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L’ONU e le passioni dei ginevrini

I due protagonisti del dibattito: il consigliere nazionale UDC Christoph Blocher (a sinistra) e l'ex presidente del CICR Cornelio Sommaruga Keystone

Ginevra, martedì sera. Cornelio Sommaruga e Christoph Blocher discutono dell'adesione all'ONU. Il pubblico ascolta e partecipa. Diviso.

Luogo simbolico: l’incontro si è tenuto a due passi dalla Piazza delle Nazioni e dalle 189 bandiere degli Stati membri dell’ONU che ornano il viale d’accesso al Palazzo delle Nazioni Unite.

Il Forum svizzero di politica internazionale, organizzatore della discussione, ha pescato grosso. Da una parte, a sostegno del sì il prossimo 3 marzo, Cornelio Sommaruga, ex presidente del Comitato internazionale della Croce Rossa (CICR). Dall’altra Christoph Blocher, il tribuno zurighese, baluardo di un rifiuto popolare del progetto di adesione.

Ad ascoltarli circa 500 persone: diversi giovani, alcuni collaboratori delle numerose organizzazioni internazionali basate a Ginevra, molti anziani. Tutta gente che per seguire il dibattito ha pagato 10 franchi. Gente interessata dunque: presumibilmente chi paga per assistere ad un dibattito è motivato e già ben informato sulla questione.

“14 volte sì”

Sommaruga prende la parola ed elenca i motivi per i quali voterà “anche 14 volte sì all’ONU”. L’oratore si sforza di convincere il pubblico ricordando i vantaggi di un’eventuale adesione, spiegando il funzionamento dell’ONU e confutando alcune delle tesi con cui fanno campagna i fautori del no. La sala ascolta attenta ma un pochino passiva, quasi timida. La maggior parte dei presenti sembra tuttavia gradire il discorso di Sommaruga.

I primi applausi giungono dopo un riferimento ai giovani: “I ragazzi si chiedono perché 189 paesi sono nel torto, e uno nel giusto. Dobbiamo loro l’apertura che meritano!”. Blocher non fa una piega.

“Siamo ricchi e viviamo bene, ma i problemi esistono anche da noi. Liberiamoci dal nostro senso di superiorità ed entriamo a pieno titolo nell’unica organizzazione universale” conclude l’ex presidente del CICR. Che riceve una buona dose di applausi convinti.

L’abile retorica di Blocher

Poi è il turno di Blocher che sa di non giocare in casa. La lingua non la mastica particolarmente bene, anzi ne risulta parecchio limitato. Oltretutto si trova proprio a Ginevra, città che vive nell’agio anche grazie al suo ruolo di sede di organizzazioni internazionali, tra cui l’ONU. Per rompere il ghiaccio, esordisce con alcune battute sulla sua pronuncia e sul suo isolamento in questa battaglia. La platea ride. Primi sparuti applausi già dopo 3 minuti.

Christoph Blocher è abile nell’utilizzare argomenti di facile leva sul pubblico, soprattutto verso quello già a priori ben disposto verso di lui. “L’ONU politica non serve ai cittadini ma soltanto alle manie di grandezza dei politici”. La gente applaude. Alcuni, smaccatamente innamorati del consigliere nazionale zurighese, lo fanno con esagerato entusiasmo.

Swissair, Unione europea e debito accumulato dalla Confederazione. Le dichiarazioni anti-ONU sono farcite dai suoi punti di vista su tutto ciò che può attirar consenso. Senza dimenticare il tormentone sulla neutralità e sulla sovranità nazionale.

Domande e attestazioni di stima

Durante i 15 minuti destinati alle domande, ognuno vuol dire la sua. Molti chiedono la parola, molti cercano di lanciar appelli pro o contro l’adesione per poi essere richiamati all’ordine dal moderatore.

Ora la platea è completamente sciolta. Un uomo anziano grida a Blocher di rispondere brevemente. Una signora altrettanto anziana accusa l’ONU di “fabbricare le guerre”. Entrambi lo fanno senza aver ottenuto la parola.

Sono gli ultimi scampoli di dibattito. Ed allora ecco che quasi ogni frase di Sommaruga e di Blocher, anche quelle poco significative, sono accompagnate da applausi. Non importano più i contenuti. Ora importa che le ovazioni a favore dell’esponente del proprio campo siano più rumorose di quelle degli altri.

Posizioni definite

Incontri come quello di Ginevra danno l’impressione, se non la certezza, che la maggior parte dei presenti vi si rechi per rafforzare delle convinzioni già ben radicate prima degli eventuali spunti che il dibattito in sé può contribuire a sviluppare. Può trattarsi di sincero interesse per il tema, oppure di indottrinamento volontario.

La timidezza iniziale nell’esternare la propria posizione da parte del pubblico, che ha applaudito a scena aperta uno o l’altro dei conferenzieri soprattutto sul finale, è sembrata dovuta più ad una presa di confidenza con la sala che ad un normale processo di formazione dell’opinione.

Forse a proposito di un tema già dibattuto come quello dell’ONU, è normale che sia così. Anzi, a meno di 2 mesi dalla votazione, probabilmente sarebbe strano se non lo fosse.

Marzio Pescia, Ginevra

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