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La BNS difende la sua decisione sui tassi

Jean-Pierre Roth, presidente della BNS Keystone

Il presidente della Banca Nazionale Svizzera spiega il perchè della decisione di non modificare i tassi d’interesse.

Economisti e uomini d’affari si rallegrano del fatto che i tassi non siano nuovamente stati aumentati, dopo che per ben due volte quest’anno avevano subito un incremento.

L’associazione economica economiesuisse aveva affermato la scorsa settimana che la ripresa economica elvetica è ancora troppo fragile per sopportare un ennesimo aumento dei tassi d’interesse. Considera quindi che la decisione della BNS sia stata corretta.

Swissmem, l’associazione centrale dell’industria metalmeccanica e elettrica, ha affermato che un ulteriore innalzamento dei tassi avrebbe rafforzato il franco svizzero, creando un’ulteriore pressione sui suoi membri per poter essere competitivi nel mercato internazionale.

Serge Gaillard, economista di punta dell’Unione sindacale svizzera, sostiene che con la sua decisione la Banca Nazionale Svizzera ha tenuto conto delle mutazioni del mondo economico.

Le associazioni a tutela dei consumatori la considerano invece «un regalo di Natale ai proprietari immobiliari».

Dal canto loro, gli economisti e la direzione della UBS e del Credit Suisse danno un’interpretazione più pacata della disposizione della Banca Nazionale.

Secondo loro l’aumento di un quarto del tasso d’interesse avrebbe dato un’immagine falsata della realtà, facendo sembrare la ripresa economica fin troppo positiva.

swissinfo: questa decisione significa che la ripresa economica è finita ancor prima di cominciare?

Jean-Pierre Roth: No, non è così. Per il 2005 prevediamo che la crescita economica continui, ma in modo rallentato. Per questa ragione abbiamo deciso di non aumentare ancora una volta i tassi d’interesse.

Abbiamo cominciato ad incrementarli nel mese di giugno, e li abbiamo riaggiustati nuovamente verso l’alto durante il mese di settembre. Allora eravamo in un processo di «normalizzazione» della politica monetaria, legata alla normalizzazione della situazione economica.

Col tempo ci siamo tuttavia resi conto che ci vorrà del tempo prima che la situazione economica si riprenda pienamente. L’adattamento della politica economica è rallentato di conseguenza.

swissinfo: Quale messaggio volete lanciare con questa decisione?

J-P. R.: Innanzitutto vogliamo sottolineare che effettivamente siamo in una fase di crescita economica, destinata a continuare.

Ma il ritmo della ripresa non è così sostenuto come pensavamo all’inizio dell’anno. Tuttavia, riteniamo che il 2006 riprenderà con maggiore dinamismo.

swissinfo: Cos’è cambiato nel corso degli ultimi mesi che giustifica il rallentamento della ripresa?

J-P. R: Le ragioni del cambiamento sono due: da un lato l’incremento del prezzo del petrolio, dall’altro il dollaro debole. Questi due fattori nel loro insieme hanno un impatto molto forte sulla situazione economica europea. Le previsioni per l’Europa non sono migliori di quelle per la Svizzera, anzi lo sono ancor meno. Siamo sempre particolarmente dipendenti da ciò che accade in Europa. Di conseguenza, l’economia europea fragile influenza quella elvetica.

swissinfo: in un’ottica retrospettiva, vi pentite di avere aumentato i tassi d’interesse per ben due volte nel 2004?

J-P. R: Assolutamente no. Le due prime correzioni al rialzo erano necessarie. Abbiamo creato le basi per decidere di aspettare prima di operare un ulteriore cambiamento.

Se non avessimo aumentato i tassi d’interesse in giugno e in settembre, ora la nostra posizione sarebbe complicata. Invece, avendoli già modificati a due riprese, possiamo permetterci il lusso di lasciare la situazione com’è per un po’ di tempo.

swissinfo: Gli Stati Uniti non sembrano soffrire molto della situazione. Significa che la Svizzera – e il resto dell’Europa – stanno pagando il prezzo dell’immenso debito statunitense e la conseguente caduta del dollaro?

J-P. R: E’ vero perché le valute europee aumentano di valore nei confronti del dollaro mentre quelle asiatiche seguono l’andamento della valuta americana e quindi non subiscono – comparativamente – alcuna modifica.

Dobbiamo eliminare questo squilibrio del sistema monetario internazionale. Ma ci vorrà parecchio tempo per trovare una soluzione, perché per fare ciò è necessaria una maggiore flessibilità dei Paesi asiatici e non credo avverrà molto presto.

swissinfo: A parte l’influsso del dollaro, quali sono secondo lei i maggiori rischi e pericoli per l’economia svizzera e mondiale?

J-P. R: La situazione geopolitica attuale è ancora incerta. Ulteriori crisi politiche, influirebbero negativamente sulla ripresa economica mondiale.

E’ necessaria una maggiore fiducia nell’economia mondiale, poiché la Svizzera è particolarmente dipendente dal settore degli investimenti. Produciamo beni d’investimento e se chi investe comincia a dubitare del futuro, l’economia elvetica ne risente fortemente.

intervista swissinfo: Chris Lewis
(traduzione: Anna Passera)

La BNS ha deciso di mantenere i tassi invariati a corto termine.
La fascia di fluttuazione del Libor a tre mesi rimane così compresa fra lo 0,25 e l’1,25%.
La BNS intende mantenere il libor a tre mesi nella zona mediana, ossia allo 0,75%.

Secondo il presidente della BNS, la decisione di non aumentare i tassi d’interesse è stata soprattutto dettata dalla caduta del dollaro e dall’aumento del prezzo del petrolio.

Roth afferma che la ripresa economica elvetica è rallentata ma rimane fiducioso sulla continuazione della crescita.

L’intervistato ritiene la Svizzera particolarmente dipendente dai dubbi e dalla fiducia degli investitori.

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