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L’Umanità si mette in scena alla Biennale d’arte di Venezia

Le Corderie, adibite un tempo alla costruzione del cordame, uno dei suggestivi spazi della mostra di Venezia Keystone

La 49esima Esposizione Internazionale d'Arte di Venezia, diretta anche quest'anno dallo svizzero Harald Szeemann, sarà aperta al pubblico dal 10 giugno al 4 novembre. Titolo della mostra: "Platea dell'umanità", ad indicare un luogo in cui si vorrebbe che il pubblico fosse, oltre che spettatore, anche protagonista.

Come nella sua prima edizione del 1999, Harald Szeemann, ha voluto cancellare gerarchie tra artisti affermati e giovani leve, annullando nel contempo le divisioni tra i vari stili.

“Platea dell’Umanità non è un tema, ma è un’affermazione di responsabilità di fronte alla storia, agli avvenimenti del nostro tempo, è una dimensione”. Così il direttore della prestigiosa rassegna ha voluto presentare quest’anno il filo conduttore della Biennale.

Sul palcoscenico insomma trova posto di tutto e di più. Gli artisti raccontano le loro impressioni del mondo contemporaneo con installazioni, quadri, sculture, video e le ormai immancabili nuove tecnologie che spaziano sull’intero spettro del rappresentabile umano.

A livello tematico si va dai problemi sociali, all’ecologia, ai sentimenti più intimi e personali, passando anche per lo sport e il mondo dell’informazione. Sguardi che si incrociano interrogandosi sul momento storico che viviamo e che invitano lo spettatore alla riflessione. Insomma dal sublime al patetico, dai momenti lirici a quelli più banali della quotidianità.

Confermando il gusto per l’interdisciplinarietà del suo direttore, la Biennale 2001 spinge in avanti l’integrazione nel programma di altre forme espressive, oltre alle arti visive. Teatro, cinema, musica e danza dedicheranno espressamente alla mostra delle produzioni ad hoc. Alcuni registi sono stati invitati a produrre un’opera dedicata alla Biennale. E anche la poesia sarà in mostra come opera.

La Biennale supera i suoi limiti non solo in senso fisico, aprendo nuovi spazi architettonici e riqualificando quelli del passato, ma anche abbattendo i confini tra le arti. Prosegue insomma il viaggio intrapreso da Harald Szeemann già nell’edizione dAPERTutto del 1999, di scoperta di nuove possibilità di sinergie e confronti tra le varie forme artistiche.

La passeggiata artistica di quest’edizione si è arricchita di nuovi spazi espositivi, per ospitare, in aggiunta alle opere in concorso, le partecipazioni nazionali. Infatti, oltre ai paesi con un proprio padiglione, che sono 31 (e tra questi anche la Svizzera) vi sono quest’anno 19 paesi senza padiglione. In più l’istituto Italo-Latino-Americano, in rappresentanza di ben 15 paesi, sarà il primo padiglione in terraferma ospitato in una villa veneta sulle sponde del Sile.

Quest’anno è stato battuto un nuovo record di partecipazione di paesi nella storia della Biennale: complessivamente un totale di circa 230 lavori, in aggiunta alle 110 opere della mostra principale. Logico quindi che la Biennale sia in continua espansione, alla ricerca di nuovi spazi espositivi, di per sé così suggestivi da creare, anche vuoti, un’esperienza indimenticabile per il visitatore.

Già nella passata edizione di due anni fa avevano fatto il loro debutto i magnifici spazi industriali dell’Arsenale, concessi per la prima volta in uso alla Biennale in aggiunta alle Corderie. Quest’anno i veneziani e il pubblico scopriranno altri edifici nella parte monumentale del complesso di cantieri e depositi da cui uscivano le flotte veneziane, come le Tese delle Vergini (3.400 m2) suddivise in quattro ambienti con l’ampio giardino retrostante. Dopo un parziale utilizzo negli anni scorsi, sono per la prima volta ampiamente adibite a sede espositiva e in settembre ospiteranno anche alcune attività teatrali.

Alla Biennale 2001 rappresentano ufficialmente la Svizzera Urs Lüthi, artista di fama internazionale e professore all’Accademia di belle arti dell’Università di Kassel e il duo di artisti Möslang/Guhl noti in Svizzera e all’estero grazie a numerose mostre, installazioni che superano le convenzionali categorie artistiche.

Urs Lüthi, artista di fama internazionale, presenta nel Padiglione svizzero opere tratte dalla serie dei “Placebos & Surrogates”, un’articolata installazione-video dal titolo “Run for your Life”, nonché la scultura “Low Action Games II”. I suoi “Trademarks e Therapies for Venezia” affrontano con ironia il tema del desiderio collettivo di felicità dell’osservatore, la sua ricerca del paradiso artistico capace di dare un senso alle cose, per poi abbandonare l’osservatore all’assurdo dei suoi desideri.

L’interno della chiesa di San Staë sul Canale Grande ospita la coppia di artisti Möslang/Guhl che, con l’installazione sonora “sound_shifting”, ne fa vibrare gli spazi. I movimenti della città, cioè i rumori da essa prodotti nelle profondità del Canal Grande, vengono presi dal vivo mediante un idrofono sistemato sott’acqua e diffusi nella chiesa che diventa una specie cassa di risonanza.

Un minicomputer gestisce e controlla il suono per mezzo di impostazioni scelte a caso da una lista predefinita. Con modalità inaudite, rivoluzionarie e opposte rispetto alla tradizione musicale comune Möslang/Guhl, noti nel mondo della musica sperimentale con il nome “Voice Crack”, creano così interessanti tensioni spezzando la gerarchia degli spazi barocchi della chiesa

Oltre ai rappresentanti ufficiali, a Venezia sono stati invitati ad esporre una decina di artisti svizzeri, tra cui ad esempio Com&Com, un duo di giovani artisti che usano come medium la fotografia e il film, o Helmut Federle, che propone i suoi dipinti astratti.

Raffaella Rossello

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