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La cassetta postale sta soppiantando l’urna

Da quando si può votare per corrispondenza i seggi elettorali sono sempre più deserti Keystone

Gli svizzeri, chiamati quattro volte l'anno a esprimersi su temi di politica federale, votano sempre più per corrispondenza. E ora, per la prima volta, hanno potuto farlo anche i ticinesi senza particolari formalità.

In quattro comuni ginevrini, gli elettori hanno addirittura potuto votare via internet.

C’è molta attesa, in Svizzera, per le votazioni di questa fine di settimana. E non soltanto per l’esito dello scrutinio sui quattro temi federali, tutti caratterizzati da un’alta carica emotiva.

Gli osservatori seguiranno con attenzione anche i risultati del voto in quattro comuni del canton Ginevra, dove gli elettori hanno potuto esprimersi via internet su temi di portata nazionale. Una prima mondiale, addirittura, a sentire i promotori del progetto.

Sull’altro fronte, una prima cantonale: il Ticino, fanalino di coda della confederazione in fatto di voto per corrispondenza, ha finalmente deciso di spedire tutto il materiale di voto, scheda e tessera d’identificazione comprese, a casa degli elettori. I quali hanno potuto liberamente decidere se recarsi alle urne oppure… alla posta.

Paura dei galoppini

Finora, i ticinesi che volevano votare per corrispondenza sul piano federale, come permesso dalla legge, dovevano rivolgersi direttamente alla cancelleria del governo di Bellinzona. «Mentre per le votazioni cantonali o comunali», spiega Maria Guidotti, responsabile dell’Ufficio votazioni ed elezioni, «questo diritto è tuttora riservato soltanto a persone che per ragioni gravi – degenza, detenzione, servizio militare o civile – non possono recarsi alle urne».

E questo perché nel cantone a sud delle Alpi c’era una certa reticenza a distribuire il materiale di voto nelle case degli elettori. «Si aveva paura dei galoppini», dichiara Maria Guidotti, «di quegli esponenti di partiti che andavano in casa degli elettori a compilare le schede, o perlomeno a influenzarne le scelte».

Forse anche per questo, il popolo ticinese aveva nettamente bocciato nel 1995 la modifica della legge cantonale sull’esercizio dei diritti politici, che avrebbe introdotto il voto per corrispondenza generalizzato a tutti i livelli.

Ora, però, viste le esperienze in tutti gli altri cantoni, anche il governo ticinese ha deciso di andare incontro al desiderio di numerosi cittadini, di poter votare comodamente da casa. «E a seconda di come si svolgerà lo scrutinio di domenica, è possibile che il voto per corrispondenza venga poi esteso anche ai temi cantonali. Il consiglio di stato ticinese», conclude Maria Guidotti, «sta già elaborando una proposta in tal senso».

Partecipazione in aumento

In altre parti del paese, gli elettori possono approfittare già da tempo del voto per corrispondenza generalizzato su temi federali. Fin dagli anni ’90, i cittadini dei cantoni più urbani, come Basilea o Ginevra, si sono abituati a votare per posta, e ora sono meno del 10 percento i votanti che ancora si recano alle urne.

Ma anche certi cantoni rurali, come Uri, Obvaldo e Nidvaldo, hanno oramai raggiunto livelli attorno all’80 – 90% di elettori che preferiscono votare per posta. E la tendenza è uguale in tutta la Svizzera: nel 1998 oltre la metà dei votanti si recava ancora alle urne, mentre oggi, secondo uno studio dell’Istituto GFS, sono meno del 30%.

Ma nonostante la comodità del voto per corrispondenza, il tasso di partecipazione non è salito di molto. Sull’insieme del corpo elettorale svizzero si riscontra un aumento medio del 5 %, precisa il professor Pascal Sciarini, dell’Istituto di alti studi in amministrazione pubblica (IDHEAP).

«Perché non è il fatto di doversi recare all’urna che trattiene gli astensionisti», spiega il politologo, «ma è piuttosto la mancanza di competenza e di interesse per la politica, e la poca fiducia nei politici. Qualunque cosa si faccia, ci sarà sempre un 20% di elettori che non si lasceranno mai convincere a votare».

Arriva l’e-voting


Nemmeno l’introduzione del voto elettronico riuscirà a cambiare radicalmente certe abitudini, sostiene Sciarini. Che però è curioso di vedere come avranno reagito i 22’000 elettori di quattro comuni del canton Ginevra – Anières, Carouge, Cologny e Meyrin – che hanno avuto la possibilità di esprimersi via internet sui quattro temi federali in votazione.

A livello federale, questa prima ha però soltanto valore di esperimento. Sebbene i cantoni di Ginevra e Zurigo vorrebbero introdurre quanto prima il voto elettronico, Berna non vuole correre rischi e porta avanti il suo progetto di e-voting con la dovuta prudenza. E ha tra l’altro incaricato l’istituto GFS di studiare il potenziale del voto elettronico, per appurarne i rischi, i difetti e, non da ultimo, il grado di accettazione popolare.

Per il professor Sciarini, sul piano della partecipazione non bisogna però aspettarsi troppo dal voto via internet, «che potrà sì contribuire a un leggero aumento del tasso di partecipazione, ma non riuscirà a convincere il 20 % di elettori recalcitranti che non votano mai».

E in ogni modo, aggiunge il politologo, quel che conta non è di poter votare per internet. Bisognerà piuttosto vedere se la nuova tecnologia permetterà di intensificare la campagna elettorale, la comunicazione politica e il dibattito pubblico: «quello sì che sarebbe un passo avanti».

swissinfo, Fabio Mariani

In Svizzera, il 30% degli elettori vota a ogni occasione.
Il 20% non vota mai.
Il tasso di partecipazione varia normalmente dal 30 al 70%, in funzione dei votanti selettivi.

Dopo un calo continuo dagli inizi del novecento, dopo gli anni ’70 il tasso di partecipazione non è più diminuito nella media.

Nelle votazioni federali, la partecipazione può variare dal 30 al 70%, a seconda dei temi in votazione e della portata della campagna elettorale.

Il voto per corrispondenza, introdotto negli anni ’90, ha provocato un aumento medio della partecipazione del 5%.

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