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L’Onu critica la legge sui crimini di guerra

L'impiego di bambini soldato rappresenta un fenomeno esteso Keystone

Lunedì, di fronte alle Nazioni Unite, la Svizzera dovrà rispondere del suo modo di perseguire chi recluta i bambini soldato, giudicato insufficiente.

Il Comitato dell’ONU per i diritti dell’infanzia, con sede a Ginevra, teme che la modifica della legislazione elvetica possa limitare l’applicazione delle leggi internazionali sui crimini di guerra.

Un emendamento del codice penale militare elvetico, entrato in vigore nel giugno 2004, stabilisce che i sospettati di crimini di guerra devono avere uno «stretto legame» con la Svizzera per essere perseguiti.

Questo concerne ad esempio le persone sospettate che possiedono una proprietà o famigliari in Svizzera, ma esclude coloro che detengono un conto bancario in un istituto elvetico o che sono nel Paese per trascorrere le vacanze.

La clausola dello «stretto legame» non è però mai stata chiaramente definita, siccome casi del genere non sono mai approdati nei tribunali svizzeri. Esperti in ambito legale sono ad ogni modo convinti che bisognerebbe semplicemente stralciarla dal codice penale.

«Secondo me, alla luce delle leggi internazionali, si tratta di una clausola insensata. E probabilmente è contraria alle Convenzioni di Ginevra», dice a swissinfo Helen Keller, professoressa di giurisprudenza internazionale all’Università di Zurigo.

Come riportano le pagine del quotidiano zurighese «Neue Zürcher Zeitung», la medesima posizione è pure stata adottata da Stefan Trechsel, l’emerito professore svizzero eletto giudice supplente al Tribunale internazionale per il perseguimento dei crimini di guerra nell’ex Jugoslavia.

Chiarificazione

Nel novembre 2005, il Comitato delle Nazioni unite per i diritti dell’infanzia ha inviato una lettera al Consiglio federale, chiedendo spiegazioni in merito.

In particolare, vuole sapere se la nuova disposizione della procedura penale militare «restringe il campo di applicazione del diritto internazionale per i crimini di guerra, quali l’arruolamento e il reclutamento forzato di bambini al di sotto dei 15 anni di età.

Il protocollo aggiuntivo della Convenzione sui diritti dell’infanzia, firmato dalla Svizzera nel settembre 2000, prevede infatti l’obbligo di prevenire il reclutamento e l’impiego di bambini soldato. Se necessario, i Paesi firmatari devono adottare misure legali per proibire e incriminare queste pratiche.

Nel loro primo rapporto indirizzato al Comitato dell’ONU (luglio 2004), le autorità svizzere avevano puntualizzato che la legislazione in materia di crimini prevede numerose disposizioni per impedire il reclutamento di giovani soldati.

«Tutte le leggi svizzere soddisfano ora ogni obbligo contenuto nel protocollo», indicava il rapporto, aggiungendo che il fenomeno del reclutamento di minori è inesistente in Svizzera.

Procedura standard

L’audizione di lunedì – indica a swissinfo la portavoce del Dipartimento federale degli affari esteri (Dfae) – rientra nella procedura standard e fa parte del normale dialogo tra i Comitati delle Nazioni Uniti e gli Stati membri.

«È loro diritto porre domande e noi forniremo le risposte», dice Carine Carey.

Durante i dibattiti in parlamento attorno alla clausola «stretto legame» – aggiunge – il ministro della difesa ha detto chiaramente che la nuova disposizione non è in disaccordo con le leggi internazionali sui crimini di guerra.

«Il ministro della difesa ha inoltre spiegato che l’emendamento non costituisce un vero e proprio cambiamento, ma definisce semplicemente la procedura applicata in Svizzera».

«Non è certo l’intenzione della Svizzera evitare i suoi obblighi verso le leggi internazionali, inserendo la clausola in questione nel codice penale», conclude Carey.

swissinfo, Adam Beaumont, Ginevra
(traduzione: Luigi Jorio)

Nel maggio 2000, l’Assemblea generale dell’ONU ha adottato il protocollo aggiuntivo della Convenzione sui diritti dell’infanzia, entrato poi in vigore nel 2002.

Il nuovo strumento dovrebbe migliorare la protezione dei bambini nel contesto dei conflitti armati.

Secondo il protocollo, gli Stati membri sono chiamati a innalzare l’età minima per il reclutamento militare e la partecipazione ai conflitti armati, da 15 a 18 anni.

La Svizzera ha firmato il documento durante il Vertice del Millennio a New York (settembre 2000).

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