanka, bisogna prendere un credito, fare debiti. La paga, in generale, è troppo bassa.

Fare debiti è però più facile che ripagarli. Inizia così un circolo vizioso che spinge molti uomini verso l’alcolismo. “Questi uomini non bevono il famoso bicchierino con gli amici. Ognuno si scola subito una mezza bottiglia di whisky. E’ come una droga”, precisa Dagmar Lüthi.

Gli uomini si ubriacano, diventano violenti e spesso picchiano le mogli. Ma tutto avviene fra le pareti domestiche e non trapela all’esterno. Parlarne a qualcuno sarebbe una vergogna. E il lavoro degli assistenti sociali diventa estremamente difficile.

La situazione delle donne

Le donne non bevono mai e nei confronti dei loro uomini hanno un atteggiamento di sottomissione. Sono loro le principali vittime della violenza coniugale ma a differenza di altre donne ne parlano raramente. Nelle case per donne maltrattate ci sono comunque anche donne tamil.

Le ragazze hanno altri problemi. Possono uscire solo accompagnate da un fratello, non hanno il diritto di vestirsi come vogliono e devono sposare l’uomo scelto per loro dalla famiglia. Una situazione insostenibile per molte giovani, cresciute in Svizzera. “Gli psichiatri mi raccontano che i casi di tentativi di suicidio sono frequenti e mi chiedono spiegazioni”, afferma l’etnologa Lüthi, “ma i tamil tengono ben nascoste queste cose”.

E’ forse questo aspetto che ci ha fatto credere finora che questa comunità di stranieri fosse ben integrata in Svizzera. Fra un anno, ne sapremo di più. Quando verranno pubblicati i risultati definitivi dello studio, che riguarda soprattutto la prima generazione, sarà anche più facile venire incontro ai tamil che vivono in Svizzera.

Elena Altenburger

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