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L’Unione sindacale vuole una maggiore sicurezza sociale

Il Congresso dell'USS, che si tiene ogni quattro anni, si è svolto a Berna dal 9 all'11 novembre. USS

Durante il 53. Congresso dell'Unione sindacale svizzera, i delegati hanno chiesto un nuovo, forte diritto alla sicurezza sociale e il rafforzamento del servizio pubblico.

Al termine del congresso di tre giorni, il presidente Paul Rechsteiner è stato rieletto per i prossimi quattro anni. Il suo scopo è di guadagnare nuovi membri, soprattutto tra le donne.

Riuniti a Berna da giovedì, i quasi 200 delegati dell’Unione sindacale svizzera hanno varato un catalogo di richieste inerente alla sicurezza sociale, in cui vengono reclamati nuovi e precisi diritti sociali.

Con il documento intitolato «Diritto alla sicurezza sociale per tutti», chiedono un diritto alla formazione a vita iscritto nella Costituzione, un disindebitamento dell’assicurazione invalidità (AI) e l’introduzione di un’imposta nazionale sulla successione per i redditi alti a favore del rifinanziamento di AI e AVS (Assicurazione vecchiaia e superstiti).

Il sindacato reclama inoltre almeno sedici settimane di congedo maternità e otto di congedo paternità pagate. Intende pure impegnarsi per durate massime del tempo di lavoro e orari pianificabili, nonché per misure di protezione della salute sul posto di lavoro.

Servizi pubblici

I delegati hanno poi adottato un documento per servizi pubblici forti. Senza questi ultimi – scrive l’USS – l’economia non può funzionare in modo ottimale.

All’unanimità sono state approvate tre risoluzioni: la prima chiede che non vi sia alcuno smantellamento presso Publica, la cassa pensioni del personale federale.

La seconda si oppone alle intenzioni delle Ferrovie federali svizzere di aumentare il tempo di lavoro nell’ambito dei negoziati per un nuovo contratto collettivo di lavoro.

La terza risoluzione dice invece «no» a Ymago, il progetto con cui La Posta «vuole smantellare la sua rete di uffici postali», si legge nel comunicato dell’USS.

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Riforma dell’AI e cassa malati unica

In merito al referendum sulla riforma dell’AI (che prevede restrizioni nell’ambito delle rendite) lanciato da due piccole associazioni di handicappati, l’USS ha deciso di non sostenerlo.

«Abbiamo dovuto fare delle scelte: il cuore ci dice di dare il nostro contributo in quanto la legge è inaccettabile, ma la testa ci chiede di ragionare sulle reali possibilità di successo del referendum e sulle altre priorità», ha spiegato Vasco Pedrina, copresidente del sindacato UNIA, membro dell’USS.

«L’USS non ha voluto sostituirsi alle associazioni di handicappati come leader della campagna referendaria», ha specificato.

Il sindacato si è invece pronunciato in favore di un «sì» in vista della votazione dell’11 marzo 2007 sulla creazione in Svizzera di una cassa malati unica.

Diritto allo sciopero

Venerdì, la consigliera federale Doris Leuthard è intervenuta al congresso affermando di non avere comprensione per il fatto che la parola «sciopero» venga pronunciata sempre più spesso.

Stando a una nota del sindacato, un mormorio di disapprovazione si è levato nella sala quando la consigliera federale ha dichiarato che le minacce di sciopero e le misure di lotta sono «un segno di debolezza».

«Per noi, lo sciopero è l’unico mezzo che hanno i salariati per farsi intendere quando il dialogo con il padronato non è più possibile», ha indicato Pedrina.

«Lo sciopero è un diritto fondamentale protetto dalla Costituzione. Per i sindacati esso non è un obiettivo, ma un mezzo al quale non ricorrono alla leggera», ha aggiunto il presidente dell’USS Paul Rechsteiner.

Più donne nei sindacati

Al termine del congresso, Rechsteiner – presidente dell’USS dal 1998 – è stato rieletto senza voti contrari per un mandato di quattro anni.

In futuro, il consigliere nazionale impegnerà per aumentare il numero di donne affiliate all’USS dalle attuali 79’000 a 100’000 (385’000 i membri in totale).

«Più le donne saranno presenti nei sindacati e più potremo migliorare le loro condizioni di lavoro», ha osservato.

swissinfo e agenzie

I treni funzionano, la corrente elettrica e la posta arrivano. La sicurezza e l’efficienza dei servizi nei settori dei trasporti, dell’energia e delle telecomunicazioni rappresentano la condizione necessaria per la crescita economica e per un’elevata qualità di vita della popolazione.

Determinati beni e servizi fanno parte delle prestazioni del servizio universale. Se la loro qualità è insufficiente ne conseguono disagi nella vita di tutti i giorni. Poiché queste prestazioni sono importanti, lo Stato provvede affinché tutti possano accedervi.

A livello nazionale, il Dipartimento federale dell’ambiente, dei trasporti, dell’energia e delle comunicazioni è l’organo competente per il servizio pubblico nel settore delle infrastrutture.

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