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La causa della diaspora elvetica avanza

Micheline Calmy-Rey al Congresso degli svizzeri dell'estero a San Gallo Philipp Zinniker (ASO)

"La Quinta Svizzera conta": lo ha assicurato la ministra degli esteri Micheline Calmy-Rey al Congresso degli svizzeri all'estero, sabato a San Gallo, rallegrandosi che ci si stia avviando verso una legge specifica nella quale ancorare anche la rappresentanza della diaspora.

Attualmente sono quasi 700mila gli svizzeri residenti fuori dai confini nazionali che sono immatricolati nelle rappresentanze elvetiche all’estero. Un numero di persone pari al 10% della popolazione svizzera e che corrisponde più o meno a quello degli abitanti dei cantoni Ticino, Neuchâtel e Basilea Città messi insieme.

Tre cantoni che in totale dispongono di 23 rappresentanti nel parlamento svizzero: 5 alla Camera dei Cantoni e 18 a quella del popolo. La Quinta Svizzera, invece, non ne ha alcuno. “È una debolezza che la forza dei 700mila espatriati non sia rappresentata a Berna”, ha commentato, sabato all’88° Congresso degli svizzeri all’estero a San Gallo, il senatore ticinese Filippo Lombardi.

Si tratta di una situazione che scontenta gli espatriati, i quali da anni reclamano il diritto di avere una loro rappresentanza politica a Berna. Fallito il tentativo di creare una circoscrizione elettorale con uno statuto di “27° cantone”, la diaspora ha ora imboccato un’altra strada per rafforzare la propria presenza nella politica della Confederazione: quella di eleggere direttamente con voto universale, e non più per cooptazione, il Consiglio degli svizzeri all’estero (CSE), in modo da legittimarne il mandato di rappresentante a Berna.

Si cammina su un terreno d’intesa

Prima di giungere a questo stadio ci vorranno ancora alcuni anni, ma il principio è stato adottato venerdì dallo stesso CSE e costituisce un passo fondamentale per coinvolgere maggiormente questo organismo nelle decisioni politiche federali. Un passo applaudito sabato da Micheline Calmy-Rey, nel discorso dinanzi ai circa 300 svizzeri all’estero, convenuti a San Gallo per la tradizionale assemblea plenaria annuale.

La ministra degli affari esteri ha espresso soddisfazione anche per il clima di collaborazione instauratosi fra l’Organizzazione degli svizzeri all’estero (OSE), il gruppo parlamentare Svizzeri all’estero e il gruppo di lavoro interdipartimentale della Confederazione che ha esaminato l’opportunità di una legge ad hoc sugli espatriati.

Assicurando ai connazionali all’estero che i loro interessi sono al centro delle sue preoccupazioni, Micheline Calmy-Rey ha rilevato la loro importanza nella costruzione “di ponti tra la patria e le terre in cui hanno eletto domicilio” e li ha definiti “un valore aggiunto” per la Confederazione.

Lodi agli espatriati per il loro ruolo di ambasciatori della Svizzera nel mondo e per l’arricchimento culturale, commerciale ed economico che portano alla Confederazione sono state espresse all’unisono dai cinque giovani deputati nazionali, rappresentanti i cinque più grandi partiti del paese, nel corso di una tavola rotonda.

Il democratico di centro (destra conservatrice) Lukas Reimann, la socialista Ada Marra, la liberale radicale Christa Markwalder, la popolare democratica Barbara Schmid-Federer e il verde Antonio Hodgers sono stati unanimi anche nel rilevare che già oggi l’OSE svolge un ottimo lavoro di lobbing a Berna e che è costantemente presente.

Coinvolgere i giovani

D’altra parte hanno però riconosciuto che gli espatriati sono ancora sovente trascurati dalle autorità politiche e che vi sono ancora grossi problemi da risolvere. Antonio Hodgers ha citato anche delle riduzioni di prestazioni destinate alla Quinta Svizzera, legate alle misure di risparmio.

I cinque deputati hanno quindi elogiato la soluzione di far eleggere il CSE direttamente dagli espatriati iscritti sui registri elettorali nelle rappresentanze elvetiche all’estero e di integrarlo nei processi politici della Confederazione. “Si tratta di una soluzione creativa”, ha osservato Christa Markwalder.

Ma se in generale sabato a San Gallo si respirava un’aria di fiducia, Ada Marra ha anche voluto mettere in guardia contro le illusioni. Non bisogna credere che tutte le rivendicazioni formulate dal CSE saranno riprese dal parlamento nella Legge sugli svizzeri all’estero: “su questo è meglio essere in chiaro sin d’ora”, ha rilevato.

I giovani parlamentari hanno comunque espresso l’auspicio che con le nuove generazioni, le cose si smuovano. Una fiducia nelle capacità delle nuove leve a trovare alternative per una valida rappresentazione politica degli espatriati, che Micheline Calmy-Rey ha riposto nei giovani svizzeri all’estero. “Forse loro avranno idee innovative”, ha detto.

Una cosa è certa: la Quinta Svizzera guarda al futuro. E la sua causa avanza, ha rilevato con soddisfazione il presidente dell’OSE Jacques-Simon Eggly. Un progresso che va nell’interesse di tutti gli svizzeri, dentro e fuori dai confini nazionali. Perché “soltanto uniti siamo forti”, aveva avvertito la presidente della Confederazione Doris Leuthard nel discorso per la festa nazionale del primo agosto, pronunciato in Ticino. Ed è in Ticino che gli svizzeri all’estero si sono dati appuntamento per il congresso dell’anno prossimo. Tema: la democrazia.

Sonia Fenazzi, San Gallo, swissinfo.ch

Fondata nel 1916, l’Organizzazione degli svizzeri all’estero (OSE) rappresenta in Svizzera gli interessi degli espatriati ed è riconosciuta dalle autorità come portavoce della Quinta Svizzera.

Il Consiglio degli svizzeri all’estero (CSE) è considerato il parlamento della Quinta Svizzera. Tiene due sedute all’anno: una in primavera, l’altra in estate in occasione del Congresso annuale degli svizzeri all’estero.

Il Congresso degli svizzeri all’estero è la riunione annuale nella Confederazione degli espatriati. I partecipanti dibattono su un tema prestabilito, si aggiornano sull’attualità svizzera, si scambiano informazioni e si incontrano con autorità elvetiche. Visite e animazioni completano il programma.

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