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L’orologeria svizzera ha bisogno di più effettivi

Orologiaio, una professione senza tempo, anzi, con futuro Keystone Archive

Da qui al 2010, l'industria orologiera svizzera dovrà formare circa 2200 persone in più. Le ragioni sono da ricercare nella crescita economica e nei pensionamenti.

L’aumentato bisogno di personale si fa sentire in tutti i rami tecnici del settore. Servono orologiai, ingegneri, gioiellieri e altri professionisti.

L’industria orologiera svizzera avrà bisogno di rinforzi nei prossimi anni. Entro il 2010, nei settori tecnici, dovranno essere formate circa 2200 persone. In altri termini, gli effettivi dovranno crescere del 18%.

Due terzi del fabbisogno sono dovuti alla crescita economica – che ha spinto verso l’alto le richieste di prodotti di alta gamma – e un terzo ai pensionamenti. Lo ha annunciato martedì la CPIH (Convention patronale de l’industrie horlogère), l’associazione mantello degli orologieri.

È quanto risulta da un’inchiesta realizzata a cavallo tra il 2005 e il 2006 – «in un periodo economicamente euforico per l’orologeria svizzera» – fra 117 società che impiegano circa la metà dei 41’000 dipendenti del settore, ha precisato in una conferenza stampa François Matile, segretario della CPIH.

Non c’è rischio di penuria

Secondo Matile, in base ai dati a disposizione, non si può dire che ci sia rischio di penuria di personale. Si farà ricorso ai tre pilastri tradizionali: formazione in azienda, formazione scolastica e impiego di frontalieri.

Ralph Zürcher, responsabile della divisione «formazione professionale» della CPIH, ha detto che occorrono 660 orologiai, 480 operatori e 220 ingegneri e tecnici.

Ma la richiesta è sostenuta anche nei mestieri dell’assemblaggio, dove per i prossimi cinque anni dovrebbero essere formati 240 lucidatori e rifinitori, 220 gioiellieri, incastonatori e incisori nonché 260 persone semi-qualificate.

Formazione

L’industria svizzera degli orologi spera di poter affrontare l’aumentato bisogno di forza lavoro grazie ad iniziative come la nuova formazione modulare in orologeria, della durata di due anni, che ha permesso di dare un lavoro stabile a più di 1000 persone. Si tratta di lavoratori – ha spiegato François Matile – che erano privi di sbocchi professionali.

Inoltre, la CPIH sta sviluppando per i giovani un piano d’apprendistato modulare della durata di due anni.

L’inchiesta ha dimostrato che bisognerà lavorare sull’immagine di certe professioni. Delle campagne promozionali dovrebbero contribuire a valorizzare il lavoro dei lucidatori, dei micromeccanici o, ancora, dei disegnatori-costruttori. In questo modo, si spera di portare più giovani a sceglierle. La CPIH sottolinea però che l’accento verrà messo sulla qualità: prima di pensare a formare tante persone, è opportuno pensare a come formarle bene.

Dal canto suo, il presidente della CPIH, Jean Cavadini, ha annunciato che i negoziati per il nuovo Contratto collettivo di lavoro sono a buon punto. Attualmente, sindacati e padronato discutono gli ultimi dettagli. La firma del testo è prevista per il 25 ottobre.

swissinfo e agenzie

1949-1970: l’industria orologiera svizzera cresce fortemente. Nel 1970 raggiunge il suo apice con 90’000 salariati e 1’500 imprese.

1971-1974: forte inflazione e congiuntura surriscaldata. Le entrate aumentano in modo considerevole e permettono di investire nell’automatizzazione. Il numero degli effettivi scende del 15%.

1975-1983: la crisi economica inghiotte la metà dei posti di lavoro e costringe un’azienda su due a chiudere i battenti. L’industria orologiera svizzera punta maggiormente sull’automatizzazione: diminuiscono i costi e aumenta la produttività.

Dal 1984 il numero di effettivi e di aziende è stabile.

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