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La “guerra del gas” risparmia la Svizzera

Nei gasdotti ucraini non scorre più gas russo destinato a Kiev Keystone

L'industria svizzera del gas non è preoccupata dall'acuirsi della crisi tra Russia e Ucraina: forniture e prezzi dovrebbero rimanere stabili.

Il volume di gas che ha raggiunto la Svizzera lunedì è rimasto sui livelli abituali, mentre è sceso in molti paesi europei, tra i quali Italia, Francia e Austria.

Il braccio di ferro tra Russia ed Ucraina ha provocato lunedì una riduzione dell’afflusso di gas in diversi paesi europei. Tra gli altri, Francia e Italia hanno constatato una diminuzione del 25% sul volume di gas russo che spetta loro per contratto.

Al momento le riserve di gas dei vari paesi sono in grado di supplire al mancato apporto, ma se non si metterà presto fine alla “guerra” del gas tra Russia e Ucraina si potrebbero verificare dei seri problemi. La Germania ha già ammonito Mosca: se chiuderà i rubinetti che riversano il gas nei gasdotti che attraversano l’Ucraina per raggiungere l’Europa, le sue relazioni economiche con l’Europa occidentale ne risentiranno.

La diatriba tra la Russia e l’Ucraina va avanti dal 1993. Domenica la Gazprom – che ha il monopolio in Russia – ha bloccato i rifornimenti di gas all’Ucraina, dopo che il governo di Kiev si era rifiutato di accettare un aumento del prezzo da 50 a 230 dollari per 1000 metri cubi di gas. Per Gazprom, il prezzo proposto si orienta al mercato mondiale, ma l’Ucraina lo ha interpretato come una punizione per la sua politica filo-occidentale.

Lunedì, di fronte al calo del volume di gas che giunge ai paesi europei, la Russia ha accusato l’Ucraina di aver sottratto del gas alle forniture per l’Europa. Kiev respinge le accuse, ma fa sapere che si servirà del gas “europeo” nei periodi di gelo. Intanto lunedì sera, Gazprom ha annunciato che aumenterà il volume delle forniture destinate all’Europa per ovviare ai “furti ucraini”.

Poche ripercussioni per la Svizzera

La “guerra” del gas per il momento non dovrebbe avere ripercussioni in Svizzera. Lunedì il volume di gas si è mantenuto su livelli normali.

Gli esperti del settore, hanno ripetuto che la Svizzera non dipende dalla Russia e che in caso di emergenza può fare riferimento anche ad altri paesi. Hajo Leutenegger, presidente dell’Associazione svizzera dell’industria del gas (ASIG), ha affermato che le importazioni svizzere sono diversificate e che oltre alla Russia ci sono altre fonti di rifornimento, come il Mare del Nord o i Paesi Bassi.

La maggior parte del gas consumato nella Confederazione proviene dai paesi dell’Unione europea, in particolare dalla Germania (intorno al 50%). La società tedesca Ruhrgas, che a sua volta importa dalla Russia parte del gas che fornisce alla Svizzera, si è detta disposta ad aumentare i quantitativi qualora le forniture dalla Russia dovessero subire variazioni.

Leutenegger ha fatto presente che i gasdotti ucraini non sono i soli a collegare la Russia all’Europa occidentale. «Non siamo preoccupati», ha detto Leutenegger, «nemmeno per il lungo termine. Tanto la Russia quanto l’Ucraina hanno interesse a fornire del gas».

I prezzi non dovrebbero aumentare

Dal canto suo, Olivier Matile portavoce della ASIG, ha spiegato che i prezzi del gas sono indicizzati su quelli del petrolio e fissati con contratti a lungo termine.

La decisione di agganciare il prezzo del gas a quello del petrolio è stata presa a livello europeo dai fornitori, che sono gli stessi per le due materia prime, ha precisato Matile. Tale decisione mira a «stabilizzare i prezzi a livello di investimenti destinati a creare le infrastrutture».

Tenuto conto del contesto, Matile crede che al momento non vi sia ragione alcuna per temere un incremento del prezzo del gas in Svizzera.

swissinfo e agenzie

La Svizzera non produce gas naturale.
Le importazioni vengono effettuate per il 75% da Swissgas e per il restante 25% dalle società regionali Gasverbund Mittelland AG, Erdgas Ostschweiz AG e Gaznat SA.
La distribuzione è affidata ad un centinaio di aziende.
Il gas naturale copre il 12% circa del fabbisogno energetico svizzero (35’000 gigawattora).
Il 40% del gas va alle economie domestiche (riscaldamento).

Nel 2004, stando ai dati dell’Ufficio federale dell’energia, il 51,9% del gas importato dalla Svizzera proveniva dalla Germania, il 22,6% dall’Olanda, il 10,5% dalla Francia, il 9,5% dalla Russia e il 5,5% dall’Italia.

La percentuale reale di gas “russo” è tuttavia difficilmente quantificabile, visto che la Germania importa i 4/5 del suo gas e che il 41% di queste importazioni proviene dalla Russia. In totale, la percentuale di gas “russo” che arriva in Svizzera dovrebbe situarsi tra il 20 e il 25%.

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