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La «Via cava», il luogo del delitto

La storia ricostruita

Ancora oggi qui si incontrano le strade: in un labirinto di svincoli asfaltati si svolta per Lucerna, si sterza per Zugo o Zurigo, si riparte verso le montagne.

Chi invece insegue il mito, si ferma ad una trattoria italiana: «Balestra». Il giardinetto è cosparso di statue di gesso; una copia del David di Michelangelo, una della Venere del Botticelli in versione kitsch industriale. Solo il nome del ristorante suggerisce che a pochi passi da lì si trova il luogo della leggenda.

È una mulattiera immersa nel verde. Al lato del selciato, grosse pietre delimitano il percorso: qui siamo alla «Via cava». Generazioni di allievi hanno imparato che è questo il luogo in cui Tell ha teso l’imboscata all’odiato balivo Gessler.

Un idillio secolare, vien da dire, ma qui tutto è finzione. Solo la cappella che conclude le poche centinaia di metri di strada è ancora originale. È dedicata al nostro eroe; risale alla fine del Cinquecento.

La strada è stata allargata nel 1930, per fare spazio al traffico. Ma già pochi anni dopo ci si è resi conto dello sbaglio: un luogo mitologico era stato distrutto.

Con 20 centesimi a testa, tutti gli allievi svizzeri hanno contribuito alla ricostruzione del luogo del delitto. Con la colletta nazionale, un pezzo di storia patria ha potuto così essere ricostruito. Adesso, un comitato locale cerca di dare nuova vita al luogo, prevedendo una serie di investimenti.

Il luogo del delitto

Qui è infatti avvenuto il fattaccio, l’omicidio. È Ernst Gunti a raccontarci com’è andata: «Qui Tell si è nascosto dietro ad un albero in attesa che Gessler tornasse al suo castello. Ha una sola freccia nella faretra; è quella che deve colpire il cuore».

Il cuoco ormai pensionato dell’ospedale di Altdorf, Ernst Gunti, la storia la conosce bene. Da oltre trent’anni partecipa alle rappresentazioni del Guglielmo Tell di Altdorf; più volte nei panni del protagonista, il prode Guglielmo. Con enfasi incontaminata, cita lunghi stralci del testo di Schiller, versi e commenti personali si fondono in un discorso appassionato.

«Tell è in agguato; Gessler arriva a cavallo con i suoi sgherri, ma improvvisamente una donna si butta sul selciato. Chiede pietà, ma il balivo non vuol sentire ragione. Una giustificazione in più per scoccare la freccia».

Nel tirannicidio, Gunti vede una vendetta personale: «L’omicidio non serve a liberare il paese, si tratta di un regolamento dei conti personale». Parlando, l’attore ripete il gesto: con la precisione di sempre, la freccia colpisce il bersaglio.

Il dramma umano che si consuma

Poi l’attore slitta nei versi alessandrini di Schiller, presta la sua voce a Tell: «Non chiedere degli affanni altrui; ognuno si occupa dei propri affari; il mio compito è uccidere».

Dopo aver colpito, come si conviene ad un uomo d’onore, Tell esce dal nascondiglio, si fa vedere e grida a Gessler morente: «Conosci il tiratore; non cercarne un altro. Tu ora non farai più danno al paese».

Vendetta personale, giustizia per il popolo di Uri? Eroe della liberazione o omicida che vendica un sopruso individuale? Le pietre della «Via cava» non danno una risposta. Ma sono lì, quasi a evocare il dramma di un atto disperato.

swissinfo, Daniele Papacella e Alexandra Richard, Küssnacht

È chiamato «Via cava», il tratto di strada che porta a Küssnacht, dove sorgeva la residenza degli amministratori degli Asburgo. Qui sarebbe avvenuto il fatto di sangue: con una freccia, Tell colpisce al cuore il balivo Gessler.

Nascosto nella vegetazione, Tell sarebbe stato testimone della durezza del dominatore: con inclemenza avrebbe rifiutato le suppliche di giustizia di una donna inginocchiata con i figli sulla mulattiera.

Il secco no, riafferma l’ingiustizia del potere rappresentato da Gessler e motiva ulteriormente l’atto violento.

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