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L’orso non è «buono», ma lo si può gestire

Una recinzione elettrificata spesso basta a tener l'orso lontano dal miele, come qui in Val di Tovel swissinfo.ch

Risarcire in fretta i danni, essere pronti ad intervenire, informare la popolazione: sono gli elementi centrali della strategia «orsina» della Provincia di Trento.

Se l’orso si stabilirà definitivamente in Svizzera, l’esperienza trentina – tutto sommato positiva – potrà offrire preziosi spunti per la gestione del plantigrado.

«Gestire l’orso non è solo un problema di natura tecnica». Claudio Groff, del Servizio Foreste e Fauna della Provincia autonoma di Trento va subito al punto: «Tutti i maggiori studiosi al mondo sono concordi. È un problema che ha dei risvolti di carattere sociale e sono questi i più importanti».

L’atteggiamento dell’uomo nei confronti dell’orso è incisivo soprattutto in Europa, dove la densità di abitanti è alta. «In America del Nord, o nella Russia asiatica, il problema è essenzialmente di tipo tecnico-scientifico, perché l’uomo è quasi assente. Qui invece è un problema di accettazione sociale», spiega Groff.

L’esito del progetto di reintroduzione dell’orso nelle Alpi centrali, lanciato dalla provincia di Trento e dal parco naturale dell’Adamello Brenta, dipende in sostanza dall’atteggiamento della società. « Diversi studi dimostrano che l’ambiente è idoneo alla presenza dei plantigradi, dunque saremo noi a decidere – non so se fra 10, 20 o 50 anni – se l’orso può ancora stare sulle Alpi o no».

Pubbliche relazioni per l’orso

Il ruolo della provincia di Trento, a cui sono affidati gli aspetti gestionali, non è dunque meno importante di quello del parco Adamello Brenta, che segue il progetto di reintroduzione dell’orso da un punto di vista scientifico. Il progetto ha portato a liberare in trentino 10 orsi provenienti dalla Slovenia, che sono andati a rafforzare la popolazione autoctona – ormai biologicamente estinta – di 3 vecchi esemplari maschi.

«Il nostro è un lavoro che richiede una grande attività dal punto di vista delle pubbliche relazioni e della comunicazione», afferma Groff. La comunicazione, in particolare il progetto denominato «Conosci l’orso bruno», e il risarcimento dei danni sono gli strumenti principali a disposizione della provincia per diminuire l’ostilità nei confronti dell’orso.

«Cerchiamo di fare in modo che ci siano meno motivi per lamentarsi dell’orso, che è un animale onnivoro, opportunista e molto intelligente. Per nutrirsi può avvicinarsi alle zone abitate dall’uomo e creare dei danni, soprattutto al bestiame domestico e agli apiari».

Certo, pagare i danni non basta ad eliminare il malcontento, anche perché non tutto può essere risarcito: il valore affettivo di un cane, la perdita di guadagno legata alla distruzione delle arnie… Può però contribuire in modo decisivo a smussare gli angoli, anche perché la situazione, rispetto al passato è cambiata. «Cent’anni fa, per il mio bisnonno, perdere cinque pecore in una notte significava morir di fame, oggi perdere cinque pecore in una notte è un fastidio, però non si muore di fame ed entro un mese si viene risarciti».

Danni sostenibili

Per quanto riguarda i risarcimenti, la provincia di Trento cerca di seguire una politica basata sulla rapidità e l’efficienza. In media, i danni causati dall’orso vengono risarciti entro un mese, anche quelli di poca entità. «Avevamo un limite inferiore di 100 euro», spiega Groff, «ma l’abbiamo tolto».

Conigliere divelte, pollai sfondati, bestiame minuto sbranato, frutteti depredati: dove c’è l’orso ci sono dei danni. «Non vogliamo convincere nessuno che l’orso è buono e bravo, perché non è così», constata Groff, ma i 15’000 euro (23’500 franchi) di danni registrati in media dall’arrivo degli orsi sloveni sono «risibili per una provincia ricca come la nostra».

Groff è convinto che a medio termine il risarcimento dei danni sia sostenibile, anche se, ora che i cuccioli nati negli scorsi anni sono cresciuti, il numero delle richieste sta aumentando. Rimane stabile, per contro, l’impatto sulle singole persone.

Infatti, anche se il numero di animali aumenta, «la densità dell’orso in ambiente alpino è di 2,5 adulti ogni 100 kmq. Per chi subisce dei danni oggi in Val di Tovel, dove ci stanno tre orsi, non cambierà assolutamente nulla, neanche se la popolazione di orsi dovesse raggiungere i 300 esemplari, perché in quell’area gli orsi rimarranno tre. Con l’aumento degli orsi si registreranno dei danni in un’area più estesa, ma non più danni in una stessa zona».

Superare le paure

Nonostante il lavoro d’informazione e di prevenzione – per esempio aiutare apicoltori e allevatori a costruire recinzioni elettrificate a prova di orso – tra la gente un po’ di paura resta. «Questo è il grosso problema. La paura non è una cosa razionale. Penso che vada superata un po’ alla volta, con l’esperienza. Andando nel bosco ci si rende conto che l’orso non si vede praticamente mai. Non è una tigre acquattata pronta ad aggredire l’uomo».

Il rischio zero, tuttavia, non esiste. Anche per questo la provincia di Trento dispone di una hotline e di un centro d’emergenza pronto ad intervenire in caso di aggressioni – finora non se ne sono mai verificate – o di avvicinamenti a centri abitati. Con proiettili di gomma si tenta di dissuadere l’orso dall’avvicinarsi troppo all’uomo e in casi estremi si è pronti a ricatturare l’animale per munirlo di radiocollare od ad abbatterlo.

«L’orso non è un dogma», conclude Claudio Groff. «Purtroppo non è necessario all’ecosistema alpino. Se l’uomo e l’orso non riusciranno a convivere, sarà l’orso a doversene andare». Nonostante i problemi, Groff rimane ottimista per il futuro dell’orso sulle Alpi. «Rimango convinto che sia una presenza possibile. Ma è importante che la gente capisca che non è un controsenso spendere soldi per tenere l’orso, quando i nostri avi li spendevano per cacciarlo».

swissinfo, Doris Lucini, Trento

Nel 2004 sono state inoltrate alla provincia di Trento 46 richieste di risarcimento per danni provocati dall’orso (in aumento nel 2005: già superati i 100 danni).
L’orso ha ucciso 71 pecore, distrutto 7 pollai e 16 apiari.
Sono stati risarciti danni per un totale di 12’958 euro (20’000 franchi).
La provincia contribuisce nella misura del 90% ai costi di costruzione di opere di prevenzione, in particolare recinti elettrici.

Il Servizio Foreste e Fauna della Provincia autonoma di Trento si occupa della gestione dell’orso in Trentino. Un numero telefonico gratuito – attivo 24 ore su 24 – interviene in caso di emergenza.

L’esperienza del Trentino è fondamentale per le regioni confinanti, tra le quali la Svizzera, che saranno interessate dall’arrivo di orsi, qualora il nucleo del parco Adamello Brenta (una ventina di esemplari) continuasse ad espandersi.

Grazie anche all’interesse suscitato dal progetto di reintroduzione dell’orso, il Trentino ha avuto l’onore di organizzare la 16esima conferenza internazionale sulla ricerca e la gestione dell’orso (Riva del Garda, 27 sett.–1 ott. 2005).

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