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L’UDC riafferma le sue posizioni antieuropee

Christoph Blocher (sulla sinistra) e Samuel Schmid non sono d'accordo sulla necessità di ritirare la domanda d'adesione all'UE Keystone

L'Unione democratica di centro combatterà ogni nuovo accordo bilaterale con l'Unione Europea, qualora questo andasse a scapito della sovranità svizzera.

In un’assemblea straordinaria, i delegati del partito hanno inoltre ribadito sabato la richiesta di ritirare la domanda d’adesione all’UE.

Una settimana dopo il Partito socialista, l’Unione democratica di centro (UDC) ha adottato sabato durante l’assemblea straordinaria dei delegati, organizzata a Suhr, nel canton Argovia, la sua piattaforma per la politica europea della Svizzera.

Il documento si oppone all’adesione all’Unione europea e pone condizioni per proseguire sulla via bilaterale, la strada seguita finora dalla Svizzera per regolare i suoi rapporti con Bruxelles.

Bilaterali sì, ma…

I 345 delegati hanno approvato all’unanimità un documento strategico di undici punti intitolato «La chance della Svizzera: la forza attraverso l’indipendenza».

Nel documento, il partito della destra nazional-conservatrice ribadisce il suo «no» all’adesione all’UE e chiede nuovamente il ritiro della domanda d’adesione depositata a Bruxelles.

Inoltre, il partito rifiuta nuovi accordi bilaterali nel caso in cui questi dovessero intaccare la sovranità della Svizzera e i diritti democratici.

I delegati hanno inoltre incaricato il loro partito «di preparare un referendum o un’iniziativa popolare» se fosse necessario e hanno respinto la proposta di concludere un «accordo quadro» con l’UE, «un legame istituzionale che sfocerebbe nell’adesione».

No al fondo di coesione

Altra questione spinosa per l’UDC è il contributo di un miliardo di franchi che la Confederazione si è impegnata a versare al fondo di coesione dell’UE.

Non bisogna solo impedire altri versamenti, ma pure rifiutare questo primo gesto, hanno deciso i delegati seguendo una proposta del consigliere nazionale zurighese Ulrich Schlüer e contro l’avviso del comitato direttivo.

Approvando la nuova piattaforma, hanno anche chiesto che la Svizzera non allinei «sistematicamente» la sua giurisdizione alle norme europee e non focalizzi la sua politica economica sul «mercato chiuso dell’UE» ma l’orienti maggiormente verso altri stati e continenti, come Asia e Sudamerica.

Infine, il Consiglio federale deve garantire la sicurezza del paese «in maniera autonoma» e mantenere le promesse inerenti la disoccupazione, l’immigrazione, la criminalità e le assicurazioni sociali fatte prima della votazione sull’estensione della libera circolazione ai dieci nuovi paesi membri dell’UE.

Presenti Blocher e Schmid

All’assemblea sono intervenuti pure i due membri del Governo dell’UDC, Christoph Blocher e Samuel Schmid.

Nel suo discorso, Blocher ha sottolineato che la Svizzera deve rimanere indipendente rispetto all’UE: «Quelli che non sono fatti l’uno per l’altra non devono unire i loro destini», ha dichiarato.

Il ministro di giustizia e polizia ha affermato che sono due i principi che rendono «incompatibili» la Svizzera e l’UE. «La Confederazione non ha mai avuto quale obiettivo che i cantoni si assomiglino, ma al contrario vuole che le loro diversità e la loro sovranità siano conservate». L’UE ha invece altre ambizioni: vuole uniformare, armonizzare, ha affermato Blocher.

L’altra grande divergenza è rappresentata dalla democrazia diretta, grazia alla quale «le decisioni sono prese nell’interesse del popolo e non dei politici». La democrazia diretta dà la possibilità di dire «no». L’indipendenza permette alla Svizzera di seguire «la propria strada e di emanare le sue leggi», ha concluso Blocher.

«Un cassetto è un cassetto»

Il presidente della Confederazione Samuel Schmid ha dal canto suo difeso la politica europea del governo.

Il ministro della difesa ha vantato la via bilaterale e ha minimizzato l’importanza della domanda d’adesione.

«I detrattori degli accordi bilaterali, sia in Svizzera che all’estero, non hanno mai smesso di dire che conducevano a un vicolo cieco», ha detto Schmid, secondo il quale però il successo di tale via è invece evidente.

Stando a Samuel Schmid, «le relazioni fra la Svizzera e l’UE non sono mai state così vantaggiose per i due partner». Per questo motivo – ha spiegato – lo stato di avanzamento attuale e futuro della domanda d’adesione, risalente al 1992, non ha più nessuna importanza. Sia a Bruxelles che a Berna «un cassetto rimane un cassetto», ha concluso.

swissinfo e agenzie

La Svizzera ha depositato una domanda d’adesione all’Unione Europea nel maggio del 1992.
Bruxelles l’ha congelata nel dicembre dello stesso anno, dopo che il popolo svizzero aveva rifiutato l’adesione allo Spazio Economico Europeo (SEE).
Il 26 ottobre scorso, il Governo svizzero aveva deciso di non ritirare la domanda.
Lo stesso giorno, aveva autorizzato l’apertura di un’ambasciata dell’Unione Europea in Svizzera.
Finora, Berna e Bruxelles hanno siglato 16 accordi bilaterali.

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