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L’offensiva strategica della Swiss House di Boston

Il centro di formazione di Boston offre anche videoconferenze per le università svizzere. www.creativeswitzerland.com

La Swiss House di Boston festeggia il suo primo anno di vita. "L'esperienza che abbiamo fatto è più ricca di quanto ci aspettassimo" afferma soddisfatto Xavier Comtesse tracciando un primo bilancio. Il dinamico diplomatico elvetico, che sta per rientrare in Svizzera, ha ideato e portato al successo questo insolito progetto di consolato scientifico, cofinanziato dalla Confederazione e dall'economia privata elvetica.

Il progetto, il primo del genere nel mondo, ha subito stuzzicato l’interesse di molti paesi. “Ventisette delegazioni di altrettanti paesi sono venute per vedere che cosa facciamo. La nostra idea è stata apprezzata. Lo prova il fatto che adesso vari stati, tra cui Francia e Germania, hanno deciso di imitarci e di realizzare qui a Boston o altrove strutture analoghe”, afferma soddisfatto il diplomatico elvetico.”

La Swiss House focalizza il suo interesse sui cervelli svizzeri. Solo a Boston si calcola che risiedano circa 500 accademici elvetici. La “Casa svizzera” si è prefissata l’obiettivo di frenare la fuga di cervelli, ma anche di trarre profitto da questa preziosa presenza elvetica in una città che conta oltre cento univeristà e importanti centri di ricerca.
La fuga di cervelli è un problema che accomuna ormai molti paesi occidentali. L’America offre ad un ricercatore o ad uno scienziato più opportunità. Questo spiega la curiosità per il progetto elvetico.

Come convincere i talenti a tornare in patria ? Uno tra i primi progetti realizzati dalla Swiss House è stato un “ufficio carriera”. “Di fatto aiutiamo gli svizzeri a trovare un lavoro o uno stage qui in America o li informiamo sulle opportunità di lavoro in Svizzera” ci precisa Comtesse, rilevando che il progetto è stato finanziato dall’economia privata (Novartis e Nestlé).

La “Casa Svizzera” è diventata in un anno un punto di incontro per molti imprenditori che vanno a Boston per conoscere e farsi conoscere, ma anche per imparare. “Quest’anno abbiamo realizzato due corsi di due settimane per giovani imprenditori elvetici”, ci precisa il rappresentante elvetico.

E’ stata un’esperienza positiva che la Swiss House intende adesso portare avanti anche in futuro. I partecipanti hanno avuto l’opportunità di seguire dei corsi, ma anche di visitare progetti o centri di ricerca e di intrecciare interessanti contatti. Vi hanno pertecipato 40 accademici con esperienze e conoscenze diverse, ma tutti con la voglia di mettersi in proprio.

Non potevano mancare progetti legati ad internet. “Dall’inaugurazione ad oggi abbiamo realizzato oltre 20 video conferenze collegandoci con vari atenei elvetici”. Concretamente la Swiss House ha invitato professori e personalità di Boston a tenere conferenze, che sono poi state seguite in tempo reale da studenti di San Gallo, Basilea, Zurigo e Losanna.

In settembre è stato fatto un passo in più. Queste “lezioni” virtuali sono adesso accessibili a tutti coloro che si collegano in rete. La Swiss House ha risvegliato l’interessse anche dell’Università della Svizzera italiana. Alcuni rappresentanti ticinesi sono attesi in ottobre a Boston per una visita informativa.

Il consolato scientifico elvetico è per il momento conosciuto soprattutto dalla comunità elvetica, ma anche la città prende sempre più consapevolezza di questa realtà. Il 25 ottobre la “Casa Svizzera” riceverà un premio che lo stato del Massachusetts assegna ogni anno ai migliori progetti di architettura. “Noi abbiamo vinto il primo premio nella categoria delle innovazioni tecnologiche” rileva Comtesse, doppiamente soddisfatto perché questo premio permetterà alla Swiss House di farsi conoscere meglio dal grande pubblico bostoniano.

Anna Luisa Ferro Mäder

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